Un primo dibattito pubblico sul progetto Tui a Castelfalfi, ampiamente documentato su Eddyburg, si è concluso nel dicembre 2007 con alcune raccomandazioni del Garante alla comunicazione recepite dal consiglio comunale di Montaione in una delibera dove si stabilisce (fra l’altro) .. ’che si provveda:’
- alla verifica, con il supporto e la consulenza di Acque S.p.A...., delle reali esigenze di risorse idriche e delle modalità di approvvigionamento e di gestione;
- ad un ridimensionamento dell’intervento e alla qualità architettonica della progettazione del medesimo....;
- alla formulazione di un piano industriale dell’attività della Società Tenuta di Castelfalfi....;
- che sia mantenuta l’unitarietà dell’intervento.
Per dare corso al progetto, il 31 luglio 2008 il Comune di Montaione ha adottato una variante al Regolamento urbanistico. Leggere come in questa sede siano state tradotte le raccomandazioni del Garante è anche un’occasione per una riflessione più generale sul funzionamento della normativa regionale, qui sottoposta alla prova dei fatti da un’operazione particolarmente impegnativa e complessa.
Sul sito on line del Comune di Montaione è consultabile, oltre al RU (relazione, norme tecniche, cartografia), anche una ‘Guida alla variante’; un documento importante perché elemento fondamentale di comunicazione ad un pubblico più esteso del locale e quindi veicolo di una possibile nuova forma di partecipazione sul caso Castelfalfi La Guida è articolata in tre parti, oltre ad una premessa. La prima parte contiene una sintesi della valutazione integrata. La seconda è dedicata al Verbale di intesa fra Comune e Società Tenuta Castelfalfi Spa (Tui). Nella terza sono riassunti i principali contenuti della variante..
La valutazione integrata della variante al RU ha dato esito ampiamente positivo (chi ne avrebbe dubitato?) con alcune raccomandazioni riguardanti azioni di mitigazione e compensazione da rispettare nelle fasi attuative. Ma nel merito e soprattutto per la risorsaacqua, questione assolutamente cruciale, sono ripetute, senza approfondimenti, le indicazioni della delibera. In particolare, nella valutazione si raccomanda che in sede di approvazione della Variante il promotore fornisca bilanci idrici ed energetici debitamente certificati (un passo indietro rispetto alle raccomandazioni del Garante). Si dovrebbe invece affidare ad un soggetto terzo e indipendente la redazione degli studi sui bilanci idrici; come sarebbe molto meglio da un punto di vista partecipativo, che questi bilanci fossero preparati e valutati primadell’adozione del Regolamento Urbanistico. A maggior ragione se si considera che la questione ‘acqua’ è emersa come fondamentale nel dibattito, ed è proprio a proposito dei bilanci idrici che quasi tutti i partecipanti hanno evidenziato forti elementi di criticità.
La seconda parte della Guida illustra i principi fondamentali di un ‘Verbale di intesa’ che dovrebbe regolare gli impegni tra pubblico e privato. Si tratta di un documento di intenti, si spera non troppo generici, che – dice la Guida - sarà sottoscritto prima dell’adozione della variante,e in effettinella Guida i principi dell’intesa sono tutti coniugati al futuro; d’altra parte, se l’intesa, ad adozione avvenuta, è stata già firmata, perché non renderla di pubblica conoscenza e verificarla in termini di corrispondenza con le raccomandazioni del Garante?
Infine nella terza parte vi è una sintesi delle norme di attuazione, non solo di difficile comprensione per una valutazione del carico antropico complessivo, ma anche come semplice calcolo dei volumi e delle superfici utili. Manca, come si è accennato, l’analisi della domanda e della possibile offerta di risorse idriche: i metri cubi, more solito, anticipano la sostenibilità.
Quanto alle norme di attuazione nei primi tre punti dell’art. 45, alla voce ‘Castelfalfi’ vi sono alcuni enunciati criptici di cui di seguito diamo un esempio, perché i lettori di Eddyburg ci aiutino in un’analisi logica e sintattica che non siamo riusciti a portare a termine.
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La lettura dei documenti ancora non disponibili on line consentirà un giudizio più approfondito sulla fase attuale del progetto. Tuttavia fin da ora sono evidenti due elementi critici, ormai costanti nella pianificazione toscana. Il primo elemento è il sistematico rinvio di analisi e decisioni strategiche a qualche fase e/o strumento urbanistico successivo. Questa prassi non è innocente perché funziona come un sistema di scatole cinesi che da una parte costituisce degli ‘stati di diritto’ da cui non si può tornare indietro, dall’altra riduce in modo irreversibile le opzioni del progetto. Di fatto si crea un vero e proprio ‘imbuto’ decisionale in cui diminuiscono progressivamente e drasticamente le possibilità di partecipazione. E, ancora, a proposito di rinvii alle fasi successivi, è paradossale l’anomalia di rimandare alla convenzione contestuale al piano attuativo non solo la formulazione del piano industriale, ma addirittura la valutazione di conformità del progetto alla normativa del PIT.
Per compiere questa disinvolta acrobazia il RU si inventa una nuova categoria concettuale, decisiva per l’approvazione del RU, il cui significato tuttavia sarà spiegato – si annuncia - successivamente. Recita infatti l’art 45 alla voce Caratteristiche dell’azione territoriale complessa che ‘in tale convenzione sarà chiarito il significato della definizione di “ambito residenziale integrato al sistema complessivo turistico-ricettivo (RTR)”, che il presente articolo individua come categoria rispondente agli obiettivi del Piano strutturale comunale e del Piano di indirizzo territoriale (PIT) regionale vigenti per l’utilizzo del patrimonio collinare secondo una dinamica imprenditoriale garante della “funzionalità strategica degli interventi sotto i profili paesistico, ambientale, culturale, economico e sociale “ statuita dall’art. 21 della disciplina del PIT già citato’. Vale a dire che prima si afferma con una presa si posizione ontologica che il progetto è conforme alla normativa del PIT, poi si spiegherà come e perché.
L’altro elemento critico, collegato al precedente è, a dispetto della proclamata unitarietà dell’intervento, l’eventuale frammentazione di piano e progetto in tante parti che rischiano di rendere incontrollabile il tutto (fin troppo banale dire che la valutazione di un progetto non è uguale alla sommatoria delle valutazioni delle sue parti). Da questo punto di vista è pericolosa la possibilità prevista nel NTA di spezzare di fatto il piano attuativo unitario in tanti piani riferiti a ognuna delle 12 unità minime di intervento. Rimane da chiedersi perché per il progetto Castelfafi non sia stata applicata la procedura del Piano complesso di intervento (che viene invece usata al di fuori delle prescrizioni della legge 1/2005 da altri comuni toscani), permettendo in tale modo un’approvazione contestuale di Regolamento Urbanistico e piano attuativo.
Sarebbe un errore se il Comune di Montaione, sotto la pressione di Tui, volesse dare un’accelerazione al progetto prima di avere sciolto alcuni nodi strategici riguardanti la sostenibilità dell’operazione in termini ambientali e paesaggisitici, mettendo ‘in cascina’ (di Tui) alcuni punti edificatori fermi e immodificabili. Spesso le scorciatoie sono pericolose e a conti fatti fanno perdere più tempo di un progetto ben valutato e partecipato in tutte le sue parti.