Signori si chiude: dai Musei capitolini a Palazzo ducale di Venezia le istituzioni culturali, in particolare quelle che fanno capo a Regioni ed Enti locali per un giorno, il prossimo 12 novembre, chiudono le porte, anzi le sbattono in faccia alle politiche del governo Berlusconi. Una iniziativa nata da Federculture e dall'Associazione comuni italiani, cui ha aderito un schieramento molto ampio per una protesta clamorosa che ha pochi precedenti in Italia e nel mondo, coinvolgendo musei, siti archeologici, fondazioni culturali, biblioteche: tutti colpiti, e in molti casi a morte, dalla legge 122 del 2010. Si tratta del decreto uscito a maggio dal cappello di quel mago di Oz dei risparmi del superministro Giulio Tremonti, a luglio convertito dal parlamento in legge con il nome di «manovra finanziaria» — da non confondere con la legge finanziaria di cui si discuterà nei prossimi giorni. Nella sostanza è fatto divieto ai comuni con meno di 30 mila abitanti di avere società, gli enti locali sono obbligati a ridurre dell' 80% le risorse per mostre, missioni culturali e così via, e a ridimensionare la composizione dei consigli di amministrazione delle aziende partecipate con denaro pubblico. Gli effetti sono devastanti: a esempio il sito nuragico di Su Nuraxi, gestito dal comune di Barumini attraverso una fondazione che dovrà essere chiusa, rischia di restare senza personale. Spazi espositivi come la Triennale di Milano o Palaexpo di Roma non avranno fondi per le mostre, il tutto mentre si costruisce la Nuova Brera, e vista la situazione è difficile prevederne l'utilizzo.
Ma più bizzarro è il caso dei consigli di amministrazione: quelli di fondazioni come la Scala o Musica per Roma hanno rispettivamente 11 e 13 componenti per la presenza dei privati e dovranno essere ridotti a 5, cacciando i soci finanziatori. Un bell’incentivo per l'intervento dei privati nella cultura! Incerte sul da farsi, le amministrazioni locali stanno scivolando nel caos. Intanto però le regioni Liguria e Toscana hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale, poiché la legge 122 intaccata la loro autonomia e quella degli Enti locali. Fioccano le adesioni alla protesta del 12 novembre, dall'Unione province italiane, alla Conferenza delle Regioni, fino all'Associazione delle città d'arte, Fondo per l'ambiente italiano, la Lega delle cooperative, nonché musei, associazioni come quella che riunisce i parchi naturali italiani, e fondazioni come il Maxxi, che pure sarebbe dello Stato, Musica per Roma o il Consorzio teatro pubblico pugliese. «L'obiettivo è la abrogazione della legge», ha spiegato ieri alla presentazione dell'iniziativa l'assessore alla cultura capitolino Umberto Croppi, che già a maggio aveva proposto, per primo, la serrata dei musei. Lo schieramento è compatto contro la legge 122, meno sulle forme di protesta, a esempio alcuni puntano sull'apertura gratuita, come probabilmente farà il comune di Milano. «Ma il castello Sforzesco deve restare chiuso: è un fatto simbolico! — sbotta Andrea Ranieri assessore alla cultura del capoluogo ligure —A Genova i grandi musei saranno chiusi, mentre i piccoli saranno a ingresso gratuito, con lo slogan venite adesso che l'anno prossimo non ci saremo più». A Ranieri non sfugge l'aspetto politico della protesta, uno schieramento così ampio è la reazione al governo Berlusconi che, di fronte a un imbelle ministro, Sandro Bondi, ha picchiato duro sulla cultura, ma anche su scuola, ricerca, università. E ancora più duro picchierà nella legge di bilancio, la finanziaria 2011.