L'elenco potrebbe allungarsi parecchio, da entrambi i lati. Il discrimine non è nell'etica, ma nella logica stessa del sistema; chiamalo, se vuoi, capitalismo.
La Repubblica, 26 maggio 2013
Garantirsi una cella de luxe, trattamento a cinque stelle in carcere: 82 dollari a notte. Uccidere un rinoceronte nero, specie rarissima in via di estinzione: 150mila dollari. Sfrecciare in macchina da solo, nell’ora di punta, nella corsia riservata a chi si sposta in gruppo con il car pooling: 8 dollari. Affittare un utero per portare a termine una gravidanza conto terzi: 6.250 dollari. Nello scenario del Festival dell’Economia di Trento, Michael Sandel, docente di Filosofia politica ad Harvard, inserisce la provocazione di un prezzario secco delle mirabolanti offerte del libero mercato, un catalogo articolato contenuto nel suo ultimo libro.
Per la verità, se si fosse attenuto al titolo che recita Quello che i soldi non possono comprare, il volume sarebbe stato molto esile: se siamo nominati giurati di un processo non possiamo ingaggiare qualcuno per prendere il nostro posto; non possiamo vendere il voto (almeno non ufficialmente). L’elenco dei divieti citati, più o meno, finisce qui. Ma se questi sono i paletti che ancora difendono il territorio un tempo ampio dei diritti inalienabili, qualche decennio di ultraliberismo ha fatto miracoli nell’aggiungere scomparti al supermercato dei diritti in vendita.
Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Per soli 39 dollari la United Airlines offre la possibilità di azzerare l’etica della fila passando davanti agli altri ai controlli di sicurezza. Scandaloso? In fondo è una semplice estensione di un privilegio concesso a chi compra un biglietto di prima classe. E nessuno si turba se una lavanderia fa pagare un extra per un servizio più rapido. Ma se, a Washington, i posti riservati al pubblico nelle audizioni del Congresso vengono accaparrati da senzatetto che passano giorni in fila per poi vendere ai lobbisti il diritto a confrontarsi con il potere legislativo? È ancora un’applicazione del libero mercato che ottimizza l’allocazione di un bene assegnandolo a chi dimostra con il denaro un maggior interesse, o si incrina il diritto dei cittadini alla partecipazione alla politica? È giusto che un posto alla messa con papa Benedetto XVI, per la prima volta negli Stati Uniti, sia stato pagato 200 dollari, o il bagarinaggio, nato su biglietti distribuiti gratuitamente, confligge con il valore dell’evento e lo mortifica? È giusto creare un mercato di futures sulla durata in vita dei malati di Aids con scommesse continuamente rinegoziate, o esistono campi in cui le speculazioni non sono accettabili?
È giusto che un’azienda guadagni centinaia di migliaia di dollari dalla morte di un dipendente perché ha stipulato un’assicurazione sulla sua vita senza comunicarlo al diretto interessato ? O in questo caso, al di là del giudizio etico, si configura un incentivo perverso a risparmiare sulle misure di sicurezza?
La domanda al momento non ha risposta ufficiale. Quella pratica viene dalle cronache: dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre alcuni dei primi pagamenti delle polizze sulla vita non andarono alle famiglie delle vittime ma ai loro datori di lavoro.