il manifesto, 19 gennaio 2017 (c.m.c.)
Un’addizione di problemi: il terremoto che si aggiunge alla neve, la terra che trema e le strade impraticabili. E l’abbandono, che nelle zone terremotate è qualcosa più di un sospetto. La maggior parte delle richieste che dai Comuni partono all’indirizzo del governo e del commissario alla ricostruzione Vasco Errani rimangono lettera morta, oppure le risposte sono vaghe, impercettibili. Quando i riflettori si accendono, il coro dei sindaci è pressoché unanime, variano solo i toni: c’è chi chiede aiuto e chi mostra rabbia. Sono decine i paesi che stanno pagando il conto salato del post sisma: per lo più si tratta di centri abitati da poche migliaia di persone, posti da cui far sentire la propria voce è complicato.
Il sindaco di Camerino Gianluca Pasqui non le manda a dire: «Ho chiesto e sollecitato l’intervento dell’esercito, ma non ho ottenuto risposta. Ho chiesto al comando provinciale dei vigili del fuoco di informarmi sulle loro operazioni, ma ho dovuto chiamare i carabinieri perché la mia lettera venisse presa in consegna».
L’altro grande nemico è la burocrazia pachidermica, continua Pasqui: «Una firma, un nullaosta del Dicomac (la Direzione comando e controllo della Protezione civile, ndr) che manca sta tenendo sotto scacco un’intera popolazione che si trova a fare i conti con delle difficoltà enormi».
Anche il sindaco di Ascoli Guido Castelli invoca l’esercito: «Non abbiamo segnalazioni di danni, ma già nella notte tra martedì e mercoledì avevamo assistito a una serie di crolli per la neve. Il mio è un grido di allarme, l’emergenza è mostruosa». In città una strada è letteralmente franata a causa del maltempo: perché la terra che trema, nella giornata di ieri, è stata soltanto il contorno drammatico, e a fare i danni è stata quasi solo la neve.
Marco Rinaldi, sindaco di Ussita in provincia di Macerata, denuncia la situazione sulle strade: «Io viaggio perché ho il suv, ma non tutti ce l’hanno. Le ambulanze e i mezzi d’emergenza devono poter passare. L’Anas affronti questa emergenza immediatamente, ma è già troppo tardi». Il timore è che la bufera chiuda il valico sull’Appennino, a quel punto Ussita sarebbe di fatto isolata dal resto del mondo.
Da Acquasanta Terme (Ascoli), il sindaco Sante Stangoni è sull’orlo della disperazione: le tante frazioni del suo Comune sono state irraggiungibili per la gran parte della giornata di ieri e il mancato funzionamento delle linee telefoniche hanno reso impossibili anche i contatti. «Parliamo di una cinquantina di paesini e di quasi duecento chilometri di strade interne – racconta -. Stiamo rischiando tantissimo».
A Folignano, paese a est di Ascoli, è venuto giù il tetto della palestra comunale, non per il terremoto, ma per la neve. La struttura era stata inaugurata nel 2004. «Chiaramente non doveva crollare – dice il vicesindaco Matteo Terrani -, terminata questa emergenza spingeremo perché si faccia chiarezza sulle eventuali responsabilità».