Perché la mancata costituzione delle commissioni parlamentari è sia un errore politico che un vulnus alla legalità.
Il manifesto, 10 aprile 2013
Ed anche gli uffici di presidenza delle due Commissioni speciali di Camera e Senato, confluite nella Commissione speciale congiunta «per l'esame di provvedimenti urgenti» (crediti delle imprese) sono stati eletti con le stesse procedure. Ancora una volta non si capisce perché, a termini di regolamento, le Commissioni speciali possono essere costituite senza fare il nuovo governo e quelle permanenti no.
La ostinazione dei due maggiori partiti (per fortuna con il dissenso di Sel e di un pezzo di Pd) ad impedire l'ordinaria attività legislativa, riduce le Camere a mere strutture per l'attuazione del programma del governo, rovesciando la "gerarchia" degli organi costituzionali, relegando il parlamento in un ruolo subordinato. Invece, proprio in una congiuntura politica così difficile sarebbe stato necessario mandare al paese un messaggio di vitalità e funzionalità del parlamento, che avrebbe dimostrato nei fatti la sua centralità, che non basta declamare a parole.
Come la storia dimostra, il parlamento, quando vuole, è capace di approvare in tempi brevissimi leggi importanti e complesse. La famigerata Fini-Giovanardi - decine di articoli, centinaia di commi - è stata approvata in venti giorni dalla maggioranza di centrodestra.
Se, come sarebbe stato doveroso, questo parlamento si fosse messo al lavoro nei termini prescritti dalla Costituzione, oggi nessuno potrebbe dire che stiamo perdendo tempo e non avremmo davanti a noi uno sconcertante vuoto di qualche settimana. E qualcuno degli otto punti di Bersani potrebbe essere già legge o almeno approvato dalla Camera, con il parere del governo in carica per gli affari correnti, ritenuto legittimato addirittura ad emanare decreti legge. Sarebbe stato certamente un buon viatico per meritarsi l'incarico di governo dal nuovo Presidente della Repubblica.