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Roberto Lessio e Marco Omizzolo
Dove regna il partito dei palazzinari
19 Febbraio 2015
Abusivismo
Una bandiera di Forza Italia su un cantiere edilizio abusivo: è una metafora dell'Italia di ieri e di oggi. Forse al vecchio Duce le cose andavano un po' meglio.
Una bandiera di Forza Italia su un cantiere edilizio abusivo: è una metafora dell'Italia di ieri e di oggi. Forse al vecchio Duce le cose andavano un po' meglio. Il manifesto, 19 febbraio 2015

Qual­che volta capita di vedere una ban­diera ita­liana sopra una casa in fase di costru­zione. Sta ad indi­care in pri­mis l’orgoglio degli ope­rai per essere arri­vati all’ultima «get­tata», quella che cor­ri­sponde, di solito, alla coper­tura del tetto, senza alcun inci­dente nel can­tiere. Secondo poi indica che quell’edificio è stato rego­lar­mente auto­riz­zato. Que­sta con­sue­tu­dine è stata arro­gan­te­mente umi­liata alcuni mesi fa in un can­tiere situato a Borgo Piave, all’ingresso di Latina. Al posto del tra­di­zio­nale tri­co­lore è stata appo­sta una ban­diera di Forza Ita­lia. Sem­brò appa­ren­te­mente una goliar­data del costrut­tore, tale Vin­cenzo Mal­vaso, ori­gi­na­rio di Ser­rata (Reg­gio Cala­bria), che nel capo­luogo pon­tino è anche con­si­gliere comu­nale e pro­vin­ciale per conto di quel par­tito. Ma l’umiliazione con­si­steva, e con­si­ste ancora, nel fatto che i lavori erano molto lon­tani dalla fase in cui è «ammessa» quell’esposizione; il can­tiere non era ancora ulti­mato e pro­ba­bil­mente non lo sarà più. Da alcune set­ti­mane infatti l’edificio è stato posto sotto seque­stro dalla locale pro­cura della Repub­blica attra­verso gli ispet­tori del nucleo inve­sti­ga­tivo del Corpo fore­stale dello Stato, a causa delle gravi irre­go­la­rità emerse per la con­ces­sione del per­messo a costruire. A dimo­stra­zione dell’insopportabile «sgarro», il con­si­gliere Mal­vaso si sarebbe con­trad­di­stinto per una minac­cia diretta all’ispettore del Corpo fore­stale che stava appo­nendo i sigilli. Gli avrebbe infatti rivolto frasi del tipo «ti ricor­de­rai di me, ti ricor­de­rai bene di me», e ancora «così vi sputo addosso».

Nella città voluta dal Duce il Piano Rego­la­tore attual­mente vigente è stato com­ple­ta­mente stra­volto con cuba­ture che sono già in eccesso per il dop­pio rispetto alla popo­la­zione resi­dente. È usanza inol­tre sfrat­tare i pove­racci ma non i «came­rati» men­tre può capi­tare, come nel 2007, di vedere sotto inchie­sta (giu­dice Lucia Aielli, recen­te­mente desti­na­ta­ria di gravi minacce pub­bli­che di morte) la pro­prietà della società Key a seguito della ven­dita ad una casa­linga e ad un pen­sio­nato, entrambi cam­pani e quasi nul­la­te­nenti, ad un prezzo rite­nuto troppo basso (2,5 milioni di euro), di un grat­ta­cielo in pieno cen­tro. Si con­ti­nuano però ad edi­fi­care palazzi che restano vuoti. Segno evi­dente che chi inve­ste soldi in tal modo non ha urgente biso­gno di un ritorno eco­no­mico da tale investimento.

Nella Pia­nura Pon­tina si sta deva­stando l’intero ter­ri­to­rio, com­preso il Parco nazio­nale del Cir­ceo, in nome di un’economia che potremmo defi­nire malata di «cemen­ti­smo». Per non finirla qui, nella terra che doveva essere «sol­cata dagli ara­tri e difesa con le spade» fatte con lo stesso acciaio, ormai comanda solo quello che tutti chia­mano il «par­tito dei palaz­zi­nari». Guarda caso, tra i tanti edi­fici rea­liz­zati di recente c’è n’è uno dove l’attuale sin­daco Gio­vanni Di Giorgi avrebbe com­prato un appar­ta­mento di più di cento metri qua­dri da una società di cui è socio pro­prio Vin­cenzo Mal­vaso, ad un prezzo par­ti­co­lar­mente con­ve­niente. Il con­di­zio­nale è pre­sto spiegato.

Su richie­sta del pm Gre­go­rio Capasso è stata la gip del tri­bu­nale di Latina, Mara Mat­tioli, nella suo ordi­nanza di seque­stro, a met­tere in rela­zione il pre­sunto acqui­sto dell’appartamento da parte del sin­daco con la variante con­cessa al con­si­gliere for­zi­sta; variante che in realtà nascon­de­rebbe il gigan­te­sco abuso edi­li­zio, visto che vi è stato inse­rito un enorme pre­mio di cuba­tura rite­nuto ille­git­timo. L’ordinanza aveva posto pesanti dubbi sull’effettivo acqui­sto e spe­ci­fi­cava che comun­que que­sto è avve­nuto «a cavallo tra la prima deli­bera della giunta numero 359/2012 (quando la giunta comu­nale ha appro­vato la variante del Ppe di Borgo Piave) e la seconda deli­bera n. 3/2013 (appro­va­zione defi­ni­tiva della variante)». Incal­zato dall’opposizione, Di Giorgi si è giu­sti­fi­cato dicendo che per com­prare quell’appartamento avrebbe con­tratto un mutuo con una banca di Milano e che sta­rebbe rego­lar­mente pagando le rate di 1.350 euro al mese. Aldilà degli aspetti eco­no­mici, dalla let­tura dell’atto nota­rile risulta che l’edificio dove abita il sin­daco di Latina ha otte­nuto il cer­ti­fi­cato di abi­ta­bi­lità dallo stesso Comune per silen­zio assenso. Tra l’altro è stato costruito su un ter­reno appar­te­nuto ad altri costrut­tori molto vicini a Fi con il solito mec­ca­ni­smo delle pere­qua­zioni: cioè cedendo al mede­simo Comune le aree sotto le quali i pri­vati hanno rea­liz­zato i par­cheggi a ser­vi­zio del con­do­mi­nio. Le pere­qua­zioni infatti rap­pre­sen­tano una sorta di buli­mia cemen­ti­fi­ca­to­ria nel capo­luogo pon­tino. Coe­rente con tale impo­sta­zione Di Giorgi dice che anche per quanto riguarda il seque­stro dell’immobile a Borgo Piave sarebbe tutto a posto: la cuba­tura con­cessa, anche in que­sto caso con il mec­ca­ni­smo delle pere­qua­zioni, è in linea con la legge sul Piano casa. Una legge che per la verità aggiunge cuba­tura soprat­tutto la dove ce n’è già tanta. In defi­ni­tiva nelle ex paludi pon­tine ormai l’urbanistica è diven­tata nient’altro che un indi­stinto assem­blag­gio di edi­fici ano­nimi, costruiti spesso a disca­pito del verde pub­blico, senza alcun governo del ter­ri­to­rio e con lo scopo unico di fare soldi: un luogo insomma dove ti per­met­tono di costruire in libertà quello che ti pare. E se ogni tanto ti scappa di issare un bef­fardo sim­bolo di Fi dove stai costruendo più o meno legal­mente, magari nell’imminenza di una cam­pa­gna elet­to­rale, va anche meglio. Tanto chi lo sa cosa signi­fica met­tere in quel posto la ban­diera che iden­ti­fica una nazione chia­mata Italia?

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