È vero quel che dice il Sindaco di Alghero, l’avvocato Marco Tedde.
Ho partecipato per un lungo tratto alla redazione del Piano strategico della città, coordinando il gruppo di lavoro della nostra Facoltà, figurando per un po’ come responsabile scientifico del Piano (da laureato in Fisica cum laude, purtroppo mai fisico “militante”, attualmente Professore di Tecniche urbanistiche, e a volte attivo in urbanistica e pianificazione).
In quelle occasioni ho conosciuto meglio l’avvocato Tedde, apprezzandone la cordialità e la correttezza personale.
Apprezzamento che mantengo, anche se ho dovuto amaramente constatare successivamente che il mio Sindaco, l’Avvocato Tedde non ha ritenuto di rispondere né a mie lettere pubbliche né a una lettera privata istituzionale su temi rilevanti dell’antifascismo e della Costituzione, ma di questo parlerò in altra occasione.
A un certo punto del processo di Pianificazione strategica, ho scelto di mettermi da parte, e l’ho fatto senza clamori, ma con fermezza per un dissenso non marginale su una questione di rilievo.
Cerco di spiegare: i contenuti generali del Piano sono largamente condivisibili e lo conferma il voto unanime del Consiglio comunale.
Tra l’altro, se lo leggiamo attentamente, non pare proprio che il cosiddetto “Piano del porto”, tanto per fare un esempio, sia minimamente coerente con le indicazioni del Piano strategico: tutto il contrario, quell’insieme di interventi, sbagliati e senza motivo (almeno apparente) è in pieno contrasto con le linee generali del Piano strategico.
Quel che è noto a chi si occupa di governo della città è che tra le buone intenzioni scritte in un Piano e la realtà della gestione quotidiana spesso vi è un abisso.
Infatti il dissenso che mi ha portato a ritirarmi dalle ultime fasi della redazione del Piano strategico era proprio questo: era ed è mia convinzione che il Piano strategico dovesse essere reso concreto attraverso un processo di coinvolgimento diretto dei cittadini (dei cittadini tutti: un lavoro difficile e paziente), nei quartieri, nelle borgate, nelle scuole e attraverso la definizione di obiettivi concreti, verificabili e quantificabili; più volte abbiamo sollecitato che questo avvenisse, più volte ho richiamato l’attenzione dell’Amministrazione su questa necessità assoluta: rendere concreto il Piano strategico con la partecipazione diretta dei cittadini nella definizione delle azioni.
Non siamo stati ascoltati e ci siamo messi da parte, senza polemiche (forse abbiamo sbagliato per eccesso di rispetto istituzionale).
Sono tuttavia molto lieto che esistano le linee generali del Piano strategico, approvate all’unanimità dal Consiglio Comunale; rivolgo un appello all’avvocato Tedde perché dia il via ora al processo di partecipazione che possa renderlo concreto, lieto di dare una mano se richiesto; un altro appello è quello di rendere concreto, motivato ed esplicito il riferimento alle linee del Piano strategico in ogni documento di pianificazione (dal porto al commercio al Piano urbanistico comunale): se no a che serve un Piano strategico anche ben fatto e ben scritto?
Il sindaco Tedde non è l’unico amministratore, nell’Italia di questi anni, che si accontenta delle belle parole e ritiene che queste automaticamente generino azioni coerenti. Il degrado delle cittàe la distruzione del territorio sono avvolti in una nebbia compatta, costruita con piani di chiacchiere che impediscono di vedere le scelte vere; quelle, per dirlo con i francesi, che sono opposables aux tiers, opponibili ai terzi: regole certe, non derogabili, precisamente riferite al territorio, che vincolino le azioni di tutti.