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Italia Nostra
“Chiediamo la tutela del sistema dei colli Tuvixeddu-Tuvumannu”
30 Agosto 2008
Sardegna
Gli errori pregressi e alcune singolari novità (un "premio di rinvenimento" ai costruttori!) nel documento inviato il 27 agosto 2008 a chi può decidere

Alla cortese attenzione di: Ministro per i Beni e le Attività Culturali sen. Sandro Bondi, Direttore Generale Beni Archeologici dott. Stefano De Caro, Direttore Generale PARC arch. Francesco Prosperetti, Direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna arch. Eli Garzillo, Soprintendente ai Beni Archeologici della Sardegna, dott.ssa Fulvia Lo Schiavo, Soprintendente ai BAP della Sardegna arch. Fausto Martino, Presidente della Regione Sardegna dott. Renato Soru, Assessore regionale Beni Culturali dott.ssa Maria Antonietta Mongiu, Assessore regionale Urbanistica dott. Gianvalerio Sanna, Presidente della Provincia di Cagliari dott. Graziano Milia, Sindaco di Cagliari dott. Emilio Floris,

Oggetto: Richiesta di tutela del sistema dei colli Tuvixeddu-Tuvumannu

Italia Nostra ricorda che il Consiglio di Stato, con le sentenze che hanno confermato l’annullamento del provvedimento di vincolo paesaggistico imposto dalla Regione Sardegna - decisioni che consentono, di fatto, l’edificazione di parte dei colli -, ha solo affermato una verità processuale. Una verità obbligata dal rispetto di tempi e procedure e necessariamente limitata dalla rigida osservanza del principio della corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato. Che non si tratti di una verità definitiva e assoluta emerge dalle stesse sentenze, laddove si afferma che, qualora la Regione intenda riavviare una procedura volta all’estensione del vincolo, lo potrà fare tenendo conto “delle notazioni e indicazioni, di carattere essenzialmente formale” prescritte dallo stesso organo giudicante, rinnovando “integralmente e ab origine la necessaria attività istruttoria”.

Per i colli di Tuvixeddu e Tuvumannu, purtroppo, il fatto che la verità processuale possa non coincidere con quella sostanziale, non è una novità.

Il 19 gennaio 1996 un’altra decisione del Tar Sardegna, sempre confermata dal Consiglio di Stato, accogliendo le richieste di un costruttore, dichiarò “illegittimo per difetto di istruttoria e inadeguatezza della motivazione il decreto col quale il Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, accertata l’esistenza di antiche testimonianze in alcune unità immobiliari ..., imponga il vincolo di notevole interesse archeologico sull’intera area, senza fornire alcuna specifica e dettagliata indicazione circa l’acquisita certezza della presenza e della dislocazione di reperti archeologici nelle restanti particelle catastali ..., ovvero senza dimostrare congruamente che i beni ritrovati costituiscano un complesso inscindibile, tale da rendere indispensabile l’imposizione del vincolo su tutta la superficie considerata ed il conseguente sacrificio degli interessi della totalità dei proprietari dei lotti di terreno inclusi nella stessa.”

Solo un anno dopo - e fino al 2003 - in quelle stesse aree, a causa dell’attività edilizia autorizzata a seguito dell’annullamento del decreto di vincolo, sono emerse 431 (quattrocentotrentuno) sepolture.

Nonostante l’evidenza dei ritrovamenti, allora, prevalse la verità processuale. Non si diede l’avvio ad un nuovo procedimento di imposizione del vincolo e le tombe - in parte scavate nella roccia e dotate di strutture monumentali - dopo essere state indagate e private dei ricchi reperti, furono ricoperte da una cortina di palazzi. Venne cancellato il panorama sugli stagni dal versante occidentale della necropoli e si oscurò definitivamente la vista del colle dal viale Sant’Avendrace. Al costruttore, grazie ai prevedibili - benché negati in giudizio - ritrovamenti è stato offerto in ricompensa, dallo stesso Ministero, un premio di rinvenimento.

Il ricordo di parte di quelle sepolture rimane affidato a due pubblicazioni in cui, paradossalmente, si attestano “le buone condizioni di conservazione” delle strutture “che hanno consentito ... la comprensione dei modi delle ripetute occupazioni e in qualche caso degli atteggiamenti di profondo rispetto nei confronti dei più antichi defunti”.

All’indomani delle decisioni del Consiglio di Stato, per evitare il ripetersi di simili devastazioni, Italia Nostra chiede al Ministero per i Beni e le Attività Culturali la predisposizione di una seria indagine conoscitiva estesa a tutta l’area dei colli di Tuvixeddu e Tuvumannu - indagine mai effettuata malgrado le espresse previsioni contenute nello stesso Accordo di Programma del 2000 - affinché si realizzi al più presto l’efficace tutela dell’intera superficie. La necessità di un adeguamento del regime vincolistico attuale, del resto, è già reso palese dalla maggiore estensione e dall’accresciuto valore dell’impianto funerario emerso a seguito della scoperta di 1166 (millecentosessantasei) nuove sepolture, rinvenute tutte successivamente alla predisposizione del sistema di salvaguardia risalente agli anni ’96 e ’97.

Ulteriori esigenze di tutela diretta derivano anche dal fatto che nella pineta del villino Mulas e nelle zone circostanti - compresa la stessa via Is Maglias - nel corso degli anni, sono emerse diverse sepolture, a dimostrazione che l’area sepolcrale si è estesa fino a quella ora destinata all’edificazione e che i beni ritrovati - anche se non sempre materialmente conservati -, in quanto parte della medesima necropoli, “costituiscono un complesso inscindibile tale da rendere indispensabile l’imposizione del vincolo su tutta la superficie considerata”.

Italia Nostra sottolinea, inoltre, il “valore primario e assoluto” del paesaggio, sancito dall’art. 9 della Costituzione, rilevando che “la conservazione della morfologia del territorio e dei suoi essenziali contenuti ambientali”, è un principio fondamentale della sua tutela la quale, “rientrando nella competenza esclusiva dello Stato, precede e comunque costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali (Corte Costituzionale sentenza n. 367/07).

Italia Nostra, infine, ricorda che per il nostro ordinamento il sistema di salvaguardia deve essere effettivo ed efficace, in grado di proteggere realmente il patrimonio culturale e di assicurarne la conservazione.

Per questi motivi Italia Nostra, certa che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali terrà fede all’impegno assunto con la risposta all’interrogazione parlamentare del 24 luglio scorso, chiede la difesa dell’intero sistema dei colli, perchè soltanto preservando l’unità paesaggistica dell’insieme le eccezionali emergenze archeologiche e naturalistiche ivi presenti potranno conservarsi nel proprio contesto.

Nella speranza che, questa volta, per i colli di Tuvixeddu e Tuvumannu la verità sostanziale prevalga su quella processuale prima che sia troppo tardi.

Per Italia Nostra la Delegata regionale alla tutela del patrimonio culturale Maria Paola Morittu

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