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Marco Bucciantini
Colonizzatori del cemento: l’assalto alla Sardegna
12 Gennaio 2009
Sardegna
E’ cominciata la campagna elettorale sarda di Berlusconi: contro Soru e le tutele del territorio. Da L’Unità, 11 gennaio 2009 (m.p.g.)

Ha un sogno: "Trasformare la Sardegna nella più grande oasi ambientale del Mediterraneo". Questo ha confessato Berlusconi lanciando la corsa del suo amico Ugo Cappellacci a candidato governatore. L'ha detta così grossa che ha dovuto subito rasserenare gli amici palazzinari: "Mettendo vincoli a costruire, Soru ha chiuso l'Isola. Noi toglieremo quei lucchetti, e apriremo la Sardegna al turismo". Due concetti opposti. Più vero il secondo del primo, perché i "colonizzatori" si riconoscono da lontano, dal mare. Dove è facile avvistare la mastodontica Villa Certosa, residenza del premier. Un monumento del loro programma di governo: si è costruito in barba alle regole. Poi Tremonti condonò (Silvio pretese la fiducia) e la villa ora può essere mostrata nella sua interezza ai capi di stato stranieri.

AMICI E CONDONI

Da 30 anni Berlusconi fa affari in Sardegna, grazie al socio prestanome Romano Comincioli, plurindagato, assolto spesso dalle leggi ad personam volute per l'amico e ripagato alla maniera del Cavaliere: con il seggio al Senato. Gli affari di Comincioli passano dallo studio di commercialista del padre di Cappellacci. E su Tremonti basta ricordare l'idea alla Totò: "Dipendesse da me, per fare soldi venderei tutte le spiagge del Sud".

"Contro la Sardegna dei vincoli" è lo slogan del gruppo Berlusconi. Vuol prendersi la Regione, e con essa le terre che Soru ha provato a blindare. Fu il governo Berlusconi, nel 2005, ad impugnare davanti alla Consulta la salva-coste. Quella legge ha imbrigliato la mitica, faraonica Costa Turchese, evoluzione di quell'Olbia 2 che Berlusconi, Cappellacci sr. e Comincioli già avevano in mente a fine anni 70. Eccola, la loro oasi: 525.000 metri cubi di cemento su 450 ettari di terreno, 385 ville, due alberghi da 400 posti letto, 995 appartamenti in residence, 1 centro commerciale sulla costa nord-est. Tutto rispolverato allorquando il Tar rivelò un quadro normativo lacunoso sui piani urbanistici. Quella sentenza insieme ai condoni di Tremonti si spansero come l'odore del sangue che scatena la belva. Fu la Finedim di Marina Berlusconi che ripropose l'idea, con una "chicca": lo sventramento della spiaggia per realizzare un canale navigabile per collegare il mare con un porticciolo da costruire ex novo. Quel lacunoso quadro normativo è stato puntellato da Soru, e così si è impedita la più violenta colata di cemento a memoria d'uomo. Nella foto di gruppo a ridosso del palco a sostegno del Grande Sconosciuto ci sono anche altri due amici storici del Cavaliere: l'editore Zuncheddu e il sindaco di Cagliari Floris. Sono due candidati "mancati", ma non portano rancore. L'editore pubblica il quotidiano più letto dell'Isola, l'Unione Sarda, che da 4 anni picchia durissimo sull'inventore di Tiscali. Ieri il ringraziamento del premier, che ha rilasciato al quotidiano un'intervista a tutta pagina firmata dal direttore. Controlla anche le tv regionali e Videolina ha per Cappellacci la cura che la Pravda aveva per Breznev. Zuncheddu è un Berlusconi in sedicesimo. Come l'altro, parte dall'edilizia. A Capoterra, su un terreno che nel 1969 fu trasformato da paludoso a edificabile e che due mesi fa ha scontato con alluvioni e morti quell'affronto alle leggi della natura, Zuncheddu ha spadroneggiato con le centinaia di case costruite dalla sua cooperativa sullo stagno di Santa Gilla. Su quei terreni che i cagliaritani usavano per i capanni utili nella caccia e che d'incanto si rivalutarono, era già ingrassato Mario Floris, padre dell'attuale sindaco di Cagliari, con la sua Agricola immobiliare srl.

IL CERCHIO È CHIUSO

Si dirà: il candidato ha la faccia nuova e pulita. Ma è vaccinato pure il piccolo Ugo: è stato per anni al comando della Sardinia Gold Mining, che ebbe nel 1998 in concessione dalla Regione 400 ettari di territorio dei comuni della Marmilla. Si cercava l'oro, e il prezzo per la multinazionale fu ridicolo: 20 milioni di lire l’anno. Sono state estratte 10 milioni di tonnellate d'oro, per circa 100 milioni di euro di ricavo e una modestissima bolletta di 100 mila. Ma un enorme danno ambientale: la Sgm s'è divorata 3 milioni di tonnellate di colline. A metà di questo periodo Cappellacci andò via, "qualcosa non mi convinceva, c'era un maleodore... ". Era forse il cianuro usato per sgretolare il terreno e far luccicare l'oro?

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