Le grandi città hanno perso anche questa volta. In testa alla classifica di Ecosistema urbano 2010 l'annuale ricerca di Legambiente sulla sostenibilità delle nostre città, c'è infatti un centro che ha meno di 40mila abitanti: Belluno. Il capoluogo veneto, secondo nella scorsa edizione, strappa a Verbania il gradino più alto del podio e vince la palma di comune più virtuoso d'Italia. Ma a fare notizia non è tanto questa (prevedibile) vittoria, quanto l'inesorabile sconfitta delle metropoli. E' quasi assordante il tonfo di Roma, passata dal 62esimo al 75esimo posto per via del traffico scriteriato e superata da Milano, che pure perde 17 posizioni e cade dal 46esimo al 63esimo piazzamento. Piccoli progressi solo per Torino, che è 74esima (era 77esima l'anno passato), perché migliora leggermente nelle medie del PM10 e dell'ozono e risale, anche se di poco, nei settori del trasporto pubblico, dei consumi idrici e dei rifiuti, sia nella produzione che nella raccolta differenziata dove arriva al 42%. Drammatica, poi, la situazione delle grandi città del Sud. Napoli, Palermo e Catania soccombono sotto cumuli di rifiuti e scontano forti carenze nel trasporto pubblico. Per questo occupano il fondo della classifica, posizionandosi rispettivamente al 96esimo, 101esimo e 103esimo e ultimo posto.
La scelta dei parametri
La graduatoria finale della qualità ecologica dei 103 capoluoghi di provincia italiani - giunta alla diciassettesima edizione e stilata in collaborazione con il centro studi Ambiente Italia e il Sole 24 Ore - è il risultato dell'incrocio di oltre 125 mila dati ricavati da informazioni e statistiche riferite a ben 125 parametri che vanno dall'affidabilità del trasporto urbano alla superficie verde per abitante, dall'efficienza del sistema idrico alla qualità dell'aria, dai chilometri di piste ciclabili alla quantità di acque reflue depurate, dalla diffusione delle energie rinnovabili alla gestione dei rifiuti e alla loro raccolta differenziata.
Il declino della capitale
Tutti aspetti della buona amministrazione sui quali la giunta di Gianni Alemanno nel 2009, l'anno fotografato dalla ricerca, ha evidentemente ottenuto risultati peggiori di quella precedente. Milano batte Roma sul piano della mobilità urbana e dell'offerta di trasporti pubblici: i romani patiscono ogni giorno gli effetti dannosi di un traffico senza regole, con centro e periferie invase dalle auto private. A Roma, infatti, circolano 71 automobili ogni 100 abitanti contro le 56 di Milano. Viceversa nel capoluogo lombardo peggiora la qualità dell'aria (45% di polveri sottili PM10 contro il 34,3% di Roma), ma è più alta la percentuale di rifiuti differenziati (35,6% contro il 19,5% di Roma).
Certo, si potrebbe eccepire che è molto più semplice gestire la mobilità nel segno dell'ambiente nei piccoli centri rispetto a grandi città come la capitale, che sfiora i 3 milioni d'abitanti. Ma l'obiezione cade di fronte all'esempio di Londra, la metropoli più popolosa d'Europa (più di 7 milioni di abitanti) che oggi è meno grigia e ingorgata grazie all’introduzione in una vasta area di un pedaggio per le automobili che ha ridotto il traffico del 21%, fatto salire del 6% il numero di passeggeri del trasporto pubblico, portato nelle casse dell’amministrazione comunale un introito di oltre 150 milioni di euro l’anno da reinvestire nella mobilità sostenibile.
"Noi possiamo replicare solo con l’Ecopass milanese - spiega Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente- un esperimento interessante che si è però fermato allo stato embrionale: l’area dove si paga l’accesso è piccolissima, il ticket è basso e a periodi alterni spunta sempre qualcuno che vorrebbe cancellarlo del tutto". Ma il confronto con quanto avviene nel resto d'Europa non si ferma qui. Barcellona non è forse l’eden del trasporto pubblico, ma in pochi anni ha realizzato una rete su ferro che è circa il doppio di quella di Milano, con tempi di esecuzione delle opere dimezzati rispetto a quelli di casa nostra. Parigi ha puntato sul bike sharing piazzando in città centinaia di parcheggi e mettendo a disposizione degli abitanti decine di migliaia di biciclette. Anche a Roma è partito il servizio: qualche centinaio di mezzi e appena 39 cicloposteggi in tutto il territorio comunale.
Tra rimonte e recidive
E’ un’Italia sostanzialmente ferma quella fotografata da Ecosistema urbano 2010. I numeri dei principali comuni capoluogo di provincia dicono infatti che restano al palo le isole pedonali, le zone a traffico limitato e il verde, si conferma scarsamente utilizzato il trasporto pubblico, mentre crescono le immatricolazioni di automobili, frutto dell’ennesima rottamazione promossa dal Governo. Non si muove, o si muove a passo di lumaca, la capacità di depurazione delle acque reflue, così come non diminuiscono nel complesso le perdite delle reti idriche. Crescono raccolta differenziata e le energie rinnovabili. Permane l’emergenza smog anche se le medie del PM10 si abbassano lievemente, mentre crescono quelle dell’ozono. Come lo scorso anno si registra una lieve, contrazione della produzione di rifiuti e dei consumi di carburante.
Tuttavia non si possono non notare quei piccoli movimenti che rendono “mobile” la staticità del Paese. Sono i capoluoghi più piccoli, del Centro, del Nord, del Sud o delle Isole, a fare i movimenti più evidenti, sia in positivo che in negativo. Particolarmente visibili i balzi in avanti di Oristano (22esima, ma 74esima lo scorso anno), Avellino (29esima, era addirittura 80esima), Sondrio (35esima, era 73esima) e Isernia (52esima, era 95esima nella passata edizione), tutte piccole città, che recuperano tra le trentotto (Sondrio) e le cinquantadue (Oristano) posizioni nella graduatoria finale. Merita anche Pordenone, altro piccolo centro, che scalando 29 posti entra nella top ten (è ottava, era 37esima lo scorso anno). Le rimonte di queste città sono frutto di miglioramenti sostanziali nella qualità dell’aria (Pordenone, Isernia, Sondrio, Oristano), nella raccolta differenziata dei rifiuti (Pordenone, Oristano, Avellino, Sondrio e Isernia), nel trasporto pubblico (Avellino), nella depurazione (Avellino, Oristano e Pordenone) o nei consumi idrici (Oristano, Sondrio, Isernia).
La parte alta della classifica resta più che mai appannaggio dei soliti comuni del Centro Nord. Il podio vede premiati gli stessi capoluoghi della scorsa edizione con Verbania, seconda, che cede la prima piazza a Belluno e Parma che si conferma terza, poi Trento che dal sesto posto dello scorso anno sale al quarto posto, Bolzano che invece passa dalla quarta piazza alla quinta di quest’anno. Quindi Siena, sesta (era quinta lo scorso anno), La Spezia, settima (ottava nella passata edizione), Pordenone appunto ottava, Bologna che conferma la nona posizione come nella scorsa edizione e, a chiudere la top ten, Livorno.
Allo stesso modo Il Mezzogiorno resta padrone assoluto del fondo della graduatoria con il record negativo delle siciliane che hanno ben otto capoluoghi tra gli ultimi 20. Maglia nera a Catania, che sprofonda all'ultimo posto (103esimo). Una grande città, che negli ultimi anni è lentamente peggiorata nelle performance ambientali: era infatti 94esima tre edizioni or sono, 101esima due anni fa e già ultima lo scorso anno. Il quadro complessivo ci dice che il capoluogo siculo ha una qualità dell’aria non ottimale, perdite della rete idrica che arrivano al 50%, alti consumi idrici procapite, una depurazione che copre poco più del 20% dell’utenza, un trasporto pubblico scarsamente utilizzato, sempre più auto in circolazione, una elevata produzione di rifiuti, una percentuale ridicola di rifiuti raccolti in maniera differenziata, pochissimi centimetri di suolo urbano destinati a pedoni, ciclisti e ztl e meno di 5 metri quadri di verde per ogni abitante (sono 4,79 mq/abitante). Unica nota positiva è rappresentata dai metri quadrati di solare termico installati su edifici comunali ogni 1.000 abitanti, indice nel quale Catania anche quest’anno si conferma quinta assoluta con 4,77 metri quadrati installati ogni 1.000 abitanti.
Tra gli ultimi venti comuni solo cinque non appartengono a Sud o Isole e solo la ligure Imperia (93esima) rimane a rappresentare il Settentrione. Le altre regioni meridionali presenti nella coda della graduatoria sono Calabria, con 4 città, Campania, Sardegna e Puglia, tutte con un capoluogo tra le ultime. Le laziali Viterbo (84esima), Frosinone (94esima) e Latina (100esima) e la toscana Pistoia (85esima) compongono la rappresentanza in coda del Centro del Paese. Se il Sud rimane dunque inchiodato al fondo classifica, tuttavia tra i primi quaranta capoluoghi ci sono ben cinque città meridionali, due delle quali campane. Ed è interessante notare che la conferma di Salerno (19esima, era 34esima nella passata edizione) e la comparsa di Avellino tra le prime 40 avviene principalmente proprio per un impressionante balzo in avanti nella raccolta differenziata dei rifiuti. Salerno infatti sale al 60,6% di rifiuti raccolti in modo differenziato (era al 45,7% lo scorso anno) e Avellino arriva addirittura al 62,8% (lo scorso anno era appena al 20,2%). Un segno indiscutibile che qualcosa di buono, con fatica, riesce ad emergere anche tra le tante difficoltà del Meridione.