L’ordine del giorno della sessione di ieri mattina del Parlamento europeo prevedeva il dibattito sulla situazione in Grecia, alla presenza di Juncker e Tsipras e la votazione sul Ttip, il trattato di commercio tra Ue-Usa. Vero oggetto della discussione in entrambi i casi, filo rosso tra due questioni fondamentali per il presente e il futuro dell’Ue, la democrazia in Europa. Da un lato, un primo ministro che ha convocato un referendum anche perché potesse esercitarsi pienamente la sovranità popolare, e che in aula afferma con forza che «o l’Europa è democratica o non è »; dall’altro la risoluzione su un trattato, il cui mandato negoziale è rimasto a lungo segreto, e la cui applicazione svuoterebbe ulteriormente la democrazia rappresentativa attraverso meccanismi come il consiglio di cooperazione regolatoria e l’istituzione di tribunali arbitrali per dirimere le controversie tra Stati e multinazionali.
Le parole di Tsipras — accolto dagli abbracci dei deputati del gruppo Gue-Ngl, di cui fa parte anche Syriza — risuonano di quello stesso orgoglio, di quella dignità che ha portato il popolo greco a dire ’oxi’ (“no”) al ricatto di Fmi e Brussels group: «La mia patria è stata trasformata in laboratorio delle politiche di austerità, ma quelle ricette hanno fallito». Tsipras rivendica che un governo democraticamente eletto debba poter scegliere se reperire risorse tagliando le pensioni o tassando i ricchi. E, dopo aver evocato la necessità di una conferenza europea sul debito in polemica con il capogruppo Ppe Weber, Tsipras chiude citando l’Antigone di Sofocle, il «diritto umano» che prevale sulla legge degli uomini, il diritto del popolo greco alla sua dignità che prevale su ogni memorandum. A spazzare via le menzogne di chi rappresentava il referendum come scelta tra euro e dracma, o la vittoria del no come grexit, le parole del partigiano Glezos: «Non solo non lasceremo l’Europa. Non vi lasceremo l’Europa», rivolto ai paladini dell’austerità.
A presiedere un dibattito accesissimo Martin Schulz, quello che faceva campagna per il sì nonostante il suo ruolo di Presidente. Lo stesso che nella scorsa plenaria ha cancellato voto e dibattito sul Ttip perché non vi era accordo nella grande coalizione. Ecco, oggi è stato ancora più lampante come chi ha a cuore “almeno” la democrazia debba essere con Tsipras e contro Schulz.
E come nella subalternità nel dibattito sulla Grecia e nella complicità con i popolari nel voto sul Ttip i socialisti europei abbiano smarrito qualsiasi funzione storica, per usare un eufemismo. Approvato il compromesso voluto dal duo Malmstrom-Schulz sul punto più controverso (la nuova versione dell’Isds), la risoluzione approvata ignora completamente le preoccupazioni manifestate in questi mesi da attivisti e movimenti su questioni fondamentali come il principio di precauzione, la salute alimentare, la perdita di posti di lavoro.
Ieri è stata una giornata importante anche per la ridefinizione del ruolo stesso del parlamento europeo, che come Tsipras stesso ha ricordato avrebbe potuto essere coinvolto molto prima nella discussione.
Ora, se in Italia smettessimo di discutere di leader e formule, se lavorassimo a unire sostegno alla Grecia e lotta all’austerità, contrasto al Ttip e battaglie per il diritto a lavoro e salute, forse potremmo sentire e comprendere meglio l’orgoglio di Tsipras e del suo popolo, e costruire una sinistra, una alternativa al socialismo europeo e alle destre che ricordi, almeno vagamente, il Pride (in cui si univano attivisti LGB e minatori) del bel film di Matthew Warchus.
L'autrice è parlamentare europea L’Altra Europa con Tsipras