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Feng Ku
Cina. La vera questione urbana
11 Febbraio 2012
Dalla stampa
Un’urbanizzazione confusa dettata dalle contingenze economiche produce città senza cittadinanza, e con poco futuro, China Daily, 11 febbraio 2012 (f.b.)

Titolo originale: Breaking the urban bottleneck - Scelto e tradotto da Fabrizio Bottini

La Cina deve risolvere il problema dei lavoratori migranti aiutandoli il più possibile a diventare cittadini regolari e permanenti. Secondo i dati 2011 dell’Ufficio Censimento la popolazione urbana del paese ha raggiunto il 51,7% di quella totale, superando quella rurale per la prima volta nella storia. Si tratta di un passaggio critico per l’urbanizzazione cinese. Da ora in poi è necessario promuovere anche la qualità, e non solo la quantità, di questo processo. A tale scopo occorre concentrarsi sul trasformare gli ex contadini in cittadini a tutti gli effetti, non solo lasciarli andare nelle città. La grossa sfida è rappresentata dai lavoratori migranti, che hanno raggiunto la quantità di ben 242 milioni e ancora crescono. Sono loro la forza che ha reso possibile l’urbanizzazione: una recente indagine dimostra che hanno contribuito per il 34% a Pechino, per il 30% a Shanghai, in settori come le costruzioni.

Ma nonostante le città siano state costruite sul sudore del loro lavoro, queste persone non sono davvero formalmente cittadini, lì dove operano. Ciò perché lo hukou, permesso di residenza permanente, risulta registrato altrove. Abbiamo ascoltato sin troppe storie di migranti discriminati su questa questione della residenza urbana, e non devono accadere più. Solo per fare alcuni esempi di servizi base da cui sono in tutto o in parte esclusi: istruzione dell’obbligo, assistenza pensionistica, assicurazione sanitaria, salario minimo, case popolari. Una discriminazione che già allarga il divario fra migranti e cittadini, e che ha determinato disordini di massa in alcune province, come a Guangdong. Gli amministratori devono intervenire su questo problema anche per impedire il ripetersi in futuro di indicenti del genere.

La discriminazione non è solo un’ingiustizia sociale, ma anche un ostacolo alla stessa urbanizzazione, dato che rallenta gravemente la domanda interna diminuendo la capacità di consumo dei lavoratori migranti. Uno studio del 2010 mostra come il coefficiente di Engel – percentuale della spesa familiare alimentare sul totale – dei migranti supera il 50%, il che restringe sia la disponibilità che la possibilità di consumo, limitando così la domanda interna. Quindi se vogliamo incrementare l’urbanizzazione dobbiamo risolvere il problema dei migranti, facendoli diventare pienamente cittadini dei luoghi in cui abitano, con accesso a servizi e diritti.

Il governo centrale si è occupato di questo problema nella Conferenza per il Lavoro e l’Economia del 2011. Nel documento conclusivo, si afferma che i lavoratori migranti diventeranno gradualmente residenti urbani, risolvendo così le difficoltà per istruzione, casa, salute. Un intervento adeguato, che potrebbe ridurre le distanze fra abitanti delle città e delle campagne. In realtà molte amministrazioni regionali già hanno preso provvedimenti per fornire a queste fasce di popolazione alcuni servizi. Ad esempio in alcune circoscrizioni delle province di Guangdong e Zhejiang, o Shanghai, c’è l’assicurazione, come per i cittadini regolari. In certe città come Nantong, provincia Jiangsu, si è provato con le case popolari. Ma per affrontare complessivamente il sistema hukou, va riformata la divisione cinese fra città e campagna, superati squilibri e diseguaglianze. Però localmente non si possono fare grossi progressi perché lo hukou dipende dal governo centrale. Che ha toccato il problema nel 2009 e poi nel 2011, ma occorre fare di più per le riforme.

Intervenendo sullo squilibrio, le città devono cambiare altre politiche discriminatorie fra cittadini e migranti. La cosa più importante è di garantire ai figli di questi ultimi occasioni per studiare, evitando che lo squilibrio diventi ereditario tra le generazioni. Certo trasformare gli ex contadini in veri cittadini necessità di un enorme programma a coinvolgere decine di milioni di persone, cosa che non può essere fatta in pochissimo tempo. Occorre agire gradualmente, dando priorità agli aspetti più urgenti. Le metropoli come Pechino o Shanghai già hanno una popolazione molto numerosa, quindi sarà importante orientare flussi verso le città piccole e medie. Ma perché in Cina il processo di urbanizzazione proceda senza intoppi lo Stato deve mantenere la sua promessa di trasformare i migranti in cittadini a tutti gli effetti.

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