L’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del 15 giugno del disegno di legge sul contenimento del consumo del suolo...>>>
L’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del 15 giugno del disegno di legge sul contenimento del consumo del suolo e il riuso del suolo edificato rende in parte meno stringente l’urgenza di contrastare la proposta di legge Realacci e altri (anch’essa recante Norme per il contenimento dell’uso del suolo e la rigenerazione urbana) che era all’origine dell’iniziativa di oggi.
Della proposta di legge Realacci mi limito perciò a ricordare solo i difetti essenziali:
- il contenuto contraddice vistosamente l’obiettivo dichiarato nel titolo. Nessuna norma della proposta persegue davvero il contenimento del consumo del suolo. Lo stesso contributo speciale per la rigenerazione urbana, previsto all’art. 2 a carico delle attività di trasformazione che determinano nuovo consumo di suolo, può paradossalmente tradursi – come ha osservato Anna Marson – in un incentivo ai comuni a promuovere nuovo consumo di suolo per poter disporre di finanziamenti da destinare al recupero. Il recupero pagato dall’espansione.
- tutti gli altri articoli incentivano, esplicitamente o implicitamente, il consumo del suolo. Gli istituti e i dispositivi previsti –
perequazione,
comparto,
compensazione,
incentivazione,
diritti edificatori – sono quelli propri dell’espansione. Quelli propri dell’urbanistica romana degli ultimi venti anni, che ha previsto, o comunque consentito, l’incontrollato dilagare dell’edificazione in ogni segmento del territorio comunale. Istituti e dispositivi che la proposta Realacci tende a legalizzare e quindi a rendere obbligatori in tutti i comuni italiani.
Il disegno di legge governativo opera invece effettivamente nell’ambito dell’obiettivo dichiarato. Riprende, come si sa, il disegno di legge dell’ex ministro Mario Catania con gli emendamenti espressi dalle regioni e dagli enti locali, e rappresenta una buona base di discussione. Mi sembra particolarmente apprezzabile la norma transitoria, immediatamente efficace, sullo stop triennale al consumo di suolo.
Il giudizio positivo sul testo del governo non mi trattiene tuttavia dall’osservare con preoccupazione che detto testo determina un improprio, pericolosissimo e surrettizio trasferimento di competenze dal ministero dei Beni culturali al ministero delle Politiche agricole. Obiettivi del provvedimento sono infatti : la tutela del suolo non edificato, con particolare riguardo alle aree e agli immobili sottoposti a tutela paesaggistica (art. 1, c. 1)
- la priorità del riuso e della rigenerazione edilizia (art. 1, c. 2)
- il coordinamento delle politiche di tutela e di valorizzazione del paesaggio, di
- contenimento del consumo di suolo e di sviluppo territoriale sostenibile con la pianificazione territoriale e paesaggistica (art. 1 c. 3).
Il perseguimento dei suddetti obiettivi è però affidato a un apposito Comitato, che opera – nientemeno – presso la Direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare del Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare e della pesca (art. 3, c. 7). Da non credere. Il paesaggio come la cucina. I Trulli di Alberobello come le orecchiette con le cime di rapa. Le colline di Fiesole come la ribollita. Le ville palladiane come la sarda in saor.
Come se un infausto destino perseguitasse il ministero dei Beni culturali. Che fa il ministro Massimo Bray? Mi sembra che si stia perfettamente allineando ai predecessori Lorenzo Ornaghi, Giancarlo Galan, Sandro Bondi. È appena il caso di ricordare che, se si fossero formati, e a regola d’arte, i piani paesaggistici, secondo il Codice dei beni culturali e del paesaggio, non avremmo bisogno di una legge ad hoc per fermare il consumo del suolo.
Mi restano da dire poche cose relativamente alla proposta eddyburg sulla salvaguardia del territorio non urbanizzato. Il ritmo frenetico assunto negli ultimi anni dall’espansione edilizia ha già drammaticamente alterato i connotati del paesaggio italiano, e siamo a un passo dal baratro dell’irreparabile. Siamo perciò convinti che non è opportuno, come propongono quasi tutti i provvedimenti in discussione, il ricorso a materie oggetto di legislazione concorrente, quelle cioè del c. 3 dell’art. 117 della Costituzione, per le quali spettano allo Stato i principi fondamentali e alle regioni le norme operative. Non è opportuno perché: richiede tempi incompatibili con le dinamiche in atto deve fare i conti con la prevedibile inerzia delle regioni, e in specie di quelle più gravemente afflitte da disastrosi fenomeni di crescita edilizia sono, com’è noto, inconsistenti i provvedimenti sostitutivi dello Stato.
S’impone, viceversa, secondo noi, il ricorso a materie di esclusiva competenza dello Stato, ovvero quelle del c. 2 dell’art. 117. Ciò significa che non dobbiamo assumere a riferimento la materia governo del territorio (oggetto di legislazione concorrente) ma la materia tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali (oggetto di legislazione esclusiva dello Stato), che sarebbe subito estesa a tutti i comuni italiani.
La proposta di eddyburg, nell’imporre,
illic et immediate, l’azzeramento in tutti comuni del consumo di suolo, fatte salve circostanze davvero eccezionali, riprende in parte gli emendamenti della giunta toscana alla legge regionale 1/2005 (grazie in particolare ad Anna Marson). È pertanto una proposta meno estrema e provocatoria di quanto potrebbe apparire. È infine evidente che lo spostamento dell’iniziativa dalle regioni ai comuni, obbligati da subito alla perimetrazione del territorio urbanizzato, determinerebbe condizioni ottimali per garantire la più ravvicinata e produttiva partecipazione di cittadini, e di loro rappresentanze di base, alla formazione dei provvedimenti.
4. Devo infine ringraziare quanti si sono prodigati per organizzare l’iniziativa di oggi. Per tutti ringrazio Anna Maria Bianchi e Cristiana Mancinelli Scotti.
Questo testo costituisce l'intervento di Vezio De Lucia a conclusione dell'assemblea di Roma, 19 giugno 2013