loader
menu
© 2024 Eddyburg
Sara Magro
Casa Flora è il nuovo indirizzo per sentirsi veneziani a Venezia
4 Aprile 2017
Vivere a Venezia
Singolare iniziativa dell'università Iuav di Venezia, gestita e partorita durante la recente Biennale di architettura e battezzata oggi, "magna com laude", dal giornale della Confindustria. Una performance splendida per sviluppare il tema drammatico dell'accoglienza.

Singolare iniziativa dell'università Iuav di Venezia, gestita e partorita durante la recente Biennale di architettura e battezzata oggi, "magna com laude", dal giornale della Confindustria. Una performance splendida per sviluppare il tema drammatico dell'accoglienza. il Sole 24 ore, 3 aprile 2017 , con postilla

Spesso un esperimento virtuoso diventa un bel progetto. Un esempio è Casa Flora (www.casafloravenezia.com), appartamento acquisito da Gioele Romanelli di fianco al suo hotel a Venezia, anch'esso Flora, per farci un spazio nuovo per l'ospitalità. Non un altro albergo però – sarebbe stato il terzo contando anche il Novecento –, non il solito bed and breakfast, piuttosto un appartamento dove sentirsi “veneziani” anche se per poco tempo. Serviva un'idea giovane, fresca, innovativa. E chi, se non degli studenti di design e architettura, poteva suggerirla?

Lo scorso anno, durante la Biennale di Architettura, è stato organizzato un workshop residenziale con sei studenti, due dello Iuav di Venezia, due di Domus Academy a Milano e due della Parsons di New York, i quali, sotto la guida Diego Paccagnella, fondatore di Design-Apart, dell'architetto Matteo Ghidoni e del professor Stefano Micelli, hanno immaginato come trasformare una vecchia casa veneziana in un appartamento moderno e funzionale.

Come prima cosa, hanno suggerito di abbattere le pareti che dividevano gli spazi della zona giorno, per creare un continuum fluido tra salotto e sala da pranzo, con la cucina a vista al centro che ricorda un banco del Mercato di Rialto. La zona notte invece è separata e chiusa dal resto dell'open space. Durante il soggiorno nella casa, i ragazzi hanno visitato alcune aziende partner, tra cui Berto, che ha fatto i letti e i divani, Ex Novo che si occupa di illuminazione e Tm Cucine.
Concluso il workshop con gli studenti, Diego Paccagnella ha ripreso la direzione artistica del progetto coinvolgendo più di 20 artigiani e aziende italiane per arredare la casa. Così Mingardo, recentemente premiato da Wallpaper per un progetto di portabiciclette, ha fatto i guardaroba, le porte in vetro e ferro dei bagni e gli altri oggetti in metallo; Rubelli i tessuti, Xilia le porte e il tavolo da pranzo in radica, Salviati la preziosa collezione di vetri.

Ma si potrebbe continuare a lungo, perché ogni dettaglio è frutto di una ricerca e di una scelta accurata di prodotti italiani, dai cosmetici siciliani Ortigia ai prodotti per i capelli AccaKappa, alle porcellane artigianali Paravicini. Stesso approccio per libri e foto dell'appartamento: i volumi d'arte sono scelti da Bruno, una delle librerie più innovative della città, e le immagini appese, spesso inedite e in bianco e nero, provengono dall'archivio Camera Photo, che ne possiede circa 300mila. Piante e fiori invece non hanno solo funzione decorativa, ma di benessere. Il verde - afferma il fiorista e vivaista Gabriele Bisetto Trevisin che ha curato l'allestimento – assorbe la polvere, l'anidride carbonica, le polveri sottili, migliora persino l'acustica dell'ambiente grazie alla fonoassorbenza. In base alle proprietà, ha scelto piante della famiglia delle aracee, e le ha strategicamente sistemate in soggiorno, in sala da pranzo, nei bagni-serra e persino nei comodini con vaso fatti disegnare da Mingardo perché, al contrario di quel che si crede, addirittura migliorano la qualità del sonno.

Cercare ed esporre l'eccellenza made in Italy in un appartamento è un modo virtuoso per unire ospitalità e design: diventa una show-room da abitare, l'evoluzione della boutique, secondo Paccagnella. Durante il soggiorno a Casa Flora, gli oggetti si usano, si toccano, se ne verifica la funzionalità, si vedono contestualizzati e interpretati, e se piacciono si possono comprare uguali o con le variazioni necessarie.

Gioele Romanelli non voleva creare una dépendance dei suoi alberghi, bensì un luogo dove gli ospiti potessero vivere da veneziani. Ma: dove va un cittadino a fare la spesa o a mangiare bene? Dove fa shopping? Quali sono i ritrovi? Perciò Gioele e la moglie Heiby, che veneziani ricercati sono nella vita quotidiana, hanno selezionato alcune esperienze per gli “abitanti” di Casa Flora. Su richiesta, i fratelli Alberto e Dario Spezzamonte dell'enoteca con cucina Estro preparano a domicilio colazione e pranzi e organizzano corsi per fare il baccalà mantecato, le sarde in saòr e altre ricette tradizionali attualizzate. Insomma all'arrivo, gli ospiti non vengono abbandonati a se stessi, come in una qualunque casa in affitto, ma trovano il taxi di Magillino che li aspetta alla stazione, e una serie di indirizzi collaudati a cui attingere, compreso quello di Gabriele Gemeiner, che viene a casa su appuntamento e fa le scarpe su misura. Senza dimenticare che, scostando le tende, e seduti su una comoda poltrona in vimini, tra le dimore addensate e irregolari, si intravvede il cupolone della Basilica della Salute. Segno che ci si trova nella Venezia più autentica.

postilla

Il progetto è stato elaborato all'Iuav mentre alla Biennale architettura - sia pure nei limiti mercantili della sua gestione - si discutevano progetti ispirati a una visione realisticamente drammatica del mondo di oggi, dei suoi drammi e conflitti, e alla necessità dare risposte alle esigenze dei più poveri, fragili e sfruttati, a partire dagli "sfrattati dallo sviluppo". L'Iuav (o almeno un gruppo dei suoi docenti) stava dalla parte opposta. Evidentemente, in compagnia del Sindaco della loro città l'architetto Luigi Brugnaro, che alla Biennale esponeva il suo progetto dei cento grattaceli a Porto Marghera e nella sua testa preparava già il progetto della "cittadella dei poveri", dove rinchiudere quanti, non essendo benestanti, deturpano con la loro presenza il decoro della città).

A meno che (e in questo caso ci scuseremmo con i promotori dell'iniziativa) non si intenda dare ospitalità ad alcune famiglie siriane reduci dalle macerie di Mossul o di Aleppo, ospitandoli in «una vecchia casa veneziana trasformata in un appartamento moderno e funzionale». (e.s.)
ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg