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Paolo Berdini
Democrazia ingannata nel "Modello Roma"
12 Gennaio 2008
A proposito di una iniziativa dei radicali romani "Legalità e partecipazione" sulle lotte dei comitati per la difesa della città e del suo territorio

Ogni anno ciascuno di noi ripercorre lo straordinario dialogo tra il viaggiatore e il venditore di almanacchi per trovare lumi sul nuovo anno che verrà. E’ molto difficile, come noto, cercare di prevedere avvenimenti che riguardano le singole persone. E’ sicuramente più facile prevedere avvenimenti sociali e l’appello promosso dai radicali romani per richiedere il rispetto delle regole democratiche che presiedono il funzionamento del consiglio comunale capitolino permette di svolgere qualche considerazione sul futuro dell’urbanistica romana (il testo del documento è scaricabile, in formato .pdf, in calce a questa nota).

L’appello ricorda infatti puntualmente –oltre a quelle finalizzate ad allargare gli spazi della democrazia rappresentativa, come il voto per gli immigrati o per l’istituzione del registro delle unioni civili- tutte le proposte di iniziativa popolare promosse negli ultimi anni da comitati di cittadini in materia urbanistica tese a scongiurare l’edificazione di luoghi minacciati dal diluvio di cemento che si è abbattuto sulla città e a proporre soluzioni ai problemi della mobilità urbana.

L’avvio di questa fase della vita della città era venuto, quasi contemporaneamente, da due comitati: il primo cercava di difendere l’integrità dello storico quartiere del Flaminio minacciato da un intollerabile scempio; il secondo cercava di evitare che -in spregio alle norme di tutela paesistica- si costruisse a ridosso della zona del colle della Strega, area vicina all’Eur. Senza alcun mezzo economico e senza nessun appoggio esplicito da parte dei partiti politici fatta eccezione per l’appoggio dei verdi nel caso del Laurentino, i due comitati hanno raccolto in pochi mesi oltre diecimila firme ciascuno, aiutate dalla prima rete dei comitati spontanei presenti in tutta Roma e da alcune forze sociali tra cui va sottolineata l’azione della Cgil.

Entrambe le rivendicazioni hanno avuto buon fine: cancellata l’edificazione al Flaminio e -anche se la lotta non è ancora terminata perchè persistono intollerabili spinte all’intervento- scongiurata la cementificazione al Laurentino.

Ci sono poi due altri casi esemplari. Il primo riguarda l’iniziativa di tanti comitati del nord-est della città che hanno formulato una proposta comune per attenuare il traffico privato istituendo un corridoio di mobilità pubblica. Questa proposta di delibera è stata formalmente approvata dal consiglio comunale e poi vergognosamente disattesa non solo perché lasciata marcire nei cassetti, ma anche perché sono stati di recente concretizzati progetti comunali che contraddicono quella stessa delibera formalmente accettata!

Il secondo riguarda infine il caso dell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà. Anche in questo caso un piccolo comitato di cocciuti difensori dei beni pubblici ha cercato di ostacolare che in quel luogo di profonda memoria storica della città venissero realizzati centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, che venissero svenduto i padiglioni che formano il complesso e lo snaturamento del parco urbano che circonda i padiglioni medesimi. Il questo caso la proposta di deliberazione non è stato mai portato all’attenzione del consiglio comunale. Non è difficile comprenderne i motivi: nello stesso periodo in cui venivano raccolte le firme, l’assemblea elettiva era impegnata nell’approvare il piano regolatore del sacco urbanistico della città e non poteva tollerare che ci fosse in città chi rivendicava il diritto di vedere prevalere le ragioni della tutela dell’identità storica e culturale dei luoghi.

Ma veniamo agli almanacchi per l’anno che verrà. Tutte queste rivendicazioni sono avvenute senza un iniziale disegno comune e senza una struttura organizzativa di riferimento. In questi anni, però, il quadro è cambiato. In primo luogo la città intera ha finalmente preso coscienza che siamo di fronte al più devastante sacco urbanistico mai perpetrato contro questa città e non si contano ormai comitati e gruppi di cittadini fortemente critici contro il governo della città. In secondo luogo si è consolidata e sta ormai per darsi una veste istituzionalmente matura la rete dei comitati di cittadini che in questi anni si sono mobilitati contro gli scempi.

La preziosa iniziativa dei radicali è l’ultimo anello di un ragionamento che porterà in tempi brevi a chiedere il cambiamento delle forme di governo della città e in particolare dell’urbanistica romana. Insomma, con lo slogan “fermiamo il sacco di Roma” si apre un anno decisivo per le sorti della città. Buon 2008, dunque, alla città eterna.

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