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Alberto Vitucci
Due righe nel Piano, riecco la sublagunare
3 Luglio 2013
Venezia e la Laguna
Tenace nei vizi Venezia, che poteva insegnare al mondo di domani come si governa consapevolmente il rapporto tra società e ambiente, ma si riduce a maestra del degrado di sé stessa, mercificando la propria immagine.

Tenace nei vizi Venezia, che poteva insegnare al mondo di domani come si governa consapevolmente il rapporto tra società e ambiente, ma si riduce a maestra del degrado di sé stessa, mercificando la propria immagine. La Nuova Venezia, 3 luglio 2013, con postilla dedicata a Lewis Carrol

VENEZIA Sublagunare da Tessera alle Fondamente Nuove fino al Lido. Il progetto sembrava archiviato, visti i numerosi pareri tecnici contrari, la carenza di soldi e le tante perplessità emerse. Invece rispunta in due righe seminascoste nel «Documento previsionale programmatico 2013-2015», approvato dalla giunta e adesso all’esame delle Municipalità e del Consiglio comunale. Curioso che le modalità siano le stesse di dieci anni fa. Quando nel bel mezzo del dibattito sulla sublagunare l’allora sindaco - oggi presidente dell’Autorità portuale - Paolo Costa e il suo assessore Avvocato dello Stato Marco Corsini avevano inserito il progetto di sublagunare Tessera-Fondamente Nuove tra le priorità del Piano triennale. Adesso lo scenario è cambiato. Il progetto di sublagunare - che nel frattempo ha quadruplicato i costi - è stato più volte bocciato dagli organismi tecnici. Nel Pat (Piano di assetto del territorio) la sublagunare non c’è. Nel Pum (Piano urbano della mobilità) si parla genericamente di “linea di forza”, con un tratto di penna sulla laguna nord. Adesso nel Piano triennale si riparla del progetto, per giunta allungandolo fino al Lido. A pagina 281 del Piano, punto 8.2.7 la dizione non lascia spazio a dubbi: tra le opere di trasformazione urbana si parla di «attuare il sistema metropolitano sublagunare (Tessera-Murano-Fondamente Nuove-Lido) pur «subordinandolo alla verifica della sostenibilità economica, ambientale e sociale». Dunque, si ricomincia.

Il sindaco Giorgio Orsoni, anche in campagna elettorale, non ha mai nascosto le sue opinioni favorevoli alla sublagunare. Ma negli ultimi tre anni lo scenario sembrava cambiato. Costi esagerati e soprattutto la possibilità che dal lato nord possano arrivare ancora turisti, aggiungendosi a una cifra già insostenibile della Venezia d’oggi. Contro la sublagunare si era espresso anche l’assessore all’Urbanistica Ezio Micelli, prudente il nuovo assessore Andrea Ferrazzi. Le associazioni per la tutela del territorio sono pronte a ricominciare la battaglia, già vinta vent’anni fa quando - sindaco era l’attuale assessore alla Mobilità Ugo Bergamo - si voleva portare il treno sotto la laguna da Tessera a San Marco e Lido. «Sarebbe l’ultimo colpo a Venezia, definitivamente omologata alle città di terraferma», dice Italia Nostra. La sublagunare, cavallo di battaglia del sindaco Costa e del governo Berlusconi era stata inserita anche tra le opere del Cipe. Il suo costo iniziale previsto era di circa 200 milioni di euro, diventati 800 nell’ultimo progetto di massima. Per realizzarla occorrerebbe cementificare la laguna nord, con stazioni e uscite di sicurezza sull’acqua ogni 500 metri.

Postilla

Il gatto del Ceshire, figura d'una leggenda popolare che l’autore di Alice nel paese delle meraviglie rielabora, ha la proprietà di apparire e sparire all’improvviso. Rispetto alle altre analoge figure fiabesche ha la particolarità di sparire a cominciare dalla coda , cui segue via via lo svanire delle altre parti del corpo, finché non rimane che il suo sorriso (in alcune versioni, il suo ghigno).

L’invasione del turismo mordi e fuggi, alimentato oggi dalle Grandi navi e dai pullman transeuropei, domani dalla metropolitana sublagunare, riesumata oggi dopo essere stata stralciata dal Piano di assetto del territorio, farà scomparire la stessa immagine della bellezza della città che degli smisurati flussi turistici è la calamita. Di quell’immagine conserveremo il ricordo, come il sorriso del gatto del Ceshire, mentre speriamo di dimenticare il ghigno dei suoi distruttori.
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