loader
menu
© 2024 Eddyburg
(red.)
Complicazioni in Laguna
20 Agosto 2005
Vivere a Venezia
Non è facile orizzontarsi nel pandemonio che si è aperto per la candidatura a sindaco di Venezia. Per ora, inserisco un commento e un’intervista a Felice Casson del Corriere della sera del 6 marzo 2005, precedute da una mia brevissima nota

L’ultimo colpo di scena di una travagliata vicenda, nella quale si erano susseguiti contrastate proposte di nomi a gogo nell’assenza di qualsiasi trasparente discussione sulle cose da fare (e su quelle da non fare), è stata l’inopinata decisione di Cacciari (Margherita), di porre la sua candidatura, appoggiato da una parte dei DS. Il filosofo, dimessosi a metà mandato a favore del criticatissimo Costa, era sponsor a oltranza del candidato Alessio Vianello, ed era stato sconfitto dalla proposta (DS, PRC, PCd’I, Verdi, Di Pietro) di candidare l’ex giudice Felice Casson, molto apprezzato anche in città per le sue tenaci indagini giudiziarie.

Venezia, contro Cacciari l'ira di Prodi e Fassino

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA — E adesso i veneziani ( che simpatizzano per il centrosinistra) si chiedono: per chi votiamo? Circola già la risposta scherzosa: sfogliate la Margherita. Cacciari, Casson, Cacciari, Casson... Ma la questione è terribilmente seria; le polemiche infuriano in Laguna, e rimbalzano nei Palazzi romani.

Con i big dell'Unione che tuonano contro il pasticcio pre elettorale combinato a Venezia. Dove la spaccatura nell'Unione è una voragine. Gli strali bersagliano Massimo Cacciari, l'uomo dell'ultimo colpo di scena. Il filosofo aveva rivelato: « Ho deciso di candidarmi per la Margherita al posto di Alessio Vianello, dopo una telefonata tempestosa con Piero Fassino » . Reo, di aver dato il via libera a Felice Casson. Critiche anche al gran capo Romano Prodi, sollecitato da Cacciari a frenare « l'anarchia nella Fed » . Prodi non ci sta, e reagisce a muso duro: « Il problema non è frenare l'anarchia nel centrosinistra, ma a Venezia. È quello il caso anomalo del Paese.

In 14 regioni, con fatica, abbiamo raggiunto l'unità » . Fassino, invece, punzecchia così: « Essendo Cacciari veneziano e vivendo a Venezia, forse qualche responsabilità per quel che è accaduto ce l'ha anche lui » . Poi, il segretario dei Ds, propone un patto di non belligeranza tra i due candidati sindaci: « Per rendere meno traumatica la spaccatura » . In sostanza, Fassino suggerisce che C& C, la strana coppia separata in casa, non apra polemiche in campagna elettorale e che, al secondo turno, tutto il centrosinistra sostenga colui che andrà al ballottaggio.

Dunque, comizi soft ( se ci saranno), approfittando delle divisioni presenti anche nel centrodestra e dell'oggettiva debolezza dei personaggi messi in campo dagli avversari. L'Unione rimanda conti definitivi e appelli agli elettori a dopo il primo responso delle urne, che si apriranno il 4 aprile.

Ma il tam tam sotterraneo già è in azione. Se, infatti, il polo Rosso Verde, guidato dal sociologo di Mestre Gianfranco Bettin, è compatto sul pm, la Margherita sul filosofo ( « esprimiamo a Massimo Cacciari gratitudine per l'amore che ha confermato alla sua città, per la generosità e l'orgoglio contro l'ostracismo verso i nostri candidati » , recita un comunicato), gli elettori diessini e quella parte di veneziani simpatizzanti per la Fed ma fuori dallo zoccolo duro dei partiti, potrebbero riservare qualche sorpresa.

Prendiamo la tormentata Quercia. Anche l'estremo tentativo di cambiare le carte del gioco è caduto all'alba di ieri quando, alla fine di una riunione fiume, i Democratici di sinistra sono andati alla conta, dividendosi per l'ennesima volta: in 59 si sono pronunciati per la « riconsiderazione » delle candidature Casson Cacciari, avanzando la proposta di una terza, alternativa. Per esempio, quella di Cesare De Piccoli, segretario regionale Ds che, a quanto si sa, contava sul gradimento di Massimo D'Alema.

Non se n'è fatto nulla. A dispetto dei pressanti inviti dei due emissari inviati a Venezia da Fassino per trovare una soluzione che mettesse d'accordo il centrosinistra.

Risultato? Sessantotto no; 9 voti di scarto, e il verdetto: « Felice Casson resta il candidato sindaco della coalizione » .

Fin qui il dato alla luce del sole.

Il fatto è che si sussurra che i dissidenti amici di Massimo, doge di Venezia, potrebbero manovrare per il « voto disgiunto » . In parole povere: voti di lista ai candidati diessini, ma convergenza su Cacciari sindaco. Sicché, non è affatto improbabile che al ballottaggio vadano gli amici e non gli avversari, ossia il magistrato e il filosofo. A questa ipotesi sembra credere perfino il candidato " forte" della Casa della Libertà: Cesare Campa, l'uomo scelto da Forza Italia. « Vedrai che finirà proprio così » , confidava, ieri, a un esponente della Quercia di Venezia. E dopo? « Scherza col fuoco, Massimo — dice un supporter — .

Gli toccherà fare il sindaco, anche se non ne ha voglia »

Casson: l'estremista è Massimo, non sono io

E vengo dal popolo, mio padre era pescatore

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA — « Ma come fa Cacciari a dire di me che sono un candidato di sinistra sinistra? Lui che militava in Potere Operaio con Toni Negri quando io studiavo dai salesiani? Perché sarei un estremista? Perché ho fatto condannare gli assassini dei carabinieri di Peteano? Perché ho difeso gli operai del petrolchimico di Marghera che morivano per il cloruro di vinile? » .

Felice Casson, 51 anni, è al primo giorno di campagna elettorale. Sta scegliendo il manifesto. Possibile slogan: « Per fare il sindaco davvero » . Come a dire che Cacciari correrà contro di lui per puntiglio più che per vincere: « Questo almeno è stato il tono della telefonata che abbiamo avuto venerdì mattina. Mi ha spiegato che non ha nessuna voglia di fare il sindaco di nuovo, che non ce l'aveva con me ma con i Ds, e si candidava per evitare che la Margherita sparisse » . Poi ai giornali Cacciari ha detto altro: ad esempio che lei da magistrato a Venezia « sa tante cose, ha accesso a informazioni delicatissime » , e ora non può fare il sindaco. « Perché, quale norma lo vieta? E poi quali segreti potrei mai possedere? Che visione è questa del mestiere di magistrato? Le informazioni delicatissime si usano per i processi. Diventano pubbliche. Le parole di Cacciari mi sembrano un segno di debolezza. Come il fatto che mi indica come un estremista. Lui, a me… » .

Lo scontro di Venezia è esemplare della battaglia interna all'opposizione.

Che non è solo tra centro e sinistra, tra moderati e radicali. E' un testacoda di vicende umane, in cui la vittoria è alterna e imprevedibile, ora un comunista omosessuale si aggiudica le primarie in Puglia, ora l'ex presidente della Fiat Usa viene cacciato dalla direzione dell' Unità perché troppo di sinistra per gli ex comunisti, e oggi l'antico intellettuale della nuova sinistra, il « gran dotore » , l'angelologo Cacciari si candida dal centro per bloccare la corsa di un magistrato che, assicura Casson, non ha mai militato in un partito, né in una corrente della magistratura. « Non mi sono mai neppure iscritto all'Anm, proprio per poter rivendicare la mia autonomia. Faccio parte solo della nazionale di calcio dei magistrati, mi hanno promesso che ritireranno la mia maglia, la numero 5.

Quando ho scoperto Gladio hanno cominciato a darmi del comunista. Ma io non ho mai conosciuto un dirigente o un funzionario del Pci » .

Neppure Violante? « Be', Violante sì, ma tardi, quando ho dovuto chiedergli notizie delle sue inchieste sui progetti golpisti, da Borghese a Sogno » . E Cossiga cominciò a chiamarla « l'efebo di Venezia » . « Sono l'unico nemico con cui non si è riappacificato.

L'unico cui non telefona. Lo considero un buon segno » . Lei scoprì Gladio.

« Trovai che i due accenditori a strappo che innescarono l'autobomba di Peteano venivano da un nascondiglio di Gladio. Cossiga si scatenò. Poi un anno dopo raccontò tutto su Stay Behind. Mah » .

Le perplessità sui giudici in politica non sono soltanto di Cacciari. Non ci vorrebbe almeno un periodo di decantazione?

« A parte che in politica sono entrate anche toghe azzurre, si potrebbe fare una norma specifica, anche se temo sarebbe incostituzionale. Leggo che Cacciari propone un intervallo obbligatorio di tre anni. E io che faccio nel frattempo? Come campo? Non sono ricco di famiglia, sono figlio di un pescatore. Cacciari? Di un medico. Ma non voglio far polemica con lui. Ognuno ha la propria storia, non mi permetto di dare giudizi. E poi i nostri programmi sono così simili, a cominciare dalle perplessità sul Mose, che al ballottaggio uno dei due potrebbe appoggiare l'altro. Siamo anche tutt'e due milanisti » .

Non è che Cacciari ce l'ha con lei perché lo fece processare per il rogo della Fenice? « Ho dovuto farlo, anche se avevo e ho un buon rapporto con lui. Cacciari era presidente della Fenice, e il teatro era in condizioni disastrose, abbandonato a se stesso: i sistemi antincendio staccati, le delibere che avevano allentato i controlli… » . Ma è stato assolto. « Prima è stato aperto il filone colposo. Poi si sono individuati i responsabili diretti del rogo ed è stato aperto il filone doloso. La corte ha valutato che il secondo tagliasse il nesso causale con il primo » .

Nella corsa Casson si sente in vantaggio. « Nei sondaggi che mi hanno fatto vedere ero l'unico candidato a battere senza problemi la destra » , che per giunta si presenta divisa. Però la spaccatura a sinistra è ben più devastante, divide la neonata Federazione, mette in imbarazzo Prodi. A proposito, Casson, com'è andato il vostro incontro? « Mi ha telefonato dicendomi: c'è chi mi parla bene di lei, chi male; conosciamoci. Lui era a Roma io a Venezia, ci siamo incontrati a metà strada, a Bologna. Abbiamo parlato delle bellezze della mia città, di politica estera, di un Paese che amo, la Cina. Si vede che gli ho fatto buona impressione » . Rutelli deve averne una pessima. Candidatura irricevibile, ha detto. « Al Lido giovedì c'è stata una scena curiosa. Rutelli indicava come suo uomo Michele Vianello, l'ex vicesindaco diessino. Forse intendeva Alessio Vianello, il candidato della Margherita. Un piccolo avvocato che nessuno conosce ma lavora in uno studio importante, quello di Domenico Giuri. Il legale delle industrie di Marghera » .

Dice Casson che il processo del petrolchimico ha stretto ancora di più il suo legame con i veneziani. Che la gente gli scrive per denunciare torti, miserie, guai per cui da magistrato non può fare nulla. Ma non è questo un altro segno di una contaminazione inopportuna di ruoli? « Il mio lavoro in magistratura è finito il 15 dicembre 2004, quando ho chiuso il processo di Marghera.

Da allora mi sono messo in ferie; ne avevo parecchie da recuperare. Una fase si è chiusa. Ne ho parlato con Gherardo Colombo: fare il pm sarà sempre più difficile, un po' per le nuove norme, un po' per l'autoblocco che è già scattato. Gherardo ha scelto la Cassazione.

Io mi annoierei a passare carte » . E sarà il candidato della sinistra sinistra. « Così dice Cacciari. Ma con me ci sono lo Sdi, i socialdemocratici, l'Italia dei Valori. E la mia formazione non è da estremista. Sono stato in collegio dai salesiani, a Castello di Godego e ad Albaré di Costermano. Mi sono laureato a Padova, senza frequentare, perché non mi piacevano né i fascisti né i rivoluzionari. In fretta, perché mio padre non poteva mantenermi. Mio fratello fa ancora il pescatore: capesante, soasi ( rombi), sfogi ( sogliole), bisati ( anguille), quelli di foce, i più magri » . Né angeli, né Negri, né Nietzsche. « Il mio santolo, il padrino, detto Tina anche se era un uomo, non ricordo il suo vero nome, mi portava a pescare le moeche, i granchi al tempo della muta, cioè adesso. Sa come si fa? Si prendono certi appositi contenitori di legno, i vieri, poi… » .

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg