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Mathilde Gérard
Controversie sul progetto di Las Vegas spagnola
14 Marzo 2012
Dalla stampa
Arriva in Europa il modello pervasivo e invasivo del parco tematico suburbano all’americana, e sono automaticamente guai, ambientali e pure civili. Le Monde, 13 marzo 2012 (f.b.)

Titolo originale: Les points de controverse du projet de Las Vegas espagnol – Traduzione di Fabrizio Bottini

Sulla carta, un progetto che può anche affascinare: Las Vegas>Sands (LVS), la società che gestisce il gioco nella metropoli del Nevada, vuole espandersi in Europa e ha scelto la Spagna, paese indebolito dalla crisi a partire dal 2008, col Pil in diminuzione e tasso di disoccupazione superiore al 22 %. E la prospettiva di costruire sul proprio territorio una “Euro-Vegas” in grado di attirare11 milioni di visitatori l’anno” creando “260.000 posti di lavoro”[si veda il nostro articolo " Las Vegas megalo"] è senza dubbio seducente. Ma oltre ai dubbi sollevati da un modello di sviluppo basato sulla speculazione, gli oppositori vedono anche in forse l’attuabilità del progetto.

La questione localizzativa

Sono due le regioni - Madrid e Catalogna – a disputarsi la localizzazione dell’intervento. La scelta finale di Las Vegas Sands dovrebbe arrivare prima dell’estate. Da parte catalana, la Generalitat (il Parlamento locale) propone di realizzare Eurovegas nel delta del Llobregat, nella zona situata a ovest dell’aeroporto internazionale El Prat. Ma si tratta di un’area umida tutelata, e una delle ultime aree ancora non urbanizzate nella regione di Barcellona, in cui un progetto del genere fa temere per l’avvenire dell’ecosistema del Llobregat. Venti diverse associazioni si sono unite nel gruppo SOS Delta, chiedendo che il progetto venga ritirato.

Sul versante madrileno, l’area candidata sono 2.000 ettari nella zona Valdecarros, a sud-est della capitale, ad accogliere la città dei casino. Il medesimo terreno era inizialmente destinato a 50.000 alloggi più 500 ettari di spazi verdi, progetto che verrebbe ovviamente abbandonato in caso di scelta per Euro Vegas. Aprire il cantiere per i casino dovrebbe anche probabilmente comportare la demolizione della baraccopoli di Cañada RealGaliana, una delle più grandi dell’Europa occidentale, contrastante nella sua prossimità alla città dei giochi. Fra le soluzioni, trovare nuovo alloggio alle decine di migliaia di abitanti sgombrati.

Numeri contestati

Il partito nazionalista catalano Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) giudica le prospettive di sviluppo promesse da LVS “non realistiche”. Ha analizzato i dati sul turismo in Catalogna per il 2010, calcolando che in alta stagione il settore dà lavoro a 390.000 persone con 540.000 posti letto alberghieri. Secondo Anna Simo, deputata ERC al Parlamento catalano, "è impossibile che con soli 36.000 posti letto [la previsione di Euro Vegas], si possano creare altri 164.000 posti, calcolando sia casinò che campi da golf". Secondo il progetto ci sarebbero 30.000 visitatori al giorno, calcolo molto ottimistico che rappresenterebbe un quinto del totale spagnolo (50 milioni di turisti l’anno, 137.000 al giorno). Anche la parte dedicata ai casinò è oggetto di discussione: la presidente dell’amministrazione madrilena Esperanza Aguirre garantisce che sarà del 18 %. Mentre il presidente del governo catalano Artur Mas ne riduce parecchio la quota, fra il 2 e il 4%.

Cambiare la legge sul gioco?

Introdurre un complesso di casinò sul territorio spagnolo comporta cambiare in parte la legge con implicazioni che arrivano anche a Bruxelles. LVS chiede in sostanza di rendere meno rigida la norma sul riciclaggio, come permessa indispensabile al proprio insediamento. El Pais ha elencato una trentina di “leggi su misura” necessarie all’apertura del cantiere, che vanno dall’ingresso dei minori ai casinò, all’esenzione dai contributi sociali, fino al permesso di fumare nelle sale da gioco. Tutti adattamenti che i vari livelli amministrativi e politici coinvolti sembrano pronti ad accettare, a fronte dei vantaggi economici. "Se ci sono delle modifiche [legislative] da fare, e che rientrano nei miei principi, si faranno", promette la madrilena Esperanza Aguirre.

I precedenti progetti falliti di città del divertimento

Il progetto di Euro Vegas suscita forte perplessità in Spagna dato che non si tratta del primo dei grandi investimenti del genere. Cinque anni fa nella regione di Aragona se ne doveva lanciare uno immenso, Gran Escala, almeno trentadue casinò, cinque parchi a tema, cinquanta alberghi, con 90.000 posti di lavoro. Presentato all’amministrazione regionale nel dicembre 2007, prima che esplodesse la bolla immobiliare. Poi la crisi ha congelato i promotori, mai arrivati neppure all’acquisizione del terreni. Progetto caduto nel dimenticatoio.

In altri casi ci sono stati disastri finanziari: a Siviglia (Andalusia), il parco Isla Magica, aperto nel 1997, affoga in un passivo di 34 milioni di euro, coperto grazie all’intervento di fondi pubblici e casse di risparmio; a Benidorm (Alicante), il parco Terra Mitica, investimento da 65 milioni, per sopravvivere e mettersi sul mercato deve eliminare 219 posti di lavoro. In un paese dove già si contano troppi progetti faraonici che divorano risorse crescono i timori che la nuova Las Vegas iberica sia un investimento senza futuro. Ma i responsabili politici non sembrano ascoltare.

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