Soru: «Doveva essere un regalo a qualche amico» Sanna: «Davano il via alla cementificazione»
CAGLIARI. Il dibattito di ieri in consiglio regionale ha riacceso l’attenzione sulle coste e sul tipo di lottizzazioni possibili, con forti divisioni all’interno della maggioranza, come annunciato anche nel sito di Paolo Maninchedda (Psd’az, presidente della commissione Bilancio). Alla fine ieri sera l’assemblea, a voto segreto, ha bocciato l’intero provvedimento. Uno schiaffo potente per un piano che Renato Soru aveva detto essere un «regalo» a qualche amico. «Se non fosse stato respinto - spiega Gian Valerio Sanna (Pd), già assessore regionale all’Urbanistica e agli enti locali - questo piano avrebbe resuscitato tutta una serie di interventi edilizi sulle coste. E mi riferisco a Costa Turchese per il nord Sardegna e a Cala Giunco (la lottizzazione che fa capo a Sergio Zuncheddu, editore de L’Unione Sarda e di Videolina - ndr): le modifiche inserite in queste nuove norme avrebbero rimosso il vincolo paesaggistico legato alle opere di urbanizzazione. Sarebbero potute rientrare in gioco anche vecchie ipotesi come quella dei Benetton su Teulada e di Ligresti presso Villasimius». Il provvedimento, sottolinea Mario Bruno, capo gruppo del Pd, «non rappresentava gli interessi dei sardi ma andava incontro solo a esigenze speculative di pochi».
L’attenzione era rivolta in particolare verso il comma 18 dell’articolo 1 delle proposte, che avrebbe eliminato il limite posto dalla norma precedente alle lottizzazioni sulle coste. Questa infatti permette di realizzare gli interventi edilizi nei Comuni ancora privi di Puc solo nel caso di lottizzazioni approvate e convenzionate prima dell’approvazione del piano paesaggistico regionale (Ppr), ma a patto che avessero avviato le relative opere di urbanizzazione. Il comma «incriminato», se fosse passato, avrebbe cassato il vincolo cronologico legato all’approvazione del Ppr. In questo quadro anche Cala Giunco, ottantunomila metri cubi da realizzare nella zona tra lo stagno di Notteri e Porto Giunco, sarebbe tornata d’attualità dopo il «no» ricevuto recentemente dal Consiglio di Stato. «Uno dei motivi di questa sentenza - sottolinea Stefano Deliperi, responsabile del Gruppo di intervento giuridico - è proprio la mancanza di urbanizzazione. Mentre il comma 18 avrebbe riaperto il discorso. Anche se, a mio parere, sarebbe stata una norma impugnabile in quanto in contrasto col Codice Urbani in rapporto ai vincoli paesaggistici. E l’avremmo subito impugnato».
Secondo il presidente regionale di Legambiente Vincenzo Tiana, «il paradosso di queste modifiche al cossidetto "piano casa" è che sono state presentate perchè in campo nazionale si è fatto osservare che vi erano aspetti in contrasto con le norme paesaggistiche. Invece proprio queste sarebbero state peggiorate». Claudia Zuncheddu (La Sinistra, Rossomori) sottolinea il pericolo scampato e parla di «grosse lobby che altrimenti sarebbero riandate alla carica delle coste con vecchi e nuovi progetti turistici». Lo stesso timore anche da parte di Massimo Zedda (La Sinistra) che giudica «questo provvedimento un tentativo di appoggio ai grossi gruppi edilizi che hanno interessi aperti sulla costa».