Il tentativo è sempre lo stesso: incantare gli sciocchi, che sono tanti. Da Dulcamara in poi ci sono cascati sempre. La Repubblica, 22 agosto 2013
NON èla dialettica dei retori, non è l’eloquenza della difesa di Coppi contro irigori dell’accusa del sostituto procuratore generale Antonio Mura, non sono leparole di Ghedini contro le parole della Boccassini, non è nemmeno la sapienzalinguistica degli esperti in cavilli e in sfumature, ma è un’apertura diostilità che fa saltare l’intero codice, è quell’offesa allo Stato che,lanciata da un ex premier, in altri tempi si sarebbe chiamata alto tradimento.
E losi capisce benissimo ricordando che «la soluzione politica» proprio ieririchiesta da Angelino Alfano a Enrico Letta, è la stessa pretesa dei terroristicondannati, da Senzani a Cesare Battisti, a tutti i brigatisti antistato cheappunto non riconoscevano né il parlamento né i tribunali, e neppure il singolocarabiniere.
Quelli raccontavano come epica guerra civile la loro macelleria ei loro agguati e Berlusconi mistifica la sentenza che lo inchioda alla frodefiscale come se fosse la nobile sconfitta di mezza Italia. «La pacificazione »per lui è trascinare nel suo singolare, individuale destino di frodatore quellaparte d’Italia che, per legittimi motivi, non è di centrosinistra: tutti dentroil suo carniere di bracconiere.
«Siamotutti colpevoli, siamo tutti evasori » ha sostenuto infatti la Santanché con unaltra raffica di senso comune capovolto. La formula della Santanché parodizzala solidarietà, rovescia quella locuzione retorica che tutti usiamo quandovogliamo identificarci con le vittime della barbarie e delle violenze, anchenaturali: «Siamo tutti americani» dopo l’11settembre, «siamo tutti berlinesi»davanti al muro del comunismo, «siamo tutti aquilani
» dopo il terremoto,«siamo tutti clandestini » davanti alla legge razzista che ci fa vergognare diessere italiani.
Ebbene,ora l’imbonitore si è appropriato dello strumento toccante della fratellanza edecco che «siamo tutti ladri», «siamo tutti Berlusconi».
E il meccanismo è cosìramificato ed efficace che i quotidiani della casa sempre più spesso pubblicanosfoghi di lettori che raccontano di essere stati aggrediti e insultati come«ladri» perché leggono appunto
Libero
e il
Giornale.
Trionfa così l’impostura.È la prova che la menzogna sta prendendo piede, e non solo provoca ma confondee disinforma.
Il ladro è Berlusconi e non chi lo ha votato. È stato condannatolui e non gli elettori di centrodestra. L’imbonitore lavora per trasformare indelinquenti anche i suoi sostenitori, è come lo spacciatore che vuole la solidarietàdelle sue vittime,
come il bracconiere che si appella alla complicità dellaselvaggina che impallina, come il mafioso che dice di essere Enzo Tortora.
Quelladi Berlusconi è la sindrome di Sansone: muore sì, ma con tutti gliitaliani.
Attentidunque alle nuove parole dell’eversione che una volta era verbosa, fatta difumosissimi comunicati illeggibili e di risoluzioni declamatorie. Oggil’eversione è l’evasione fiscale e l’inversione dei significati più semplici.
Enel gergo del truffatore pop il massimo della complessità consentita è «ilproblema di sistema» di Quagliariello oppure la «la questione di democrazia» diBrunetta.
Nontrucchi linguistici ma slogan di quella «guerra civile» annunziata daBondi.
«L’agibilità», «le più mature determinazioni », «l’omicidio politico»,il dramma della democrazia», «l’atteggiamento pregiudiziale »: sono tuttiallarmi, avvisi, dettati, ricatti all’Italia che deve piegarsi alla «anomaliaBerlusconi» (scrive il
Foglio)
che una volta era la vittoria dell’outsider eora è l’impunità del reo.
Non parole, ma parole d’ordine dunque, truffe disignificato come l’appello della Gelmini per «un approfondimento della leggeSeverino» che in questo neoitaliano eversivo è l’appello a disattendere unalegge, l’appello a mettersi fuori legge.
Certo,si può anche ridere delle frode linguistica e dell’abuso di analogie storiche.Al profondo Capezzone si potrebbe dire per esempio che se davvero volesseandare sino in fondo nel (bislacco) richiamo all’amnistia che fu accordata aifascisti dovrebbe ricordare che il fascismo fu messo fuori legge e cheMussolini fu giustiziato.
Ilpiù imbarazzante è stato Luigi Amicone che ieri sera durante la trasmissione diLuca Telese su La7 ha paragonato Berlusconi a Che Guevara, e la magistratura eil governo Letta al governo militare boliviano che lo volle morto. Se continuacosì tra poco diranno che, durante il processo, a Berlusconi hanno rubato ilportafoglio che è, per volontà popolare, il portafoglio d’Italia. E che sonostati i giudici, ladri ovviamente di democrazia.