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Yves Eudes
Città anfibie, isole artificiali
5 Febbraio 2008
Clima e risorse
Fra curiosità architettoniche, tecnologiche, organizzative, anche qualche tentativo di risposta non casuale ai temi del riscaldamento globale. Le Monde, 3 febbraio 2008 (f.b.)

Titolo originale: Villes amphibies, îles artificielles – Traduzione per eddyburg di Fabrizio Bottini

Se si avvereranno le previsioni per il riscaldamento climatico dei prossimi decenni, i Paesi Bassi saranno sottoposti a una minaccia tripla. L’innalzamento del livello degli oceani e la recrudescenza delle tempeste metteranno a dura prova il sistema di dighe e polder che mantiene all’asciutto il territorio nazionale, e che si trova già in gran parte al di sotto del livello del mare. Inoltre, la moltiplicazione dei periodi di forte pioggia in Europa provocherà delle piene improvvise sulla Mosa e sul Reno, che attraversano il paese. Infine, i Paesi Bassi sono sempre più bassi: intere province il cui suolo è composto di torba, si affossano inesorabilmente.

Come hanno già fatto in passato, anche stavolta gli olandesi si sono mobilitati. Il possente apparato di ingegneria e lavori pubblici resta fedele alla grande tradizione di lotta sistematica contro l’invasione delle acque: afferma che sarà sufficiente alzare le dighe, rinforzare sbarramenti e chiuse, moltiplicare le stazioni di pompaggio e ripristinare le dune costiere anziché ricoprirle di asfalto.

Di fronte a questa «scuola classica» ci sono gruppi di architetti, urbanisti, imprenditori, e amministratori locali, che tentano di immaginare soluzioni innovative, di rottura con la tradizione: invece di dichiarare una guerra infinita all’acqua, perché non reimparare a vivere un po’ più in armonia con essa?

I partigiani dell’approccio «naturale» hanno appena ottenuto la prima vittoria, col lancio di un grande progetto nazionale, che consiste nell’ampliare i letti della Mosa e del Reno distruggendo le dighe, per ricostruirle più lontano, a distruggere terrapieni e edifici che rischiano di fare da tappo in caso di piena. Il progetto prevede anche la formazione di «fiumi verdi», zone a funzione multipla che a seconda dei periodi saranno via via prati, acquitrini, laghi.

Nelle città, la messa in pratica di questi nuovi principi comporterà degli sconvolgimenti ancor più spettacolari, anche di mentalità. Uno dei punti principali di sperimentazione sarà la splendida città storica di Dordrecht, costruita su un’isola fluviale, alla confluenza di quattro corsi d’acqua e vicino a un estuario nel quale si insinua il mare durante l’alta mare. Dopo anni, l’amministrazione aveva previsto di demolire una zona industriale vicina al centro per realizzare un nuovo quartiere d’abitazione e attività. Tenendo conto del futuro innalzamento del livello dell’acqua, municipalità e commissione idraulica (istituzione potente e rispettata eletta a suffragio universale) hanno modificato il piano introducendo un nuovo concetto: il quartiere anfibio, nel quale l’acqua può entrare e uscire senza turbare troppo la vita degli abitanti.

Il margine del futuro quartiere verrà sopraelevato grazie a un largo terrapieno ad arco circolare, sul quale verranno realizzati dei normali edifici. Al contrario, il centro verrò affossato e trasformato in zona di inondazione in grado di contenere l’acqua in caso di piena. La grande novità, è che anche la zona bassa sarà abitata. In questo caso, l’amministrazione municipale ha chiesto alla ditta BTP Dura Vermeer e allo studio di architettura britannico Barker and Coutts di pensare a delle abitazioni di tipo nuovo. Alcune saranno galleggianti, costituite di pontoni in legno e polietilene rivestito di cemento. Altri saranno «anfibi»: i pontoni semplicemente posati al suolo in periodo di acque basse, inizieranno a galleggiare all’arrivo delle piene. Per evitare che vadano alla deriva, saranno organizzati attorno a un pilone centrale piantato al suolo. Ci saranno addirittura delle abitazioni “inondabili”: il pianterreno realizzato assemblando materiali resistenti all’acqua, con gli impianti elettrici installati nel soffitto. Con la medesima logica, strade e percorsi del quartiere saranno in realtà dei pontoni galleggianti articolati. Gli spazi pubblici saranno a volte parchi o spiazzi, altre volte laghi o piccole insenature di sosta.

Chris Zevenbergen, uno dei responsabili della società Dura Vermeer, sembra molto sicuro: "All’inizio, ci hanno preso per pazzi furiosi, ma poi l’idea che il medesimo spazio potesse avere usi molteplici è stata rapidamente accettata, in un paese sovrappopolato come il nostro. Dobbiamo fare in modo che architetti e ingegneri idraulici riscoprano un lavoro comune. Ricorreremo a tecnologie sperimentate. Per esempio, siamo già in grado di realizzare pontoni solidi e leggeri, che restano stabili anche con le onde". La società ha già realizzato una lottizzazione pilota di cinquanta abitazioni fluttuanti e anfibie, a Maasbommel. Resta da vedere se il grande pubblico avrà davvero voglia di abitare questi quartieri acquatici. Le prime ricerche condotte dagli agenti immobiliari sembrano molto positive per le case fluttuanti, mentre il concetto dell’abitazione inondabile è più difficile da vendere.

Altri esperti si impegnano perché i Paesi Bassi si lancino in una nuova epoca di grandi opere, ad esempio con l’innalzamento del livello di alcuni polder con sabbia ricavata dal fondo del mare del Nord: operazione impensabile nel passato, ma ora realizzabile grazie a potenza dei motori e tecniche di fertilizzazione dei suoli.

Adrian Geuze, noto architetto e urbanista di Rotterdam, ha ideato un progetto ancor più ambizioso: la creazione, a una trentina di chilometri al largo delle coste di Fiandra e Olanda, di cinque lunghe e strette isole artificiali. La più grande raggiunge i 100 km di sviluppo. "É meno costoso e meno difficile di quanto non sembri”, afferma Geuze. “D'altronde le nostre imprese sono impegnate a costruire le isole artificiali di Dubai“. Forma e dimensioni delle isole verranno calcolate tenendo conto di migliaia di fattori naturali. Saranno «dinamiche», vale a dire che il litorale si evolverà secondo venti, maree, correnti. Proteggeranno le regioni costiere dalle tempeste frangendo la forza delle onde, e permettendo di stabilizzare la sponda, diminuire l’entità delle maree, limitare l’erosione. Ci si potranno far crescere boschi e prati, installare attrezzature per il tempo libero e porti industriali, a farsi peso di parte dell’attività di Rotterdam. La vita potrà svilupparsi grazie al fatto che le dune artificiali trattengono l’acqua piovana, e diventeranno falde freatiche.

Ma nonostante tutti questi progetti futuristi, nei Paesi Bassi si sa di doversi anche preparare al peggio. Nel novembre 2008, il governo organizzerà un’esercitazione d’allerta allarme nazionale, destinato a verificare l’efficacia dei servizi pubblici e d’urgenza in caso di inondazione catastrofica.

Nota: oltre i toni spettacolari e un poco propagandistici da rivista di architettura, va notato il ricorrere di alcuni elementi del dibattito già emersi, con toni assai diversi, nel caso dell’inondazione di New Orleans (f.b.)

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