Appuntamento a Roma, il 6 e 7 giugno. Un’assemblea pubblica per «associazioni, movimenti, sindacati, donne e uomini che in questi anni si sono battuti contro le molteplici forme di ingiustizia, discriminazione e progressivo deterioramento dei diritti. E che oggi decidono di promuovere un cammino comune ». La “coalizione sociale” di Maurizio Landini prende forma così, con un appello che verrà reso pubblico domani. Ma non sarà un soggetto politico. O almeno, non nell’immediato. «Come ha compreso il movimento delle donne — si spiega — vogliamo dimostrare che si può far politica attraverso un agire condiviso tra soggetti diversi, che si può rimotivare le persone a occuparsi dell’interesse generale nello spazio pubblico, al di fuori e non in competizione rispetto a partiti, organizzazioni politiche o cartelli elettorali».
L’incontro di messa a punto del progetto è avvenuto alla sede nazionale dell’Arci lo scorso fine settimana. Non c’era solo la Fiom, ma anche esponenti del variegato mondo dei centri sociali (come Action), Libertà e Giustizia, la Rete della Conoscenza, Act e associazioni ambientaliste. Ma stavolta si sono defilate sia Libera che Emergency, che sì collaboreranno ma indirettamente, più attraverso i singoli che altro. Una curiosità: si è rivista Simona Panzino, la candidata “senza volto” alle primarie dell’Unione del 2006 vinte da Romano Prodi. Non c’era nessuno (o quasi) dei partiti della sinistra come Sel, Rifondazione e L’Altra Europa con Tsipras. Ma la questione partitica è stata toccata più volte, ricordando che la “coalizione sociale” si struttura all’infuori delle vecchie organizzazioni.
Le parole d’ordine? Mutualismo, lotte sociali, mobilitazione e opposizione al governo. «Non lasciare nessuno indietro o da solo è la prima ragione che ci porta a intraprendere questo percorso per cambiare il Paese e l’Europa, formulando proposte che siano un’alternativa concreta alle divisioni e alle solitudini in cui ogni persona rischia di essere abbandonata», recita il documento. Alla due giorni verranno istituiti quattro gruppi di lavoro: “Unions”, dove si parlerà di reddito, migranti e democrazia; “Saperi e conoscenze”, e si affronterà anche la riforma della scuola; “Rigenerare le città”; “Economia, politica industriale e ambiente”. Tempi di intervento uguali per tutti e nessun esponente politico invitato sul palco.
La seconda fase invece sarà quella della mappatura e del radicamento territoriale: «Realizzare un modello d’impegno che si manifesti e qualifichi a partire dai territori, dai luoghi di lavoro e si caratterizzi per il fatto che ciascuno di noi offrirà il contributo delle proprie migliori pratiche e dei propri saperi; sulla base di tali principi in reciproca autonomia aderirà alle campagne per obiettivi comuni che insieme decideremo di avviare».