Un successo clamoroso, nitido e politicamente inequivocabile. Alle Primarie hanno partecipato in quasi 13 mila, come nella consultazione di cinque anni fa e quindi in assoluta controtendenza. La proposta di “alternativa in Comune” ha convinto la stessa base del Pd, che esige di girare pagina dopo lo scandalo Mose. Infine, con Casson si conferma l’«anomalia» di Venezia nei confronti della vecchia guardia Ds quanto della “rottamazione” senza complimenti.
Ma è già tempo di organizzare la campagna elettorale “vera”: altri due mesi di incontri, convegni, dibattiti sempre nel solco tracciato al momento della candidatura. Casson, 61 anni, è riconosciuto per il profilo estraneo alle logiche di lobby e salotti. Da magistrato si è occupato di Gladio, Tangentopoli, Petrolkimico e incendio della Fenice. Da senatore è fra i dissidenti Pd e ha voluto Corradino Mineo al suo fianco nelle primarie. Da appassionato di basket, sa bene quanto pesano fiducia e disciplina nel gioco di squadra.
Domenica sera, ha stappato la bottiglia del successo finalmente con un bel sorriso. E ieri si è risvegliato… più Felice, anche se già impegnato dalle prime riunioni come candidato sindaco dell’intera coalizione. «Abbiamo segnato un bel canestro da tre punti, ma dobbiamo tutti insieme giocare per vincere la partita che vale Ca’ Farsetti» commenta.
Chiusa la competizione delle Primarie, qual è il clima?
«Voglio ringraziare Pellicani e Molina, perché si sono subito dimostrati più che disponibili a collaborare. Una dimostrazione di quanto il centrosinistra a Venezia sia unito. E mi hanno fatto piacere i messaggi e le telefonate che ho ricevuto dai vertici del Pd, dal governo, da sindaci come Ignazio Marino».
Casson candidato sindaco, nonostante Renzi?
Ma no, per carità. Renzi, correttamente, non è intervenuto e nemmeno avrebbe potuto. E il Pd sa benissimo che sono elezioni amministrative…
Dunque, qual è la lettura giusta di queste Primarie?
Un’indicazione esplicita, forte e perfino naturale contro l’apparato della politica vecchia e soprattutto poco trasparente. Ad ogni iniziativa pubblica, i cittadini lo manifestavano continuamente: volevano cambiare, sul serio e senza più deleghe in bianco. La vicenda, giudiziaria e non, legata al Mose ha lasciato un segno indelebile: la città ha bisogno di chiudere quella stagione con una politica davvero diversa.
I cassoni del Mose, ormai, sono pronti…
Nel 2017, secondo gli ultimi annunci, dovrebbe anche cominciare a funzionare. Ma restano sempre aperte le questioni legate da un lato agli effettivi costi di gestione del Mose e dall’altro alla manutenzione delle 78 paratoie fra il Lido e Chioggia, che esigeranno ulteriori ingenti risorse.
Una “vertenza Venezia” con il governo?
Diventa indispensabile un “patto con la città”. Da palazzo Chigi dovranno venire a Venezia, perché oltre al Mose c’è il bilancio da far quadrare (e non certo sulle spalle dei dipendenti comunali e dei cittadini) insieme al futuro della città più bella del mondo, che necessita di certezze da Roma.
Grandi Navi: un altro tema che contrappone il turismo di massa alla salvaguardia della laguna. Che si fa?
L’ho detto subito, presentando il programma. Lo scavo del Canale Contorta non solo è una distruzione che va anche contro la legge dello Stato, ma sarebbe un’opera sbagliata dal punto di vista dell’assetto idrogeologico. È ciò che, per altro, abbiamo sempre sostenuto quando ci si accusava di essere quattro gatti con la vocazione del “Signorno”. Prendo atto volentieri che già nelle Primarie non eravamo più soli. E aggiungo che occorre prendere una decisione in tempi rapidi, ma non sulla testa di Venezia…
Il candidato del centrosinistra che vuol diventare sindaco cosa garantisce in termini di discontinuità con il passato?
Premessa: non mi sono mai sognato di sostenere che negli ultimi vent’anni Venezia è stata male amministrata dal centrosinistra. Se mai, ci sono stati alcuni che non lo hanno fatto bene. Di certo in giunta ora potrà sedersi solo chi si impegna ad amministrare a tempo pieno: nessuno ordina di fare l’assessore e quindi bisogna davvero dedicarsi a Venezia, non un paio di giorni alla settimana. E viene altrettanto facile interpretare la volontà dei cittadini: addio al manuale Cencelli, alle logiche di partito o peggio ancora di corrente. A Ca’ Farsetti ci sarà posto solo per le competenze, il merito, la professionalità e la massima trasparenza.