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Roberta De Rossi
Fontego dei Tedeschi, al Comune 6 milioni e aree non commerciali
17 Dicembre 2011
Vivere a Venezia
Boccone dopo boccone, prosegue la svendita degli spazi pubblici di una Venezia sempre più Benettown.La Nuova Venezia, 17 dicembre 2011, con postilla

Fontego dei Tedeschi, si tratta ad oltranza, per chiudere l’intesa entro fine anno. Anche ieri, oltre tre ore di confronto tra il Comune (schierato con il vicedirettore generale Bassetto e gli assessori Maggioni, Micelli, Filippini) e legali e tecnici della famiglia Benetton: c’è intesa di massima, ma ora si tratta di mettere nero su bianco la convenzione, gli spazi che resteranno ad uso pubblico nella piena disponibilità del Comune e il corrispettivo in milioni di euro per il cambio di destinazione d’uso da uffici pubblici a commercio. Naturalmente è il quantum oggetto del discutere, ma non solo: il Comune deve anche garantirsi la disponibilità «reale e garantita, nei secoli a venire degli spazi pubblici», come la spiega il vicedirettore generale Bassetto, «perché non si tratta di una semplice servitù, ma di un libero utilizzo di spazi liberi dalle attività commerciali da parte del Comune». In maniera informale - ufficialmente nessuno parla di soldi - il Comune ha valutato l’intera trattativa 10 milioni di euro e non intende andare sotto i 6 cash insieme al mantenimento ad uso pubblico di tutti gli spazi non commerciali. Soluzione di massima sulla quale, alla fine, anche Edizione Property pare convergere. «Di soldi non abbiamo parlato nel dettaglio», commenta l’assessore ai Lavori pubblici Alessandro Maggioni, «ma la proprietà sa che il Comune chiede che tutti gli spazi non a uso commerciale - cortile, corridoi, bagni e quant’altro - restino a standard pubblico». Niente più muro-contro-muro, toni costruttivi. «Abbiamo avuto tre ore di lavoro fitto sulla bozza di convenzione e questo fa piacere perché dimostra l’interesse di entrambe le parti a chiudere l’intesa», commenta la dottoressa Valentina Zanatta, portavoce di Edizioni Property, che però non si sbilancia sul merito dei punti ancora irrisolti, «sull’uso pubblico degli spazi non commerciali non c’è nessun problema. Restano da definire un paio di punti e non si tratta solo del valore economico del cambio di standard. Ma vogliamo tutti chiudere l’intesa entro fine anno. Noi siamo già pronti con tutti i lavori di consolidamento e restauro che non comportano cambi d’uso, come quelli sulle facciate già cantierabili: ma, l’azienda ha deciso di non fare ulteriori investimenti sul palazzo prima di avere firmato la convenzione». A Ca’ Farsetti sono giorni frenetici per Patrimonio e Bilancio. In attesa della conclusione temporale della procedura di evidenza pubblica per Ca’ Corner della Regina, si è già organizzata la vendita certa (in assenza di rilanci) al gruppo Prada, che ha fatto un’offerta irrevocabile per 40 milioni. Già in calendario il 29 dicembre il Consiglio comunale per le varianti urbanistiche definitive e il 30 appuntamento fissato dal notaio.

Postilla

Prosegue senza sosta la vasta operazione di colonizzazione degli spazi della città ad opera dei saccheggiatori/benefattori dei beni comuni e dei patrimoni pubblici. Già se ne era parlato sulla stampa locale, e già nel l fortunato libriccino di Paola Somma, Benettown, settimo della collana Occhi aperti su Venezia dell’editore Corte del fòntego se ne erano comprese le vicende e la sottesa strategia. Al lettore non veneziano potrà essere utile sapere alcune cose sull’oggetto dell’operazione. Il Fontego dei Tedeschi era, dagli inizi del XII secolo l’antico quartier generale dei mercanti tedeschi: depositi e magazzino, residenza, uffici e servizi riempivano gi spazi del grande edificio a corte, sul Canal Grande a Rivo Alto, dov’era l’antico porto della Repubblica Serenissima, accanto al famoso Ponte. Da alcuni decenni il Fontego era l’edificio centrale delle Poste: un grade e frequentatissimo spazio pubblico, in uno dei centri nevralgici della città. Dal 2008 se ne era impadronito la multinazionale di Treviso, per 58 milioni di euro.

Diventerà un grande centro commerciale (“megastore”). Anche per questo edificio, come per gli altri che ne hanno preceduto e che ne seguiranno il trasferimento dal pubblico al privato, il comune provvederà alle necessarie varianti urbanistiche. Certo, afferma uno degli assessori “competenti”, «il Comune chiede che tutti gli spazi non a uso commerciale - cortile, corridoi, bagni e quant’altro - restino a standard pubblico»; anche i clienti dei negozi di Benetton e soci fanno pipì.

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