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Diego Longhin
Clochhard: «Non abbiamo casa ma vogliamo i diritti: un sindacato per i senzatetto»
12 Marzo 2017
Abitare è difficile
Ieri la notizia agghiaccioante del senzatetto bruciato vivo nel suo giaciglio a Palermo, oggi la buona notizia di un'iniziativa promettente a Torino. Noi speriamo che diventi nazionale.

Ieri la notizia agghiaccioante del senzatetto bruciato vivo nel suo giaciglio a Palermo, oggi la buona notizia di un'iniziativa promettente a Torino. Noi speriamo che diventi nazionale. la Repubblica online, ed. Torino, 12 marzo 2017

«Chi l’ha detto che i senzatetto non debbano avere diritti?». A porsi la domanda è proprio un senzatetto, una persona che, causa il corso non lineare della vita, ha come casa da un anno e mezzo un dormitorio. «Non siamo in pochi — racconta Marco Mascia, 50 anni — e le condizioni sono diverse: c’è chi sta sotto i portici sopra un cartone giorno e notte, chi entra ed esce dai dormitori, chi cerca riparo nei vagoni parcheggiati delle Ferrovie o nell’atrio delle stazioni. Perché non unire le forze e fare una nostra associazione? », sottolinea Mascia. L’idea prende corpo a Torino dove sta nascendo un’associazione per la tutela e l’autodeterminazione dei senza dimora gestita dai senza dimora.

Un gruppo di senzatetto, che si sta ampliando, grazie al supporto tecnico della Fio.Psd, la Federazione Italiana degli Organismi per le persone senza dimora. La prima iniziativa dell’associazione spontanea che si sta costituendo è la distribuzione di un questionario fra i clochard torinesi per sapere, secondo loro, quali sono i diritti che vanno rivendicati. Base di partenza per arrivare a una carta dei diritti dei senza tetto. «Il questionario è un punto di partenza — racconta il gruppo che sta lavorando al progetto — per scrivere la carta vorremmo aprire un confronto con gli educatori, le cooperative, le associazioni, le istituzioni pubbliche, private e religiose. Ci siamo dati sei mesi di tempo per fare l’associazione e scrivere la carta».
Il questionario, anonimo, servirà per avere una fotografia del fenomeno e capire quali sono i diritti più sentiti dai senzatetto. Ad esempio il diritto alle cure, a scaldarsi, al riparo, alla parola, al reddito minimo, al voto senza una residenza, alla casa subito, al diritto alla scelta del percorso di reinserimento sociale. «E poi c’è uno spazio bianco per lasciare a ciascuno la possibilità di scrivere il diritto che più lo rappresenta», sottolinea Mascia.
L’Istat indica per l’area metropolitana circa 1.800 homeless, ma il numero potrebbe essere anche più alto. A livello nazionale si stima che i senza dimora siano lo 0,2 per cento della popolazione. L’ambizione è che il progetto dell’associazione e della carta dei diritti da Torino si possa esportare a livello nazionale, ma i senzatetto vogliono evitare che qualcuno metta su di loro un cappello. A iniziare dalla politica. «Nel direttivo dell’associazione ci saranno solo senza dimora. E quando si perde lo status si lascerà anche l’associazione», dice Mascia.

Solo chi vive la condizione di barbone, come qualcuno continua a chiamare con disprezzo chi non ha un tetto, può sapere quali sono le necessità. Capire quali diritti rivendicano le persone — secondo i promotori del «sindacato« dei senzatetto — è utile per chi decide poi le politiche di sostegno e aiuto cosa fare. Ci sono senza dimora che rifiutano i percorsi di reinserimento, oppure preferiscono il freddo della notte al letto in un dormitorio. «Forse perché in un dormitorio dovrebbe rispettare alcuni paletti — raccontano — Meglio piccole strutture sparse, che grandi poli». Nei piani dell’Associazione italiana persone senza dimora, questo per ora il nome provvisorio, c’è l’idea di proporre progetti. Il primo riguarda incontri nelle scuole per riuscire a sensibilizzare i ragazzi sui problemi dei senza dimora. Altro progetto è la costituzione di attività commerciali che possano creare posti di lavoro per permettere ai clochard di riprendersi una parte della propria dignità.

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