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Massimo Serafini
Ecco quel che (non) resta della costa Adriatica
16 Agosto 2011
Articoli del 2011
Dal divertimentificio marchigiano-romagnolo alle nefandezze del Lido di Venezia, commissariato col consenso del Comune e decorato con la bandiera nera. Terra , 14 agosto 2011

Reportage Dalle Marche al golfo di Venezia, tra scempi paesaggistici, idee folli e inquinamento. Il confronto, anche aspro, con le amministrazioni locali e i pescatori in difficoltà per il blocco ittico Spiagge di cemento, il nuovo look della costa Adriatica Quanto pesa l'industria del paesaggio nel calcolo del cosiddetto prodotto interno lordo?

Raggiungo, dalla stazione, il lungomare di Pesaro, felice di imbarcarmi su Goletta Verde ormeggiata nel porto canale. Mentre in lontananza già si intravedono le bandiere gialle di Legambiente, nella mia mente si addensano i ricordi della mia prima visita nella cittadina marchigiana. Era l'agosto di quasi cinquant'anni fa e, per amore di una ragazza, avevo lasciato Ravenna su una lambretta, quella con i due sedili, sfidando le insidie della statale 16.

Le nostalgiche immagini del lungomare di allora vengono rapidamente sopraffatte dall'invasione di cemento e asfalto che, in questi 50 anni, hanno via via occupato tutto, tanto da occultare il mare. Al posto delle baracche di legno e del piccolo bar, entrambi da rimuovere a fine stagione, oggi ci sono enormi stabilimenti in cemento che a seconda delle ore fungono da ristoranti, discoteche, addirittura stadi per i tornei di beach volley, trasformando il mare in un inutile optional. Il brutto sogno si è trasformato in realtà e anno dopo anno Goletta deve constatare che la costa adriatica è quasi totalmente occupata da una città lineare. Solo nelle Marche dei 180 km che separano San Benedetto del Tronto da Gabice, ben 98 risultano trasformati in case e infrastrutture. Quando arrivo al porto canale l'equipaggio di Goletta un po’ per ricordarmi che sono uno dei rappresentanti dell'invecchiamento del Paese, soprattutto per festeggiarmi mi ricorda gridando in coro "viva il nonno" che da due giorni nella mia vita è entrato il piccolo Jacopo. Deposito sacco a pelo e zaino e subito vengo catapultato in un dibattito su come bonificare il mare davanti a Pesaro dagli ordigni bellici che i tedeschi vi gettarono per non abbandonarli ai partigiani e all'esercito alleato. Sembra incredibile, ma nei nostri mari ci sono parecchie realtà come questa, tanto che è sorto un movimento che chiede la bonifica di questi siti, al quale Goletta Verde e Legambiente intendono dare sostegno e voce, promuovendo la campagna "Veleni di Stato".

La discussione è animata e si placa solo quando gli impegni di politici e amministratori appaiono sinceri. A notte fonda ripartiamo, per raggiungere Cervia la mattina dopo. Ci attende un confronto duro con la Giunta comunale accusata, dal nascente circolo di Legambiente, di aver lasciato mano libera alla speculazione edilizia. Conservo di Cervia ricordi bellissimi: alla fine degli anni 80 si svolse il primo sciopero ecologico da cui prese vita un grande movimento di popolo perla salvezza dell'Adriatico, assediato dalle alghe che coloravano il mare di viola e gli toglievano ossigeno e vita.

Il comune ci offre la sala dove discutere, ma si sottrae al confronto. Tanti protagonisti delle lotte di allora sono invece in sala e insieme a tante persone guardiamo sgomenti le immagini delle piccole e belle casette, che una volta si perdevano nella pineta, trasformate oggi in orrendi palazzi multipiano. Sempre più la campagna di Goletta Verde si sta trasformando in una denuncia dell'occupazione di suolo da parte di speculatori e amministratori compiacenti. Da quando la legge ha reso balneabile ogni spiaggia rendendo più permissivi i parametri della balneabilità abbiamo anche deciso di fare prelievi solo alla foce dei fiumi, che immancabilmente ci dicono che il carico di veleni che essi trasportano verso il mare aumenta anziché diminuire, a testimonianza dell'assenza di qualsiasi politica di prevenzione a monte in difesa dell'ecosistema marino.

La mancanza di risorse ci costringe ormai a una campagna frenetica che ci obbliga a lasciare Cervia e a navigare a vele spiegate verso Porto Garibaldi, dove dovremmo animare un confronto importante con i pescatori sulla campagna promossa per valorizzare il cosiddetto "pesce povero": acciughe sardine, anguille. I dati sulla riduzione degli stock ittici non solo giustificano ampiamente il fermo pesca di due mesi appena cominciato, ma anche la validità di questa campagna, che i racconti dei pescatori sul giro del mondo che il loro pescato deve fare prima di raggiungere il consumatore rende ancora più veritiera. Chiudiamo la discussione con una bella scorpacciata di alici e sardine fritte e con l'impegno a sostenere la lotta dei pescatori.

L'indomani è prevista la visita alle Valli del Comacchio, la vera perla del Parco del Delta. Ci incamminiamo fra gli stagni pieni di fenicotteri e subito si fa forte la sensazione che la vera ricchezza di questa terra è proprio il parco, per le meraviglie che fa vedere e godere. Quanto pesa, mi chiedo, l'industria della contemplazione, tutti quei beni che si guardano e non si consumano, in poche parole il paesaggio, nel calcolo del cosiddetto prodotto interno lordo e nella demenziale ossessione dei sacerdoti del dogma dell'eterna crescita? Evidentemente nulla visto che quando pensano alla ricchezza il loro pensiero non va al parco, ma corre alla nuova autostrada da progettare o ai nuovi palazzi da costruire. Non a caso proprio dentro il parco consumiamo il successivo blitz, andando a protestare contro l'idea folle di riconvertire a carbone l'inutile centrale di Porto Tolle. Siccome al peggio non c'è limite ecco che l'idiozia di autorizzare una centrale a carbone in un parco lascia l'oscar dell'ignoranza e demenzialità a ciò che si sta progettando di fare a Venezia e al suo lido, prossima tappa di Goletta. Per il secondo anno consegneremo la bandiera nera a chi sta cercando di distruggere Venezia, città simbolo delle meraviglie italiche. Non bastava il Mose, e la sua folle pretesa di fermare un mare. Adesso il commissario straordinario del consorzio Venezia Nuova, Spaziante, ha pensato di aggiungere ulteriore cementificazione, trasformando l'unico tratto libero del lido in un grande porto per mille posti barca, da circondare ovviamente con supermercati e negozi.

È sempre bene ricordare cosa evoca in questo paese la parola commissario: poteri di spesa attraverso ordinanze in modo da sfuggire ad ogni controllo della cittadinanza e vincolo dei comuni. In altre parole decenni di inchieste testimoniano che dal G8 della Maddalena al terremoto dellAquila, queste figure sono i punti di riferimento del malaffare e della corruzione. Consegneremo la bandiera nera attaccando da terra e dal mare. Rigorosamente vestiti di giallo i volontari di Legambiente invadono la spiaggia del lido, mentre Goletta sopraggiunge dal mare e li saluta a sirene spiegate. In pochi minuti si aggiungono tantissime persone venute al lido a godersi la meravigliosa giornata di sole. Tre volontari liberano in mare mille barchette di carta a simboleggiare cosa potrebbe diventare il lido se non si impedirà la costruzione del porto. Spaziante non è venuto, ma gli verrà consegnata dal circolo di Legambiente Venezia e dai tanti cittadini che hanno solidarizzato con la nostra protesta e si sono dichiarati pronti a darci una mano per impedire l'ennesimo scempio.

Il viaggio termina qui con un breve giro di Goletta lungo il canal grande fino a Piazza San Marco. Dai nostri occhi scompare l'orrendo spettacolo dei vari cantieri del lido per riempirsi delle meraviglie di quella che io considero la più prodigiosa ed ingegnosa occupazione di suolo mai pensata. Non so se ce la faremo a salvare queste meraviglie, ma l'indignazione che serpeggiava negli occhi delle tante cittarline-i che si sono unite alla nostra protesta ci fa dire che ce la metteremo tutta per disturbare il manovratore.

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