«Il manifesto
Alla ricerca della «connessione tra le lotte» nei territori colpiti dalla strategia di «devastazione e saccheggio» imposta dallo Sblocca Italia di Renzi, dal tradimento sistematico del referendum dell’acqua pubblica del 2011, dalla privatizzazione dei servizi e dei beni comuni. L’assise del forum dei movimenti per l’Acqua a Roma (continua oggi al cowork Millepiani nel quartiere della Garbatella con interventi, tra gli altri, di Gaetano Azzariti, Marina Boscaino e Maurizio Landini) ieri è diventata l’occasione per una riflessione su una strategia di resistenza, di disobbedienza civile e contro-insorgenza democratica contro la gestione commissariale del paese iniziata con le grandi opere, proseguita con l’Expo e oggi applicata nella Capitale con il Giubileo.
Lo spazio politico per una simile strategia è fornito, in negativo, dalle politiche del governo Renzi in materia di gestione dei servizi essenziali (come l’acqua), dell’energia (gas e petrolio), dello sviluppo infrastrutturale del paese basato su energie fossili, alta velocità, cemento, trivellazioni, rendita finanziaria e immobiliare, gestione privatistica del pubblico e dei beni comuni. Sono al momento due gli appuntamenti per ricominciare un percorso di riaggregazione contro il «consumo distruttivo del territorio, dell’energia e dell’acqua»: il primo è la conferenza sui cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. Domenica 29 novembre è prevista una manifestazione della Coalizione per il clima tra piazza Farnese e i Fori Imperiali a Roma in contemporanea con iniziative simili in altre città organizzate dalla Global Climate March. L’altro fronte è l’opposizione alle trivelle: le regioni Abruzzo, Calabria, Campania, Lombardia, Marche, Puglia e Veneto hanno impugnato lo Sblocca Italia davanti alla Corte Costituzionale che deciderà sui ricorsi entro la primavera 2016. Oggi a Roma al parco delle Energie i movimenti No Triv, protagonisti della protesta, terranno un’assemblea.
Quella vista ieri a Roma è una società inquieta e ferita, alla ricerca di una via di fuga, consapevole del possente contrattacco che ha ridotto lo Stato di diritto costituzionale allo «Stato borghese originario che difende gli interessi dei ceti dominanti» ha detto Severo Lutrario, uno dei protagonisti del movimento per l’acqua pubblica. In questa trasformazione non è secondaria la gestione del potere che ha esautorato la politica rappresentativa, come i cosiddetti «corpi intermedi», per non parlare dei movimenti e dell’associazionismo diffuso soggetti a una strategia preventiva del controllo e della repressione sempre più invasiva.
Più di altri il simbolo di questa offensiva politica, legislativa e giudiziaria è stata considerata una sentenza del Tar del Lazio che ha dato torto ai pochi sindaci che si sono opposti ai distacchi «arbitrari e illegali imposti dall’Acea. A un’autorità pubblica come quella del sindaco — ha aggiunto Lutrario — oggi viene negata la possibilità di intervenire nella gestione di un bene pubblico come l’acqua ridotto a gestione commerciale. Questo è il paese in cui viviamo. Prendiamone atto».
Alla base di questa trasformazione c’è «la Strategia energetica nazionale (Sen) voluta da Monti e accelerata da Renzi con lo Sblocca Italia” ha ricordato Vincenzo Miliucci (Cobas). Il crescente malcontento per questa misura emerge tra gli enti locali e le comunità alle quali è stata sottratta l’auto-determinazione sulla realizzazione di gasdotti come il Tap in Salento, sui terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto o per le attività di prospezione e ricerca di gas e greggio, nella terraferma e nel mare. A questo proposito si parla di una «militarizzazione energetica» di cui si denuncia da tempo l’incostituzionalità.
Emergono così i tratti di un dispositivo di governo basato sullo stato di emergenza.«Le gestione dell’emergenza è emersa negli ultimi tempi con le migrazioni negli anni Novanta, è proseguita con la protezione civile e oggi continua con il commissariamento dei grandi eventi come Expo o il Giubileo– ha detto Alberto Di Monte (laboratorio Off Topic Milano). Questa logica è stata introiettata dallo Sblocca Italia che non colpisce solo il Centro-Sud. A Milano sta creando 15 casi. In una chiave post-moderna, questa idea del governo trasforma l’eccezione in norma. Il progetto è unico, ma potrebbe essere l’occasione per unire le lotte. Per farlo bisogna passare dai beni comuni al fare in comune».
«Oggi sono le città a subire l’attacco più pesante della privatizzazione» ha aggiunto Francesco Brancaccio, Rete per il diritto alla città di Roma, che ha raccontato anche l’esperienza degli sportelli anti-distacco dell’acqua. «Questo assetto del potere prospera sul concetto ambiguo e pericoloso di “legalità” che chiede l’intervento del potere commissariale invece di sperimentare nuovi percorsi di legittimità politica — ha aggiunto — Oggi la lotta per i beni comuni si può rilanciare maturando una capacità istituzionale al di là delle istituzioni esistenti». I concetti chiave sono: «municipalismo, auto-governo e egemonia». Le idee sono chiare, il percorso politico è ancora lungo.