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Maurizio Luvizone
Cultura, l'assurdo spot che fa concorrenza alle Fs
31 Dicembre 2009
Beni culturali
Continua, nel ridicolo, la débacle culturale del Ministero che dovrebbe tutelare il nostro patrimonio. Da Il Secolo XIX, 31 dicembre 2009 (m.p.g.)

Propongo di istituire il premio "Attila per la Comunicazione" e di assegnarlo al Mibac, Ministero per i beni e le attività culturali. È in corso, infatti, una delle più sgraziate e peregrine campagne di comunicazione dell'anno. Non si è ancora spenta l'eco del formidabile slogan delle Ferrovie dello Stato (voi portate coperte e panini, ai treni ci pensiamo noi?) che arriva quello del ministro Bondi: se non lo visiti, lo portiamo via.

Questo è lo spot televisivo messo in onda dal ministero. Arrivano quattro elicotteri, stile Apocalypse now. Compare, tra le nuvole e agganciato a lunghi cavi, il David di Michelangelo. Si riconosce, in basso, il centro di Londra. Irrompe la scritta: se non lo visiti, lo portiamo via. Stacco, altra scritta: In Italia ti aspettano da sempre i più grandi capolavori della storia dell'arte. Riscoprili.

Altro spot, altro soggetto, stesso stile e modo. È notte, alcune enormi gru lavorano alla luce di potenti fotoelettriche: stanno smantellando il Colosseo, pezzo per pezzo. La chiusa del breve comunicato (15 secondi) è la solita: se non lo visiti, lo portiamo via!

Per par conditio geografica e culturale, medesima triste sorte toccherà al Cenacolo di Leonardo su giornali, riviste e su poster stradali.

Sugli obiettivi dell'iniziativa, nulla da eccepire. Da tempo ci si augura che, dopo la lunga stagione della conservazione fine a se stessa, si mettano in opera strategie e attività per una moderna valorizzazione economica e una più efficace e democratica comunicazione della cultura e del suo patrimonio. D'accordo anche sul fatto che sarebbe bene aumentassero i visitatori dei musei e che le famiglie e i giovani avessero più dimestichezza con pinacoteche e gallerie. Giusto che, a fronte di una crescente domanda di cultura e di arte, l'offerta debba essere più attenta e sensibile alle esigenze del visitatore.

Ma, a parte il fatto che i simboli culturali scelti dal ministero come "testimonial" dell'infelice campagna di comunicazione sono tra i luoghi e i beni più amati e frequentati in assoluto e che accostare il claim minatorio "se non lo visiti lo portiamo via" al Colosseo (4 milioni di visitatori l'anno!) provoca un effetto tragicomico, non ci si poteva sforzare un poco e trovare un'idea creativa migliore? Una comunicazione un tantino più raffinata o, perlomeno, più cordiale e gentile?

Proprio in questi giorni, per fare un esempio, moltissime persone hanno investito alcune ore del loro tempo e tanta umana sofferenza a causa del gelo di Milano per poter vedere un solo quadro: il Battista di Leonardo. Ebbene, quei signori (24 mila solo negli ultimi due giorni di apertura) sono andati a Palazzo Marino perché una corretta comunicazione ha fatto loro sapere, gentilmente, che quel capolavoro sarebbe stato ospite del nostro Paese, solo per poco tempo, e poi se ne sarebbe tranquillamente tornato al Louvre.

Così, di solito e a tutte le latitudini del mondo, funziona la comunicazione culturale. Senza elicotteri, senza gru e, soprattutto, senza minacce.

La "sindrome di Stendhal alla rovescia" (grave insensibilità alla cultura, all'arte, al bello) ha colpito duramente il ministro Bondi e i suoi collaboratori. Ne avevamo avuto, più volte, il sospetto. Ora, questo stile di comunicazione, lo conferma in modo certo.

*L’autore è consulente e docente in Comunicazione e Marketing della Cultura.

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