Condono o sanatoria. La differenza potrebbe essere più nel suono della parola, nell’effetto che fa, che nella sostanza. Per il governo significa un’operazione da 6 miliardi di euro che sono indispensabili per reggere la manovra da 24 miliardi di euro appena approvata dal consiglio dei ministri. Per gli ambientalisti vuol dire sanare un milione e quattrocentomila abitazioni sconosciute al catasto e in gran parte abusive. Con effetti devastanti per un territorio già martoriato. Certo, in teoria condono e sanatoria sono diversi. Il primo elimina gli effetti anche penali. La seconda ha un valore fiscale. Però quello che sulla carta è distinto, nella sostanza potrebbe essere simile. Anzi, c’è chi arriva a dire – perfino tra gli ambientalisti – che una sanatoria abborracciata, potrebbe essere addirittura peggio di un condono: ugualmente devastante, ma meno redditizia. Il danno e la beffa.
“Non ci sarà condono”, promette Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ecco allora l’ipotesi della sanatoria degli “immobili fantasma”, cioè non censiti al catasto. Che sono abbastanza per costruire una metropoli grande più di Roma. L’Agenzia del Territorio si sta occupando di due tipi di immobili: 1,4 milioni di case “fantasma” e 870mila fabbricati ex rurali. Finora si sa questo: entro il 31 dicembre 2010 i proprietari di immobili non censiti dovranno presentare, ai fini fiscali, la dichiarazione di aggiornamento catastale. Una sanatoria accompagnata da un giro di vite: per contrastare il fenomeno degli immobili fantasma è previsto che i contratti di compravendita e mutuo debbano contenere a pena di nullità i dati catastali esatti.
Tutto chiaro? Mica tanto. Le associazioni ambientaliste storcono il naso: “La sanatoria richiede per forza un condono”, sostiene Stefano Ficorilli del Wwf. Aggiunge: “E’ vero, non tutte le case fantasma costituiscono un illecito penale. Ma è certo il contrario: un immobile abusivo è per forza fantasma”. Insomma, la sanatoria dovrebbe riguardare anche le case costruite illegalmente (che sono gran parte del milione e quattrocentomila). E qui gratta gratta spunta il condono: se il proprietario denuncia al catasto il proprio immobile abusivo immediatamente dovrebbe scattare la denuncia penale (salvo prescrizione). “Quindi – sostiene il Wwf – deve necessariamente essere previsto un condono. Non è pensabile che una casa sia in regola da un punto di vista fiscale (sanatoria) e non da quello urbanistico (condono). Quale proprietario pagherebbe per mettere in regola un immobile da abbattere? Nessuno”.
Il condono, però, serve anche per raggiungere i 6 miliardi di entrate previste dal Governo. Con l’oblazione pagata dai proprietari delle case abusive – si calcola 5mila euro per unità immobiliare – il gioco sarebbe fatto visto che almeno un milione delle case fantasma sarebbero illegali e che dal condono del 2004 sono stati costruiti 350mila edifici fuorilegge. Insomma, il terzo “colpo” di spugna” edilizio dell’era Berlusconi sembra alle porte. Che si chiami condono o sanatoria. Ma quali saranno gli effetti? “Per il territorio sarà una sciagura”, prevede Ermete Realacci (Pd), “soprattutto se sarà confermato il termine aperto fino alla fine dell’anno”. L’annuncio avrebbe un effetto “criminogeno” perché darebbe il via al solito boom di abusi realizzati in vista della sanatoria. Ma molti sollevano il dubbio che, anche da un punto di vista economico, la sanatoria sia vantaggiosa: “Un pagamento una tantum, parziale, è meno redditizio per le casse dello Stato di una politica basata sul rispetto costante delle norme fiscali e urbanistiche”, sostiene Stefano Pareglio, professore di Economia Ambientale all’Università Cattolica. Aggiunge: “Soprattutto, però, si crea nei cittadini la convinzione che chi commette un abuso e aspetta il condono paga meno di chi rispetta le regole”. Il che in Italia, purtroppo, non è lontano dal vero.
La sanatoria, però, non convince nemmeno i comuni. Salvatore Perugini, sindaco di Cosenza e vice-presidente dell’Anci, sospira: “Siamo contrari anche sul piano del metodo. Ci hanno convocato, ma non ci hanno dato la possibilità di interloquire. E poi non si capisce che cosa ci aspetti: con il condono pagavi un’oblazione e da quel momento la casa era in regola e dovevi versare l’Ici. Ma se si trattasse soltanto di una manovra fiscale, resterebbe soltanto l’Ici, che tra l’altro adesso sulla prima casa neanche si paga”. Insomma, il danno ambientale, senza un consistente beneficio economico. E poi, a parte il carico di lavoro per i comuni, c’è la questione della sicurezza: “Se un immobile non risulta al catasto significa che non è passato al vaglio comunale. Quindi – spiega Perugini – una volta regolarizzato costringe i comuni a realizzare le opere di urbanizzazione (strade, scuole, allacci)”. Per garantire agli abitanti, che hanno costruito abusivamente, condizioni di vita dignitose pagate dalla collettività. Infine: “C’è il pericolo che le case fantasma siano realizzate a rischio... vicino a un fiume o in una zona franosa”.