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Chiara Saraceno
Due pesi e due misure
13 Luglio 2011
Articoli del 2011
La marcia verso la privatizzazione e individualizzazione di ciò che la storia aveva faticosamente reso pubblico e comune prosegue indisturbata, e anzi condivisa. La Repubblica, 13 luglio 2011

Mentre vengono ulteriormente ridotte le risorse di comuni e regioni, alla faccia del tanto sbandierato federalismo che da quest´ultima manovra riceve l´ultimo colpo, Tremonti promette che i futuri risparmi derivanti dai tagli ai costi della politica saranno destinati all´8 per mille per finanziare il terzo settore. Questa promessa è insieme peculiare dal punto di vista formale e molto insidiosa da quello sostanziale. Dal punto di vista formale non si capisce il meccanismo istituzionale che ha in mente Tremonti. L´8 per mille non è alimentato da trasferimenti diretti dello Stato. Il suo ammontare è deciso dalle scelte dei contribuenti, pur all´interno di un meccanismo poco trasparente che fa sì che la quota totale dell´8 per mille del gettito da assegnare allo Stato piuttosto che a una o l´altra confessione religiosa sia deciso dalla piccola minoranza che opera una scelta esplicita. Lo Stato, poi, fa più o meno quello che vuole con la propria quota, utilizzata di solito come sorta di fondo di riserva per finanziare le cose più varie. Basterebbe impegnarsi a finanziare il terzo settore, peraltro già destinatario del 5 per mille, senza dirottarvi altri fondi.

Ma è soprattutto dal punto di vista sostanziale che questa promessa appare molto insidiosa, proseguendo nella linea già tracciata dal libro bianco sul welfare, in cui si è evocata esplicitamente la carità e gli istituti caritativi come risorsa principe del welfare dopo la famiglia, e poi dalla finanziaria 2011 ove la, miseranda, social card per alcune categorie di poveri è stata data in gestione, appunto, a istituti caritativi e di terzo settore. Tra una finanziaria e una manovra di aggiustamento dopo l´altra, le possibilità dei comuni di fornire servizi essenziali ai cittadini sono state progressivamente ridotte in modo drastico. Per il terzo settore (categoria molto eterogenea), invece, si ha un occhio di riguardo, sperando che faccia un po´ di supplenza, ma anche produca consenso. E´ un meccanismo simile a quello messo in opera nella scuola, dove ai tagli nella scuola pubblica non hanno fatto seguito quelli alle scuole private (cattoliche).

Il sospetto è che con questa promessa, che non costa nulla perché a futura memoria (mentre i tagli agli enti locali colpiscono subito), Tremonti prosegua la sua campagna personale presso le gerarchie e il mondo cattolico, per ottenere lo status di politico di riferimento. E´ una campagna che sta avendo successo, come testimoniato dalle motivazioni del premio che gli è stato recentemente assegnato dall´Università Cattolica. Ma è fatta a spese del ruolo degli enti locali e delle stesse condizioni di cittadinanza sociale nel nostro paese. Le organizzazioni di terzo settore, così come quelle di volontariato, sono una grande ricchezza. Ma non possono essere loro a garantire diritti di base e criteri universalistici. Neppure possono diventare una sorta di strumento dello Stato, pena la loro perdita di autonomia. Se ciò può andare bene a qualcuna di queste associazioni, forti della colonizzazione dello spazio pubblico che sono riuscite a operare con il sostegno dei politici, come avviene, ad esempio, con Comunione e Liberazione in Lombardia, ad altre questa possibile deriva desta legittime preoccupazioni.

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