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Curare la crisi con una dose letale di veleno?
9 Agosto 2011
Articoli del 2011
Articoli di Mario Pianta e di Roberto Tesi, e una proposta ragionevole e realistica di “Sbilancianoici.info”. il manifesto, 9 agosto 2011

IL GIOCO SI FA DURO

di Mario Pianta


Iniziamo da due (piccole) buone notizie. Una viene da Bruxelles: Olli Rehn, Commissario europeo all'economia, si è convinto che emettere eurobonds - titoli europei garantiti dal bilancio dell'Unione - sia una buona idea. Li vuole usare per stabilizzare il debito dei paesi fragili, mentre andrebbero destinati all'economia reale, a finanziare la riconversione dell'Europa a un'economia sostenibile; è comunque un passo avanti, resta da convincere la cancelliera tedesca Angela Merkel. L'altra notizia viene da Roma: il Pd di Bersani si dichiara contrario a inserire nella Costituzione l'obbligo del pareggio di bilancio. È una norma che azzererebbe le possibilità di politiche economiche proprio quando sono indispensabili, nel mezzo di crisi e depressione; un'imposizione tutta ideologica, venuta da Berlino e subito sostenuta, in un delirio quasi unanime sui media, da un arco che da destra arriva a Montezemolo e Veltroni.

In Europa c'è qualche apertura a contromisure che cambino alcune regole del gioco - aspettiamo ancora la tassa sulle transazioni finanziarie - e ieri gli acquisti della Bce di titoli di stato italiani e spagnoli hanno fatto scendere molto i tassi che dobbiamo pagare. In Italia, invece, il gioco si fa duro. Il vertice del Pd prova a smarcarsi da un pressing che potrebbe stritolarlo, quello del «governo tecnico (sopranazionale) che c'è già», annunciato dall'ex Commissario europeo Mario Monti sul Corriere della Sera. Il suo programma - ultraliberista - è stato scritto da Trichet e Draghi, l'attuale e il prossimo presidente della Banca centrale europea: liberalizzazioni, svendita delle proprietà e delle imprese pubbliche, meno protezioni sul mercato del lavoro e licenziamenti facili per tutti.

È questo «passaggio di sovranità» il prezzo che si chiede all'Italia di pagare per «tranquillizzare i mercati» - e risparmiare (forse) 50 miliardi di euro in tre anni di costi aggiuntivi per gli interessi sul debito dovuti agli alti spread rispetto ai tassi pagati dalla Germania.

Sotto la pressione dell'Europa, il governo Berlusconi (quello che crede di esserci ancora) prepara tagli senza precedenti a spesa pubblica e pensioni per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013. Le "parti sociali" - industriali, banchieri, sindacati - chiedono discontinuità politica, ma presentano un piano che per metà ricalca quello di Trichet e Draghi. Tutti dimenticano che in questi decenni le liberalizzazioni non hanno portato a crescita e occupazione, ma solo a disuguaglianze e precarietà. Tutti dimenticano che appena due mesi fa gli italiani hanno scelto in quattro referendum di rifiutare la privatizzazione dell'acqua, il nucleare e la giustizia "fai da te"; ora si parla di liquidare come saldi estivi beni e servizi pubblici. Dalla crisi l'Europa e l'Italia possono uscire in un altro modo, ridimensionando la finanza, rilanciando produzioni sostenibili, redistribuendo la ricchezza. L'opposizione in parlamento, il sindacato, i movimenti possono definire quest'agenda diversa, disegnare un futuro comune, dare questi contenuti allo scontro delle prossime elezioni.

In gioco ormai c'è molto di più di qualche taglio al bilancio. Governi annunciati a mezzo stampa, programmi in lettere riservate, Costituzione da cambiare subito, risultati di referendum ignorati. Sembra un golpe di agosto contro la democrazia. Quella - fragile - italiana, ma anche quella - possibile - europea. La discussione sulla "rotta d'Europa" aperta da Rossana Rossanda sul manifesto e sbilanciamoci.info è più urgente che mai.



LE «PARTI SOCIALI»

DOMANI DA TREMONTI.

SENZA LA CGIL

di Roberto Tesi 


Giulio Tremonti ha spedito alle parti sociali una breve nota. In una paginetta c'è scritto quello che occorre fare per ridurre il deficit per il prossimo anno all'1,6 e poi tentare di azzerarlo nel 2013. Insomma, sono delineate alcune idee per la manovra aggiuntiva, che per il 2012 sarà di circa 20 miliardi. Si tratta di ipotesi sulle quali stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia e della Ragioneria generale dello stato. Forse Confindustria, Cisl e Uil ne sapranno di più in anticipo visto che domani mattina Tremonti dovrebbe incontrarli, facendo fuori la Cgil.

Giulio Tremonti ha spedito alle parti sociali una breve nota. In una paginetta scarsa c'è scritto quello che occorre fare per ridurre il deficit per il prossimo anno all'1,6 e poi tentare di azzerarlo nel 2013. Insomma, sono delineate alcune idee per il varo della manovra aggiuntiva. che per il 2012 sarà di circa 20 miliardi. Si tratta di alcune ipotesi sulle quali stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia e quelli della Ragioneria generale dello stato. In quel foglietto, ovviamente, solo ipotesi e nulla di definitivo. Forse se ne saprà di più domani alle 15 nell'incontro tra governo e parti sociali. Forse Confindustria, Cisl e Uil ne sapranno di più in anticipo visto che domani mattina Tremonti dovrebbe incontrarli, facendo fuori la Cgil.

Il grosso della manovra (che sarebbe varata con decreto legge) riguarda un taglio di 10 miliardi alle agevolazioni fiscali, cioè alle deduzioni e detrazioni di spese che annualmente vengono inserite nel 730. La manovra originale varata circa un mese fa prevedeva, in realtà, la riforma (cioè tagli all'assistenza ( in particolare pensioni di invalidità e assegni per maternità) che costa all'Inps oltre 90 miliardi l'anno. Ma si tratta di una manovra complicata e delicata che richiede tempi lunghi (e lunghi studi) per essere approvata. E allora Tremonti ha deciso di far scattare subito una tranche della «clausola di salvaguardia» varata dal parlamento a metà luglio. La clausola consiste, per appunto, in tagli alle agevolazioni fiscali. Complessivamente queste agevolazioni costano al fisco (la cifra è stata determinata recentemente da una commissione mista) circa 160 miliardi di euro. I tagli sarebbero lineari, cioè in percentuale uguale per tutte le detrazioni o deduzioni. E altri 10 miliardi di agevolazioni fiscali verrebbero eliminate il prossimo anno se nel frattempo non venisse approvata la norma con i tagli all'assistenza. Si tratta di tagli brutali che potrebbero anche essere sopportabili se ci fosse una riforma complessiva del sistema del welfare. Così, invece, si fa solo cassa. Nota curiosa: i tagli delle agevolazioni per i contribuenti si risolvono nel pagamento di 10 miliardi di tasse in più e in un aumento della pressione fiscale. Tremonti non può sostenere di non metter le mani nelle tasche degli italiani.

Un intervento che potrebbe cambiare la vita di molte persone è quello previdenziale: sparirebbero già da 2012 le pensioni di anzianità. Per il 2010 (la riforma fu varata da Prodi con Damiano ministro del lavoro) è prevista la possibilità di andare in pensione a «quota 96». Ovvero con 60 anni di età e 36 di contributi, oppure con 61 anni e 35 di contributi. Dal 2013 la quota doveva essere innalzata a 97 invece, ma con la nuova proposta, in pensione si potrà andare (gli uomini) solo a 65 anni, oppure con meno anni, ma con 40 anni di contributi. Per le donne (gestione Inps), nulla cambierebbe. O meglio, si sta studiando un meccanismo di innalzamento dell'età pensionabile un po' più celere di quello previsto dal precedente decreto (i 65 anni a regime scatterebbero dal 2030) che porterebbe ai 65 anni nel 2020.

Nella nota di Tremonti non è previsto esplicitamente l'innalzamento di un punto dell'Iva che (evasione a parte) porterebbe un maggior gettito di 9 miliardi. La paura - espressa in primo luogo dalla Confindustria - è che possa dare una spinta all'inflazione. Tuttavia se - come sembra - nel terzo trimestre il Pil dovesse segnare una variazione negativa (e i prezzi smettessero di crescere per il rallentamento globale dell'economia, come sta accadendo per il petrolio) l'aumento dell'Iva potrebbe essere varato. Non in forma lineare, ma tenendo ferma l'Imposta sul valore aggiunto di alcuni beni primari e aumentando di due punti l'Iva per altri beni; quelli di lusso (ma il gettito è scarso) ma anche quelli nei quali l'Italia subisce la concorrenza dei prodotti dei paesi industrializzati che l'Iva la pagano direttamente all'importazione con molte difficoltà di evasione. Il piano Tremonti prevede anche una - molto piccola - riforma dell'imposta di successione: verrebbero ridotti gli attuali massimali di esenzione che attualmente sono fissati in un milione per ciascuno degli eredi diretti. Con una riduzione di un 30-40 per cento del massimale dell'esenzione, l'erario potrebbe incassare nel 2012 circa 3 miliardi in più.

Altra novità: si sta studiando anche la possibilità di una patrimoniale. Ma si tratterebbe di una micro patrimoniale, e non di una patrimoniale generale sugli immobili e la ricchezza mobiliare che anche con una piccola aliquota frutterebbe almeno 15 miliardi. La micro patrimoniale allo studio colpirebbe solo le seconde case. In pratica si tratterebbe solo una super Ici (il cui gettito andrebbe all'erario e non ai comuni) attuata elevando le rendite catastali e questo produrrebbe anche un maggior gettito Irpef.

Circola anche una idea un po' bizzarra: una specie di tassazione sulle transazioni finanziarie. Dovrebbe essere dello 0,5 per mille (50 centesimi ogni mille euro) e colpirebbe le transazioni realizzate non con i contanti (per i quali c'è un limite nei pagamenti fissato in 3.500 euro) ma quelle realizzate con bonifici, assegni, bancomat. Insomma, Tremonti sembra disposto a chiedere aiuto all'informatica che lascia sempre una tracciabilità.

PATRIMONIALE PRIMA DI TUTTO

E TAGLIAMO SUBITO DOPO I TORNADO 


di “Sbilanciamoci” 


In parallelo con la manovra di Tremonti, anche Sbilanciamoci.org ha presentato la sua. Se Tremonti e gli altri ministri del Tesoro ogni anno riempiono una stagione politica e parlamentare con quella che un tempo si chiamava finanziaria e ora più semplicemente manovra, da una decina di anni Sbilanciamoci ne propone un'altra, diversa in tutto tranne che nella cifra complessiva. Tremonti in luglio parlava di 50 miliardi da suddividere su tre anni, lasciando «furbescamente» agli ultimi due il peso di gran lunga maggiore.

La controfinanziaria, come è stata chiamata per tanti anni, la contro manovra come la chiamiamo adesso ha invece una distribuzione dei tempi e dei pesi del tutto diversa. Il primo anno, 2012, riceve più della metà del peso. In questo - solo in questo - la contro manovra potrebbe ricevere il plauso della Bce e dei suoi capi presenti e futuri, Trichet e Draghi.

Il manifesto ha pubblicato una pagina dossier dedicata al tema («E' tempo di sbilanci», 1 luglio 2011) e riporta così un passo del testo che racconta le misure previste: «In questa crisi i ricchi non stanno pagando alcun prezzo...Il prezzo della crisi ricade sulle fasce più povere della popolazione. Proponiamo perciò una tassa patrimoniale...» La tassa patrimoniale prevista arriva allo 0, 5% per i patrimoni superiori ai 3 milioni di euro. Le entrate sarebbero di 10,5 miliardi, tutti nel 2012.

Intorno a questa misura una tantum altre permanenti e capaci di rendere un po' più progressiva o meno iniqua la distribuzione dei carichi fiscali nel paese; ritocchi sopportabili per i redditi maggiori e però tali da migliorare la fiducia della grande maggioranza della popolazione nelle istituzioni comuni. E chi si fida sarà meno tentato dall'idea di salvarsi individualmente, «come fanno tutti».

Di fronte all'aumento del prelievo, per i redditi maggiori e per le rendite finanziarie che dovrebbero quasi raddoppiare, raggiungendo il livello europeo del 23%, dal 12,5% attuale, vi sarebbe un largo spazio ai tagli: spese militari, Tornado, Ponte sullo stretto e altre grandi opere; e così via.

Tremonti ha lasciato alla parte finale del triennio il carico maggiore, impegnando anche la legislatura che non gli compete, dopo le elezioni che si prevede e si spera, perderà. E lo ha fatto «furbescamente», come ha scritto nel suo testo Giulio Marcon, ispiratore della contro manovra. Lasciamogli la parola: «La reintroduzione dei ticket, l'inserimento dei costi standard nella sanità, la riduzione dei trasferimenti agli enti locali, il blocco degli stipendi nella pubblica amministrazione, l'intervento sulle pensioni stanno lì a dimostrare quanto ancora una volta il prezzo della crisi è pagato dalle fasce sociali più deboli...».

Invece di questo tipo di tagli che colpiscono la parte della popolazione più esposta alla crisi, vi sarebbe un altro genere di tagli e di misure in positivo e Marcon ne ricorda alcuni: «E' necessario ridurre del 20% la spesa militare e cancellare il programma di 131 cacciabombardieri F35 (che ci costano più di 16 miliardi di euro. Questi sono passi obbligati in tempo di crisi: in Germania e in Gran Bretagna sono state ridotte le spese militari, in Italia, ancora no. E servono misure per rilanciare l'economia attraverso un programma di "piccole opere" (cancellando Ponte sullo Stretto e Tav), di sostegno alla green economy (energie rinnovabili, mobilità sostenibile, agricoltura biologica, ecc.) di incentivo e difesa dei redditi, unica garanzia perché possa riattivarsi una domanda interna. In questo senso la lotta al precariato, il sostegno alle pensioni più basse, il recupero del fiscal drag e il reddito di cittadinanza sono misure assolutamente necessarie in questa fase».

Mentre la manovra di Tremonti è spazzata via dalla Bce, come tempistica e contenuti , la contro manovra Sbilanciamoci regge. Se ne accorgeranno alla Bce?

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