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Sandro Roggio
Dietro la disfatta di Soru la battaglia per il territorio
13 Marzo 2009
Sardegna
Prosegue il tentativo di comprendere perché Renato Soru è stato sconfitto. La Nuova Sardegna, 13 marzo 2009

Era prevedibile che Soru potesse perderle le elezioni. Ma una sconfitta così pesante non era in conto. É stata sottovalutata l'onda del berlusconismo: la destra prevale tra i ceti tradizionalmente a destra e continua a fare presa su quelli popolari, fa man bassa di voti tra gli indecisi - quelli dell'ultima ora -, ed erode i bacini elettorali delle forze di sinistra.

Il successo di Berlusconi è favorito da PD e sinistra sfibrati, che sanno poco dell'elettorato dal quale non riescono a farsi capire. Questo vale anche in Sardegna a dispetto di chi si era illuso che il fiero popolo sardo fosse in parte immune dall' incantamento verso gli annunci di Berlusconi. Invece anche i sardi contano su di lui.

Berlusconi sa come colmare la distanza della politica dalla gente. E dispone di mezzi imponenti, usati ordinariamente per la propaganda dei suoi "valori" che si intensifica in ogni competizione elettorale. I suoi messaggi arrivano in ogni casa quando serve. Ogni sua mossa in Sardegna è andata in onda su televisioni molto compiacenti.

Ma vengo al punto: il tema del governo del territorio, indicato come prima causa della sconfitta. Occorre riconoscere in premessa il ritardo che su questo si registra da parte dei partiti del centrosinistra, dappertutto in Italia. Va avanti da anni: nei programmi scritti a Roma gli slogan rassicuranti (basta evocarlo "lo sviluppo sostenibile"!); in periferia si vedono ciclicamente i risvolti sciagurati quando si accondiscende oltre la soglia della decenza agli interessi dell'impresa.

In questo quadro scivoloso si è collocato il Ppr sardo, poco condiviso dagli alleati di Soru; sottoposto a continui attacchi è rimasto sostanzialmente indifeso. Una riforma innovativa è difficile che possa essere apprezzata da tutti ed è facile che susciti reazioni negative; e siccome nessuno si è speso per spiegarne i vantaggi, a parte il presidente e pochi altri, si sono evidenziati solo i difetti e prodotti numerosi travisamenti: a unire in un solo blocco speculatori, piccoli proprietari di aree, manovali. Si dirà che era difficile farsi capire, ma il consenso per le scelte di governo si determina solo se ci si impegna a sostenerle. Per questo servono i partiti. Altrimenti qualsiasi scelta si può ritorcere contro. Inammissibile, ad esempio, che il Piano sia diventato alibi per tutti - proprio tutti - i notori ritardi nell'esame di ogni pratica, tutto per colpa del Ppr di Soru.

La destra ha fatto la sua netta battaglia contro il Piano, e ha vinto perché ha offerto un progetto di governo del territorio marcatamente di destra (simile a quello patrocinato da Sarkozi in Corsica). Ha affermato con convinzione le sue tesi, e ha ottenuto consensi, pure tra quelli che non pensano esattamente che tutto il male stia nel Ppr. (Per questo aspettiamoci una linea cauta: ma una lastra di vetro si può rompere con un paio di colpi oppure si può abradere piano piano: tanti graffi la rendono opaca e comunque inservibile).

Alcuni candidati della coalizione di centrosinistra hanno affrontato la campagna elettorale assicurando la profonda revisione del mostro Ppr, gareggiando sul terreno dove la destra offre maggiori garanzie. D'altra parte autorevoli esponenti della coalizione per Soru erano i padri dei vecchi piani paesaggistici, annullati perché in contrasto con le leggi di tutela di allora. Potevano essere sostenitori convinti del nuovo corso?

C'è il capitolo degli errori di Soru su questo tema. Alcuni tattici e altri più strutturali. Nello sfondo la scelta di invadere, con un approccio estetico un po' aristocratico, gli spazi delle decisioni, anche quelli meno rilevanti (trascurabili nella economia dell'obiettivo: come la forma delle nuove espansioni urbane) e che sarebbe stato più opportuno lasciare interamente al libero arbitrio dei comuni, nel bene e nel male. Soprattutto non è stata buona la scelta del Consiglio Regionale di attribuire alla Giunta il potere di approvare il Ppr (quanto l' irrazionale tentativo di correggerla nella fase del completamento). Ciò ha reso lo strumento più debole, e ha consegnato al nuovo governo regionale la possibilità di fare tutte le varianti senza il dibattito consiliare, così che sarà molto attutito il clamore qualunque cosa accada.

C'è ora da vigilare, senza pregiudizi. Ma la recente irruzione di Berlusconi per liberalizzare l'edilizia - con un occhio di riguardo alla Sardegna - ci autorizza a pensare male e a temere che possa prevalere nella maggioranza una linea mirata a disarmare i pochi custodi di quanto resta del nostro paesaggio.

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