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Paolo Berdini
Di deroga in deroga, il sacco della capitale
8 Febbraio 2008
Roma
Vicini all'atto finale di una lunga vicenda, ampiamente documentata e criticata su eddyburg. Da il manifesto, 8 febbraio 2008

Il comune di Roma vorrebbe far costruire nelle aree dell'ex Fiera di Roma di via Cristoforo Colombo 300 mila metri cubi di cemento. L'area è di appena sette ettari e si raggiungerebbero densità inaccettabili, degne delle peggiori speculazioni degli anni '60, Magliana o viale Marconi. Eppure questa speculazione è stata chiamata «la città dei bambini». Ma i bambini romani sognano i parchi, mica il cemento. Ancora. Tutti i quotidiani hanno riportato ieri che «87.000 ettari, e cioè due terzi del territorio comunale è vincolato per sempre a verde». Un'altra gigantesca bugia. Quando sarà stato attuato tutto il nuovo piano regolatore, la metà dell'immensa estensione del comune di Roma sarà stata divorata dal cemento. La meravigliosa campagna romana sopravvive già oggi solo in pochi lacerti circondati da una volgare periferia.

Se c'è bisogno di propagare bugie, è perché non si vuole ancora prendere atto del fallimento dell'urbanistica romana. Lunedì verrà approvato il nuovo piano regolatore, si fisseranno cioè le regole delle trasformazioni della città che devono valere per tutti. Il giorno dopo, come se nulla fosse, sarà approvato un altro pacchetto di deroghe. Dal 2003 - anno in cui il nuovo piano fu adottato dal consiglio comunale - sono stati approvati almeno trenta grandi progetti in variante.

Una delle nuove deroghe, in particolare, rappresenta il de profundis delle promesse contenute nel nuovo piano regolatore. Nel comprensorio della Bufalotta - a nord di Roma - doveva essere realizzata una delle centralità urbane, la spina dorsale della nuova città. Attività pregiate, uffici e terziario in periferia, così era scritto. Martedì si imporrà al consiglio comunale, nonostante il voto contrario del municipio competente, di cambiare le regole: al posto degli uffici nuove case. E se cadono le centralità cade conseguentemente tutto il piano regolatore. Non resterà altro che periferia che si aggiunge a periferia.

Come nel caso di Tor di Quinto. Lì il nuovo piano regolatore prevedeva attività produttive. Con un accordo di programma si è permesso di costruire uno scandaloso complesso di case a pochi metri dalla via Flaminia. E pensare che a poche centinaia di metri da questa nuova speculazione, nel mese di novembre fu barbaramente assassinata una giovane donna, Giovanna Reggiani, che percorreva una strada senza illuminazione pubblica. Ma invece di migliorare la città esistente si è scelto deliberatamente di continuare un'espansione senza fine. Roma è una città senza regole, dove ha trionfato la proprietà fondiaria e la peggior speculazione immobiliare.

Sempre con il grimaldello dell'accordo di programma, in soli 7 anni sono stati realizzati in periferia 28 grandi centri commerciali e ipermercati. Mettono a disposizione della città oltre centomila posti auto che alimentano ulteriormente un traffico già caotico. Causeranno la chiusura definitiva di centinaia di vecchie botteghe artigianali e di negozi, perché non in grado di sostenere la concorrenza della grande distribuzione internazionale.

E' questa, purtroppo, l'urbanistica romana. Ripeto che, al di là del merito da cui dissento radicalmente, è comunque un bene che il nuovo piano regolatore venga approvato. Ma se non verrà chiusa per sempre la stagione dell'arbitrio sarà stato un atto inutile. E' dunque doveroso che il consiglio comunale, prima del voto sul Prg approvi un solenne documento che dichiari chiusa per sempre la stagione delle deroghe. Solo così avremmo forse ancora una piccola possibilità di recuperare una città che sta subendo il più violento sacco urbanistico della sua storia.

Qui un'ampia documentazione sul nuovo PRG di Roma

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