Le province di Roma, Milano, Torino spariranno. Le loro competenze saranno riassorbite dalle Città metropolitane, nuovi enti che si assumeranno responsabilità finora confuse e sovrapposte. È una delle novità più macroscopiche di quello che si chiamerà il Nuovo codice degli enti locali. La prima grande legge di riassetto dei rapporti tra diversi livelli di governo, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, che l'Esecutivo si appresta a varare. Nel quadro di un disegno più complessivo di svecchiamento dello Stato.
STATO PIÙ LEGGERO
Un pacchetto di riforme in arrivo in Parlamento che tende a quella flessibilità a geometria variabile, reclamata sul Corriere della Sera da Roberto Formigoni. E prevede al primo punto, come annunciato ieri dal Sole 24 ore, un ddl sul federalismo fiscale, con fondo perequativo per garantire il riequilibrio del gettito tra diverse regioni e l'avvio di definizioni di standard di spesa e di efficienza. Quindi un ddl sull'unificazione delle conferenze tra Stato e autonomie locali e uno per la riforma dei servizi pubblici locali. Puntando a riformare, con legge costituzionale, lo stesso Titolo V per riportare grandi opere ed energia sotto la competenza dello Stato.
IL CODICE
Il nuovo codice riscriverà da zero le competenze degli enti locali. Nasceranno le città metropolitane. Certe Roma, Milano, Torino e forse Napoli. Le relative province spariranno in un riassetto che ne rimpiegherà il personale. Uno statuto a parte avrà Roma Capitale. Potenziata l'attenzione alle patologie istituzionali e finanziarie degli enti locali. Per infiltrazione mafiosa potranno essere commissariati non solo organi di governo, ma anche strutture amministrative: come le direzioni degli appalti. A verificare la salute delle casse degli enti locali potrebbero essere valutatori indipendenti. Per scoraggiare il dissesto si pensa a incentivare chi si aggrega.
LA RETE
Per dare nuova linfa alle istituzioni verrà utilizzata la rete capillare delle prefetture, che fungerà anche da sensore economico e sociale. Il sottosegretario al Viminale, Alessandro Pajno, sintetizza: «Le prefetture devono diventare il front-office istituzionale del cittadino». L'idea è far nascere una serie di sportelli unici. Simili a quelli per gli immigrati. Dove, su input delle prefetture, le amministrazioni diano al cittadino l'accesso a servizi diversi in un'unica sede. «Il rinnovamento — spiega Pajno — deve partire da qui: garantire che in questo sistema complesso decisioni pubbliche e responsabilità vengano adottate con celerità».