«Venezia ora è in mano al ministero di Lupi, alleato col "Padrone" del Porto Paolo Costa: a breve parte lo scavo del canale per le "Grandi Navi"». Gli imbroglioni hanno in mano le carte che contano e le leve piccole e grandi del potere. Lavorano in fretta per distruggere ciò che è rimasto di un millennio di storia. Il mondo sta a guardare . Il Fatto Quotidiano, 29 agosto 2014
Poche righe, quattro non di più, e un paio di minuti di dibattito parlamentare: tanto basta a riorganizzare una filiera di potere. La storia riguarda la Venezia del dopo scandalo Mo-se, la sua politica sputtanata (e quindi debole), la sua laguna, le grandi navi che l’attraversano e gli uomini che nel bene o nel male la governano in loco e, ovviamente, da Roma. L’inchiesta che ha falcidiato Comune, Magistratura delle Acque, le imprese del consorzio Venezia Nuova e pezzi di vecchio potere regionale ha imposto una rapida messa a punto dei meccanismi di gestione della città. In campo ora – dopo le dimissioni di Giorgio Orsoni da sindaco causa scandalo – sono rimasti in due: l’ex sindaco (ed ex ministro dei Lavori pubblici nel primo governo Prodi) Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, e il ministero delle Infrastrutture, guidato da Maurizio Lupi, con la sua tecnostruttura e le sue articolazioni territoriali. Il decreto, l’emendamento e le tracce di Ncd È successo così.
Il 24 giugno il governo partorisce il decreto Pubblica amministrazione: un fritto misto, che il Parlamento è riuscito a peggiorare assai. All’articolo 18 del testo firmato da Marianna Madia si trovava – tra le altre cose – la soppressione del “Magistrato delle acque per le province venete e Mantova”, che controlla tutto ciò che riguarda la laguna, appalti compresi: i relativi poteri passavano al Provveditorato per le opere pubbliche. Gli ultimi eventi, d’altronde, non testimoniavano a favore della permanenza dell’antico istituto: nell’inchiesta Mose hanno arrestato ben due ex “Magistrati”. Messa così, niente da segnalare. Alla Camera, però, accade una cosa strana. Due deputati del partito del ministro Maurizio Lupi, Nuovo Centrodestra (Dorina Bianchi e Filippo Piccone, non veneti, né esperti di appalti pubblici) presentano un emendamento proprio sui poteri del Magistrato delle acque: vi si stabilisce che i poteri passino al Provveditorato interregionale per il Veneto e il Friuli (un organismo del ministero delle Infrastrutture). Non solo: il potere del Provveditore viene esteso anche a quei progetti il cui “importo ecceda i 25 milioni di euro”. In genere, infatti, sopra quella cifra la palla passa al Consiglio superiore dei lavori pubblici. A Venezia non più perché quell’emendamento – impercettibilmente riformulato dal relatore Emanuele Fiano (Pd) e fatto proprio dal governo - è stato approvato in commissione il 25 luglio ed è diventato legge l’11 agosto, quando il Senato ha dato il via libera definitivo al decreto. Il 18 agosto il testo è in GazzettaUfficiale e il nuovo sistema è operativo.