loader
menu
© 2024 Eddyburg
Norma Rangeri
Così si vince
18 Febbraio 2014
Articoli del 2014
Dalla vittoria di Pìgliaru in Sardegna una speranza non solo per la difesa del territorio e del paesaggio (beni di cui nessuno sembra preoccuparsi) ma anche per una nuova sinistra unita per il dopo-Renzi.
Dalla vittoria di Pìgliaru in Sardegna una speranza non solo per la difesa del territorio e del paesaggio (beni di cui nessuno sembra preoccuparsi) ma anche per una nuova sinistra unita per il dopo-Renzi.

Il manifesto, 18 febbraio 2014

Un forte vento di bur­ra­sca batte la Sar­de­gna, una delle regioni ita­liane più col­pite dalla crisi eco­no­mica e dalla vorace colo­niz­za­zione della gens ber­lu­sco­niana. E’ il vento gelido dell’astensionismo che lascia lon­tano dal seg­gio elet­to­rale un elet­tore su due, facendo pre­ci­pi­tare la per­cen­tuale di chi è rima­sto a casa dal 33% del 2009 al 48% di oggi, gon­fiando del 15% l’area del non voto. L’iceberg gril­lino che alle ele­zioni poli­ti­che del 2013 aveva sfio­rato il 30% è rima­sto con­ge­lato, lon­tano dal richiamo del pur largo ven­ta­glio di liste e volti nuovi, come quello della scrit­trice Michela Mur­gia che resta fuori dal Consiglio.

Que­sto voto parla di una disoc­cu­pa­zione che dop­pia la per­cen­tuale nazio­nale, di una dein­du­stria­liz­za­zione che lascia solo dispe­ra­zione, di un dram­ma­tico dis­se­sto del ter­ri­to­rio abban­do­nato alla furia dell’alluvione, con la cre­di­bi­lità dei poli­tici inghiot­tita dagli ultimi scan­dali dei con­si­glieri regio­nali. Che ancora un cit­ta­dino sardo su due creda nel voto ha del pro­di­gioso, né può stu­pire che il risul­tato elet­to­rale sia spec­chio fedele e cru­dele della sfi­du­cia pro­fonda verso la classe diri­gente, dell’isola e di un paese, il con­ti­nente, sem­pre più lon­tano.

Quel che oggi basta al can­di­dato Fran­ce­sco Pigliaru per brin­dare alla vit­to­ria (il 43%) è pro­prio la per­cen­tuale che segnò la scon­fitta di Renato Soru (e le suc­ces­sive dimis­sioni del segre­ta­rio di allora, Wal­ter Vel­troni) alle regio­nali del 2009. Quando si cele­bra­vano i fasti del G8, con le bande del Cava­liere e di pezzi della Con­fin­du­stria sguin­za­gliati nell’arrembaggio dei gio­ielli natu­rali, salvo poi tra­sfe­rirsi tra le red­di­ti­zie mace­rie dell’Aquila ter­re­mo­tata lasciando ai sardi l’indelebile ricordo del loro passaggio.

E sem­brano tanto più stri­denti, di fronte alla cru­dezza dei numeri, le dichia­ra­zioni trion­fa­li­sti­che dei fede­lis­simi di Mat­teo Renzi, seguite all’immancabile tweet di feli­ci­ta­zioni del segre­ta­rio a Pigliaru («comin­ciamo il domani»). Tra par­titi più pena­liz­zati dallo scon­tento spicca pro­prio il Pd che perde il 2,5 rispetto alle poli­ti­che e il 2 rispetto alle regio­nali. Solo il Pdl oggi Forza Ita­lia fa peg­gio scen­dendo di 2,4 sul 2013 e del 12,5 sulle regionali.
Se dun­que un effetto-Renzi c’è stato non sem­bra di buon auspi­cio per il futuro di un Pd che anche in Sar­de­gna paga il prezzo, salato, alla cami­cia di forza delle lar­ghe intese. Come del resto si rende evi­dente dall’avanzamento, vice­versa, delle forze di sini­stra, Sel e Rifon­da­zione, ma anche delle espres­sioni di sini­stra delle liste auto­no­mi­ste. A riprova del fatto che se oggi, Ugo Cap­pel­lacci, il can­di­dato ex com­mer­cia­li­sta di Ber­lu­sconi perde la pre­si­denza della regione, di que­sta scon­fitta dob­biamo rin­gra­ziare, a livello regio­nale, quel che viene per­vi­ca­ce­mente negato nel nuovo-vecchio governo nazio­nale in for­ma­zione: la spinta vin­cente del cen­tro­si­ni­stra, un soc­corso rosso che com­pensa pro­prio la per­dita di voti del Pd renziano
ARTICOLI CORRELATI
31 Dicembre 2014

© 2024 Eddyburg