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Dialogo immaginario tra un ricco Tiranno una Democratica ed una Scettica attenta
3 Giugno 2011
Articoli del 2011
Francesca Rigotti, Nadia Urbinati e Nicla Vassallo costruiscono un singolare e lucidissimo dialogo sulle propettive politiche. L’Unità, 3 giugno 2011

Conversazione fantastica e post elettorale in cui il despota (indovinate a chi somiglia?) avverte: «Celebrate il successo di oggi, ma domani dovrete fare i conti con quello che ho seminato nelle menti e i cuori degli italiani»

Democratica: «Trenta maggio 2011. Oggi è il giorno della mia festa. Ho indossato un abito grigio e ho messo fiori nei capelli per celebrare. L’abito è grigio perché alla democrazia non si addicono passioni forti e colori sanguigni. E’ una forma d governo "normale" che richiede impegno quotidiano, partecipazione, attenzione».

Tiranno: «La festa per te non implica la sconfitta per me. Festeggio oggi, vestendomi in abiti sgargianti o smorti (suggerisci lo stilista di punta: lo farò mio, con ogni anoressia che impone a chi sfila su quelle passerelle del nulla), e proseguo col nutrirti di battute di spirito. Il potere mi apparterà ormai, comunque. “Innovative ricchezze” e particolari filiazioni costituiscono garanzie. Democrazia? Si è mai concretizzata? Con chi? E chi sarei io? Nel libro VIII de La Repubblica di Platone, leggo: “Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quante ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni”. Ubriacati di libertà? O di ciò che in passato è stato sublimato, ma pure assiduamente cercato grazie a me, o proiettato in me? Evasioni fiscali, condoni di ogni genere (chi a Milano non possiede un vero e proprio attico, un tempo mero magro sottotetto?), guadagni facili, ignoranze, incompetente al potere, mafie, maschilismi, narcisismi, e via di dicendo. Primitivi, stando a Thomas Hobbes. Terminerà forse “la generazione di quel grande Leviatano o piuttosto per parlare con più riverenza di quel Dio mortale, al quale noi dobbiamo, sotto il Dio immortale, la nostra pace e la nostra difesa”?».

Scettica: «Non festeggio, non esulto. Non perché non riconosca con razionale soddisfazione che le regole democratiche funzionano e facciano sentire che vale la pena stare al gioco, che gioco c’è. Non festeggio perché diffido delle celebrazioni. Come diffido delle visioni catastrofiche. Fino a qualche mese fa, tu Democratica gridavi alla crisi della democrazia e oggi sembri giá convinta che crisi non ci sia piú. Come se una vittoria elettorale fosse capace a dissipare i dubbi e le ombre che ti hanno oppressa in questi anni. Non credo che una vittoria sia sufficiente per concludere che tutto è normale. Certo, la normalitá delle procedure democratiche funziona, e questo è dimostrato dal fatto viene accettata da tutti l’alternanza di governo municipale. Tuttavia, non sottovaluterei i potenti mezzi che tu Tiranno puoi ancora sfoderare contro Democrazia. Per esempio, il monopolio dei mezzi di comunicazione, e l’enorme potere clientelare e finanziario che gestisci all’oscuro di tutti noi e della legge. Insomma, una viola non fa primavera».

Democratica: «È vero. Ricordo, inoltre, che la democrazia è quella forma di governo nella quale il coraggio non dovrebbe essere importante. Lo ha fatto presente anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’ 8 marzo 2010, per le celebrazioni della giornata della donna. Non dovrebbe. Non ci sarebbe, infatti, bisogno di coraggio se la democrazia fosse in grado di garantire, oltre al buon funzionamento delle istituzioni, anche condizioni eque nella gestione delle istituzioni medesime. Invece noi in Italia sappiamo che tu, Tiranno, detieni il monopolio dei mezzi di comunicazione, come ha ricordato lo Scettico, e possiedi enormi ricchezze con cui acquistare ogni cosa, compresi voti e coscienze. Poiché, dunque, la nostra democrazia rimane ancora fragile, occorre essere pronti a usare anche il coraggio, oltre alle altre antiche virtù: giustizia, prudenza, temperanza».

Tiranno: «Le mie risorse sono davvero abbondanti, e poi, senza dubbio, essendoci in ciascun individuo un piccolo tirannello pronto a far tacere la ragione e con una democrazia che riposa proprio sulle scelte degli individui, allora ho di che sperare. Tu, Democratica, celebra pure il tuo successo di oggi, poi domani dovrai comunque fare i conti con quello che in questi anni ho seminato nelle menti e nei cuori dei cittadini italiani. Di me non riuscirai con facilità a liberarti».

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