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Sandro Roggio
Ecomostri dissimulati
19 Aprile 2006
Sardegna
Anche le microlesioni, molte e diffuse, provocano danni irreversibili al paesaggio. Da il manifesto, 18 aprile 2006 (m.p.g.)

Gli insediamenti per le vacanze che stanno in contesti naturali, una volta splendidi, sono più o meno fastidiosi a vedersi: dipende dai punti di vista. Il complesso del Bagaglino in terra sarda, Comune di Stintino per l'esattezza, si offre con un'immagine particolarmente insolente, ma contribuisce il punto di vista sfavorevole che lo espone tutto insieme alla vista. E c'è di peggio in altri lidi dove per circostanze favorevoli l'edificato appare con minore evidenza.

Ma in Sardegna non ci sono ecomostri segnalati dalle attente ricerche.

Chi si aspetta di incontrare l'ecomostro abusivo (come il Fuenti in Campania o i grattacieli di Punta Perotti in Puglia) non lo troverà facilmente in Sardegna, almeno con le sembianze ostentate di masse volumetriche emergenti concentrate in un punto. La notevole estensione del perimetro costiero ha favorito per lungo tempo la dissimulazione dell'impatto. Ma ci sono e in grande quantità tanti piccoli mostri nascosti, tutti o quasi realizzati nel rispetto della legge, che godono di una certa indulgenza.

Eppure se si guarda con attenzione si vede il danno grave di tante microlesioni diffuse nel paesaggio e scarsamente percepite. Sequele di piccoli graziosi edifici che sovrastano in lungo e in largo le originarie morfologie e cancellano le testimonianze preziose dell'antica frequentazione umana. Chi ha visto una trentina di anni fa i luoghi dove stanno oggi agglomerati marini noti, stenterà a ritrovare i riferimenti naturali rimasti per tanti anni nella memoria geografica: quei luoghi sono riconoscibili per qualche residuo indizio.

La distanza dal mare è sempre decisiva per la caratterizzazione del danno. I villaggi di più vecchia formazione si riconoscono perché confinano direttamente con la spiaggia o la scogliera (e nei depliant dei venditori questo requisito è stato sempre abilmente enfatizzato).

I complessi più recenti sono più arretrati, ma si proiettano come e quanto possono verso l'acqua. Otre le graziose casette, ci sono le estensioni delle verande e le piscine e i pontili e le barche e una miriade di attrezzi per la balneazione per cui la linea di battigia si confonde in un coacervo semantico che conserva ben poco di naturale. Quando i complessi edilizi si attestano sul fronte più avanzato verso il mare, costituiscono non solo un impedimento alla vista dell'acqua (del limite suggestivo tra terra e mare), ma impediscono l'accesso a spiagge o alla scogliere alle quali l'accesso dovrebbe essere garantito per legge.

Le sbarre si trovano spesso a impedire di arrivare a spiagge, talvolta per via di autorizzazioni comunali rilasciate per ragioni di ordine pubblico e sicurezza per villeggianti altolocati, più spesso si tratta di prevaricazioni che nonostante le proteste restano impunite e si ripresentano ogni estate aumentando di numero. Ma in Sardegna, tranquilli, non ci sono gli ecomostri.

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