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Vezio De Lucia
Dieci ragioni per mobilitarsi contro il condono
10 Aprile 2004
Abusivismo
L'articolo scritto da Vezio De Lucia per il manifesto (uscirà il 28 settembre 2003) sintetizza efficacemente le ragioni per opporsi al condono edilizio.

1. Il condono edilizio premia i disonesti ed è un insulto per le persone perbene. Mortifica gli amministratori più coraggiosi, quelli che si sono impegnati nel contrastare gli abusi e nel praticare un'urbanistica rigorosa. Favorisce gli amministratori collusi con gli interessi illegali e insensibili al disordinato sviluppo del territorio. Italia nostra, riprendendo una definizione di Antonio Cederna, propone una lista nera degli "energumeni del cemento armato" che comincia con Bettino Craxi, Franco Nicolazzi, Silvia Berlusconi, Roberto Radice, Giulio Tremonti: i principali responsabili di vecchi e nuovi condoni.

2. L'abusivismo di necessità è finito da un quarto di secolo. L'abusivismo recente è un'attività criminale gestita da imprese collegate alla malavita organizzata. Al mancato rispetto della disciplina edilizia si accompagna sempre l'evasione della normativa sulla sicurezza, sul fisco, sulla previdenza.

3. II condono edilizio è peggio del condono fiscale. Di quest'ultimo, fra vent'anni, con uno sperabile e progressivo recupero della legalità, potrebbe essersi persa la memoria. Non è così per la sanatoria edilizia perché le ferite inferte dagli abusi al territorio e alle città sfidano i secoli. Nel manifestoappello contro il condono dell'associazione Libertà e Giustizia si ricorda che il paesaggio è la nostra storia, la nostra identità, la nostra anima profonda.

4. Non esiste l'ipotesi di un cosiddetto condono leggero. Soprattutto perché l'esclusione degli abusi maggiori non consentirebbe il reperimento delle ingenti risorse sulle quali conta il governo.

5. Il condono edilizio è comunque un disastro per le pubbliche finanze. E' stato calcolato che, fatto 100 l'ammontare delle oblazioni, è pari almeno a 300 la spesa che i poteri locali devono sostenere per urbanizzare adeguatamente i territori infestati in ogni direzione dagli insediamenti abusivi. Come ha scritto l'associazione Polis, il condono farà incassare allo stato una cifra inferiore a quella che occorre per finanziare il ponte sullo stretto di Messina. Possiamo rinunciare a entrambi e immaginare un'Italia diversa. Senza ponte e senza premi per i disonesti.

6. Gli uffici tecnici di molti comuni, di quasi tutti i comuni meridionali, sono ancora ingolfati dalla pratiche inevase dei precedenti condoni del 1985 e del 1994. Norme volutamente contorte favoriscono comportamenti arbitrari e pasticciati, in una spirale di illegalità che il nuovo condono renderà irriducibile.

7. Negli ultimi diciotto anni si sono succeduti tre condoni, uno ogni nove anni. Una frequenza così ravvicinata, unita, è bene ricordarlo, alla inconsistenza dell'azione repressiva, induce a credere che i condoni siano una componente inevitabile del nostro sistema legislativo, e che l'abusivismo sia un'attività fisiologica.

8. Un aspetto inedito e mostruoso del nuovo condono è la sua estensione alle opere abusive su aree demaniali. E' la stessa logica che comanda i provvedimenti relativi alla vendita del patrimonio immobiliare pubblico. Con l'aggravante che, in questo caso, la decisione sui beni da liquidare è affidata al mondo dell'illegalità.

9. Non è vero che l'abusivismo è favorito dal rigore della pianificazione territoriale. E' vero il contrario. L'abusivismo si sviluppa vertiginosamente proprio in quelle regioni dove è più alto il numero dei comuni sforniti di piani regolatori (Campania, Lazio, Sicilia) e dov'è più fragile la tenuta dei poteri locali, mentre è un fenomeno trascurabile in quelle regioni del centronord dove tutti i comuni sono dotati di una strumentazione urbanistica aggiornata e dov'è più efficace il controllo sulle trasformazioni territoriali. Perciò il condono perpetua e accentua il divario fra nord e sud.

10. Il condono edilizio, fenomeno sconosciuto nel resto d'Europa, è organico alla cultura della nostra destra di governo, quella dei "padroni in casa propria", degli interessi privati che prevalgono sistematicamente sugli interessi pubblici. Gli operatori dell'edilizia abusiva e le famiglie che utilizzano i manufatti abusivi appartengono a quegli stati sociali privi di coscienza civile che formano in prevalenza l'elettorato di Berlusconi e soci.

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