«Il fiscal compact ha sottratto agli stati, con la potestà finanziaria e di bilancio, il potere di provvedere alla garanzia dei diritti costituzionali di ultima generazione, quelli sociali. Una conquista di civiltà giuridica, politica e sociale è stata rinnegata. Va riaffermata».
Il manifesto, 28 marzo.2014
Pare che, con la sua ambiziosa baldanza, Renzi non sia riuscito a convincere la signora Merkel dell’anacronismo dei divieti contenuti nei Trattati europei e della possibilità di attenuarne il rigore.
Evidentemente le tecniche comunicatorie del Presidente del Consiglio in carica hanno un limite di efficacia che non supera l’ambito delle primarie. Il che la dice lunga sulla serietà di tali pratiche ma anche sulla durezza del capitalismo canonizzato dal neoliberismo nei Trattati Ue.
La signora Merkel, infatti, rispondendo a Renzi che la rassicurava sul rispetto del divieto di oltrepassare il 3 per cento del rapporto deficit-Pil, gli ha ricordato che non era l’unica norma da rispettare ed alludeva, con ogni probabilità, all’obbligo di ridurre il debito, come prescrive l’articolo 4 del fiscal compact. Obbligo quanto mai gravoso visto che implica un taglio della spesa pubblica di rilevantissima entità, a partire dal 2015 (30–50 miliardi) a meno che il Pil non aumenti del 3 per cento, obiettivo francamente mirabolante.
Che fare? Il rapporto di sudditanza della politica, del diritto, della civiltà umana all’economia neoliberista va rovesciato con urgenza assoluta. Opponendo i diritti ai profitti e riaffermandone la sovranità. Le ricadute che ne seguiranno potranno essere solo virtuose. Due anni fa, (il manifesto, 18.4.2012), avanzai una proposta. La ripropongo attualizzandola. È quella di un disegno di legge costituzionale di iniziativa popolare diretto ad integrare l’articolo 81 della Costituzione, proprio quello che su ukase delle autorità europee, col fiscal compact, recepisce l’imperativo del pareggio. Integrare, tale articolo, con una norma, quella per cui, nel bilancio dello Stato, siano destinate risorse pari alla media della spesa sociale procapite dei tre paesi più sviluppati dell’Unione europea al fine di assicurare il godimento dei diritti riconosciuti dagli articoli 32 (diritto alla salute) 33–34 (all’istruzione) e 38 (assistenza e previdenza sociale).
Il fiscal compact ha sottratto agli stati, con la potestà finanziaria e di bilancio, il potere di provvedere alla garanzia dei diritti costituzionali di ultima generazione, quelli sociali. Una conquista di civiltà giuridica, politica e sociale è stata rinnegata. Va riaffermata. Nel secondo dopoguerra si pose come vanto ed emblema dell’Europa prima che la offrissero alla rapina del capitalismo finanziario. Potrà contribuire a costruire una Europa diversa, quella dei diritti e della democrazia.
Se in tanti, proprio in tanti, le cittadine e i cittadini di questa Repubblica si uniranno nel proporre al Parlamento di deliberare su tale proposta, sarà difficile ai feticisti del neoliberalismo imporre il rifiuto di assicurare diritti, di difendere le conquiste di libertà e di dignità umana sancite nella Costituzione repubblicana. Proviamoci.