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Alberto Vitucci
Fassino, Venezia e il Mose «Decideremo insieme a voi»
25 Marzo 2006
MoSE
Parole chiare. Si spera definitive, e premiate dal risultato elettorale. Da la Nuova Venezia del 25 marzo 2006

VENEZIA. «Ogni decisione sul futuro di Venezia non potrà essere presa nei palazzi romani, ma in pieno accordo con la città e gli enti locali». Tra gli applausi della platea e del sindaco Massimo Cacciari, seduto accanto a lui, il segretario nazionale dei Ds Piero Fassino annuncia la svolta sulla salvaguardia. Rilancia il Partito democratico e promette investimenti pubblici per la chimica di qualità e il rilancio di Marghera.

«Il nuovo governo, scandisce, «si impegna ad agire in piena intesa con la città sulle grandi questioni. E a istituire una sede permanente di confronto. Il Mose va gestito con gradualità e reversibilità, applicando il principio di precauzione. Perché non sappiamo quali saranno le conseguenze di quei lavori».

Era quello che Cacciari e il centrosinistra veneziano volevano sentirsi dire. «Un discorso molto serio», commenta alla fine il sindaco filosofo, «Fassino ha accolto la nostra proposta di un patto sulla città».

Il tour veneto del numero uno della Quercia approda in laguna. I toni sono molto contenuti, le grida della campagna elettorale sembrano lontane mille miglia. Fassino ascolta con pazienza l’appassionata prolusione del sindaco. «Chiedo che il prossimo governo riconosca la centralità di Venezia», attacca Cacciari, «perché in questa città si affrontano problemi di carattere nazionale e internazionale». La chimica. «Marghera è la più grande area industriale d’Europa», continua il sindaco, «800 ettari, 4 volte Bagnoli. Una partita colossale sul riuso che non possiamo perdere». La cultura e il turismo. «Intollerabili i tagli alla Biennale, la prima mostra d’arte del mondo, e la disattenzione per l’industria della cultura e del turismo, la prima del Paese». La salvaguardia. «Intanto vorrei capire se sono il sindaco di Venezia intera o solo delle terre emerse», dice il primo cittadino. Un invito a modificare norme statali che affidano l’autorità sulle acque veneziane al Magistrato alle Acque, al Porto, all’aeroporto, limitando le competenze del Comune.

Infine il Mose. All’ingresso i comitati consegnano a Fassino la maglietta e il dossier «No Mose» presentato due giorni fa al Parlamento europeo con le 12 mila firme che chiedono di fermare l’opera. Cacciari spiega il lavoro fatto dai suoi tecnici, consegna a Fassino il rapporto finale e l’ordine del giorno approvato dalla giunta all’unanimità. «Noi riteniamo che quest’opera vada risdiscussa e vadano valutate le alternative. Non per perdere tempo, perché quello che si è fatto fino ad oggi può essere riutilizzato». «Hanno fatto tutto bypassando le autorizzazioni comunali», continua, «alla faccia delle autonomie, non hanno rispettato le leggi speciali che parlano della sperimentazione e di reversibilità». Guarda l’ex avversario Casson, seduto in prima fila e ride: «Hanno aperto i cantieri e fatto certe cose che se le avessi fatte io... Felice no perché non può più, ma qualche magistrato... me la sarei vista brutta».

Tocca a Fassino. «La mia intesa con il sindaco è totale», dice, «naturalmente un sindaco che dovrà governare anche sull’acqua e non solo sulle terre emerse». Ribadisce l’impegno ad aprire un «tavolo di concertazione permanente sul Mose e sulla chimica. Si cambia rotta anche sulla salvaguardia: «Per Berlusconi esiste il Mose e basta», dice, «noi ci impegniamo a garantire i finanziamenti per la città, per il rilancio di Marghera, lo scavo dei rii, le infrastrutture e i restauri». «La priorità del centrosinistra», dice Fassino, «è quella di rilanciare la portualità e le autostrade del mare. La via della Seta di questo secolo è il Mediterraneo», dice «e l’Italia è un gigantesco molo in mezzo al Mare, dovrà essere la porta di tutto ciò che arriva da lontano. Poi c’è il turismo, 50 milioni di cinesi che arriveranno tra poco in Italia. Anche qui Venezia è un punto d’arrivo, un luogo di interesse nazionale. Per noi sarà la leva di una nuova politica culturale che puà portare ricchezza e fare sistema».

Infine il Partito democratico. Anche qui Cacciari e Fassino sono in piena sintonia. Fassino ricorda che nel 1990 proprio in laguna ci fu la prima esperienza di lista aperta con il filosofo (Pci-Il Ponte), adesso diventata l’Ulivo e in prospettiva il Partito democratico. «Sarà la casa comune dei riformisti italiani», conclude tra gli applausi, «ce n’è bisogno per riscattare cinque anni fallimentari di governo del centrodestra».

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