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Anna Sandri
Estate 2011 Venezia sull’orlo di una crisi di folla
27 Luglio 2011
Vivere a Venezia
La città più bella e più vivibile del mondo trasformata nella peggiore, grazie a una politica locale dissipatrice di un millennio di storia perché asservita ai più miopi interessi economici. La Stampa, 26 luglio 2011, con link

La sensazione che qualcosa di irreparabile fosse accaduto si è fatta sentire, come un brivido, alle 15.26 di un normale lunedì di luglio, l’altro ieri, quando la polizia municipale di Venezia ha diffuso un comunicato: arrivare in città in auto, da Piazzale Roma, non era più possibile.

Tutto ingolfato, tutto intasato, parcheggi esauriti e code lunghissime sul Ponte della Libertà; se proprio ci si doveva andare, era opportuno usare il treno. Il che, naturalmente, si portava dietro un’ironia grottesca visto che erano del giorno prima le immagini dei bivacchi di centinaia di turisti sugli scalini della stazione di Santa Lucia, bloccati per l’onda lunga del disastro della Tiburtina.

Quando gira male, gira male: e sarà anche vero che Piazzale Roma sparge sale sulle ferite perché ci sono imponenti lavori in corso e il caos è continuo (si obietterà che non è un gran momento per aprire cantieri, ma a Venezia non c’è un momento migliore di un altro), ma la sensazione, quella che mette i brividi, è che si sia arrivati al punto di rottura. Venezia non ha vie di fuga né ammortizzatori, comincia da una parte e dall’altra finisce; oltre (da una parte e dall’altra) puoi solo buttarti in canale. Tutti, troppi, non ci si sta.

A seconda di come la si guardi, l’immagine che Venezia in questi giorni offre è quella di una città ingorda, che prende tutto quel che c’è da prendere, e più gente arriva meglio è così è più facile vendere le bottiglie d’acqua minerale a 4 euro; oppure, è quella della città divorata da un turismo non «mal gestito» ma abbandonato a se stesso, senza programmazione e senza lungimiranza.

Se mai il turismo qui è stata voce in perdita, cosa è accaduto per peggiorare in modo tanto evidente una situazione già al limite? I veneziani hanno la loro risposta: costretti a convivere, fiato su fiato e sudore su sudore, con le masse che vagano da Rialto a San Marco e da San Marco a Rialto, ascoltano i nuovi idiomi dei nuovi turisti: a tutti quelli che già c’erano (sottratti solo un po’ di giapponesi che hanno i loro problemi e diradano le visite e di americani che non se la passano benissimo, e aspettando i turchi, che si annunciano tra una o due stagioni) si sono aggiunti i brasiliani e i russi, i nuovi ricchi del pianeta che arrivano pieni di soldi e totalmente impreparati a quello che troveranno: come cinesi e indiani, la grande novità delle ultime stagioni, ignorano ad esempio che un ponte non è un belvedere sul quale sostare e dal quale scattare foto. È, semplicemente, il modo più asciutto per passare un canale e dunque camminare per la città. Ingorghi, nervosismo, insulti sono ormai all’ordine del giorno: chi vive, o tenta di sopravvivere, a Venezia e non è direttamente interessato alla vendita di paccottiglia, kebab e acqua minerale, non ce la fa più.

E non ce la fa più Venezia: il Ponte di Rialto perde i pezzi. Nell’ultimo fine settimana è stato transennato due volte. Sabato perché un po’ di pioggia aveva trasformato i gradini di marmo ormai consumati in una trappola scivolosa e i turisti volavano come trapezisti maldestri; domenica perché - passa che ti ripassa un masegno del ponte ha ceduto e si è aperto un buco.

Le prime transenne le hanno spostare gli stessi turisti: i gradini gli servivano per mettersi comodi a farsi il panino. Probabilmente c’era il tutto esaurito sugli altri gradini, quelli delle Procuratie a San Marco, Basilica mortificata tra maxi pubblicità, turisti che danno da mangiare ai piccioni sotto i cartelli che vietano di dare da mangiare ai piccioni, e il megapalco per i concerti. Il sindaco Giorgio Orsoni aveva detto: non più di uno; infatti saranno cinque, e il palco troneggia offendendo una delle piazze più belle al mondo.

Questa è Venezia, dove la soluzione all’invivibile sono - da ieri - gli accessi separati ai vaporetti per turisti e residenti, ma solo su una linea e sul solo pontile di Rialto, e per un orario limitato. Serve a placare i nervi dei residenti, quotidianamente contusi dagli zaini di viaggiatori svagati. Visti gli accessi limitati, magari i turisti sceglieranno di andare a piedi. Causa prezzi esorbitanti dei biglietti, in tanti lo fanno già, trascinando milioni di trolley sui delicati masegni, intasando ancora di più le calli. E se si stancano, la soluzione è sotto gli occhi di tutti: piedi in canale, in fondo è solo Venezia, che sarà mai.

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