Bene la Regione Toscana su Casole d'Elsa, ma ora è tempo di cambiare. Il 3 novembre 2011 la Giunta regionale toscana, su proposta dell'assessore al territorio Anna Marson, ha 'adito' la conferenza paritetica interistituzionale nei confronti della variante di 'riallineamento' del Piano strutturale di Casole d'Elsa. Il riallineamento, in voga in non pochi comuni toscani, significa che un Regolamento urbanistico difforme (in genere sovradimensionato) rispetto al Piano strutturale, viene sanato a posteriori da una variante allo stesso Piano strutturale. La conferenza paritetica è una 'commissione' politica cui può adire l'ente che rileva profili di contrasto fra un proprio piano vigente e un strumento urbanistico approvato da un'istituzione di livello inferiore, ciò che si verifica tipicamente nel rapporto Regione-Comuni. L'iniziativa può essere adottata anche su proposta di associazioni di cittadini (in questo caso proponenti sono stati la Rete per la difesa del territorio e l'associazione CasoleNostra, anche se la Regione ha agito 'motu proprio'). La conseguenza più drastica può essere la messa in salvaguardia delle previsioni difformi, quando la conferenza esprima in proposito un parere negativo e queste, invece, siano confermate dal Comune.
Casole d'Elsa, come è stato già pubblicato da eddyburg, costituisce un caso limite dell'anarchia comunale promossa e sostenuta da Riccardo Conti, precedente assessore del territorio. Il suo padre padrone è Piero Pii, prima sindaco per il Pd, poi passato a una lista civica appoggiata dal Pdl, recentemente rinviato a giudizio insieme ad altri 14 politici e tecnici del Comune per abuso edilizio.
Pii è l'ispiratore e sostenitore di un piano che prevede, fra le tante magagne puntualmente rilevate nell'osservazione regionale, 140.000 mq di superfici produttive coperte, (ridotte di appena 4.000 mq a seguito dell'osservazione) in un comune che non arriva a 4.000 abitanti. Vi è, dunque, un motivo di soddisfazione per associazioni e cittadini che si battono per il contenimento del consumo del suolo, per la salvaguardia dei terreni agricoli e per il rispetto della legalità e va dato atto al nuovo assessore al territorio di usare l'unico strumento a sua disposizione per cercare di porre un argine al disastroso consociativismo edilizio, quando non peggio, vigente fra politici e costruttori: soprattutto se si pensa che la precedente amministrazione regionale solo due volte in tre anni aveva adito la conferenza.
Tuttavia, occorre essere consapevoli che i contenziosi amministrativi hanno un esito incerto, sono sottoposti ad arbitraggi politici e comunque non possono essere assunti come una normale modalità di gestione del territorio. Ben venga un'effettiva concertazione fra diversi livelli istituzionali nella formulazione dei piani (dubito che ciò sia avvenuto e avvenga in molti casi), ma una volta che questi siano approvati devono essere rispettati e le regole devono valere per tutti. Quindi bisogna cambiare la legge di governo del territorio della Regione Toscana che dà la possibilità ai Comuni di (auto)approvare i propri strumenti urbanistici infischiandosene di leggi e piani e lascia a Regione e Province – queste ultime del tutto assenti - l'unica chance di rincorrere gli avvenimenti con procedure speciali, incerte e potenzialmente soggette a ogni tipo di pressione.