Inseriamo un interessante documento.
La Risoluzione (n. 268/2008)1 è stata discussa e approvata dalla Camera dei poteri locali il 28 maggio 2008 e adottata dal Congresso il 29 maggio, 2008, 3° seduta (vedi doc. CPL(15)4RES, progetto di risoluzione presentata da C.A. Pinto (Portogallo, L, PPE/DC), relatore, e W. Borsus (Belgio, L, GILD) e M. Constantin (Francia, L, SOC), co-relatori).
Risoluzione 269 (2008)1
1. La prima Carta urbana europea, adottata nel 1992 dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, ha segnato una tappa fondamentale per l’indispensabile riconoscimento della realtà urbana. Tale iniziativa è stata l’antesignana di una nuova impostazione seguita poi in tutta Europa, contrassegnata dall’adozione di numerosi testi fondamentali relativi alla città, elaborati da altre organizzazioni internazionali o da associazioni di enti territoriali.
2. In questi ultimi quindici anni, abbiamo assistito a profondi cambiamenti delle nostre società, delle nostre economie e delle nostre culture. In questo contesto di sfide locali e globali e dello sviluppo senza precedenti dell’urbanizzazione, il Congresso ha deciso di riformulare alcuni dei principi contenuti nella versione originale della Carta, per completarli e aggiornarli.
3. Con la Carta urbana europea II, il Congresso propone un Manifesto per una nuova urbanità, una nuova cultura di vita urbana, destinato a incoraggiare gli enti locali europee a costruire una città sostenibile.
4. Questo Manifesto delinea un insieme di principi e di concetti comuni, per permettere alle città e ai loro abitanti di affrontare le sfide urbane della società odierna. Il Congresso invita le collettività locali, in tutta la loro diversità e nel rispetto dei valori europei condivisi, a mettere in atto nelle loro politiche pubbliche i principi di un governo etico, di uno sviluppo sostenibile e di una maggiore solidarietà.
5. Il Congresso si dichiara soddisfatto della vasta consultazione condotta dalla sua Commissione dello sviluppo sostenibile e dal suo relatore, Carlos Alberto Pinto, in collaborazione con le commissioni statutarie del Congresso e le associazioni nazionali e internazionali di poteri locali. Desidera ringraziare l’insieme degli esperti e degli specialisti che hanno contributo alla riflessione e all’elaborazione dei contenuti.
6. Il Congresso decide di:
a. pubblicare la Carta urbana europea II – Manifesto per una nuova urbanità nel maggior numero possibile di lingue europee;
b. trasmettere il Manifesto ai poteri locali degli Stati membri del Consiglio d’Europa e alle loro associazioni;
c. organizzare una Conferenza per fare conoscere il Manifesto e i suoi contenuti;
d. comunicare il Manifesto al Comitato delle Regioni dell’Unione europea, invitandolo a diffondere questo testo che, insieme alla Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili, impegna gli enti locali europee a costruire una città più sostenibile.
7. Il Congresso invita i poteri locali degli Stati membri del Consiglio d’Europa a:
a. dare attuazione, nelle loro azioni e nelle loro politiche, ai principi enunciati nel Manifesto per una nuova urbanità;
b. distribuire il Manifesto ai loro partner locali e alla popolazione, per familiarizzare i cittadini delle città con i suoi principi e le sue disposizioni principali.
8. Il Congresso invita inoltre le associazioni di poteri locali e regionali, nazionali e internazionali e le associazioni non governative impegnate nelle riflessioni sul futuro urbano a:
a. diffondere ampiamente il Manifesto presso l’insieme degli enti locali nei loro rispettivi paesi;
b. organizzare eventi e incoraggiare l’introduzione nelle politiche locali dei principi proposti in questo Manifesto.
Allegato:
Carta urbana europea II – Manifesto per una nuova urbanità
Preambolo
1. La prima Carta urbana europea è stata adottata nel 1992 dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa. Tale iniziativa è stata l’antesignana di una nuova impostazione in Europa. Sono ormai trascorsi quindici anni e le nostre società, le nostre culture, le nostre economie si sono profondamente trasformate.
2. La grande frattura europea tra l’est e l’ovest del continente, che ha segnato durevolmente il dopoguerra, si è ora sanata. Numerosi Stati si sono impegnati ad andare oltre, sulla via di un’ambiziosa politica di cooperazione all’interno dell’Unione europea o del Consiglio d’Europa.
3. In questo periodo cruciale, le nostre città sono state le prime, tra i territori europei, ad essere maggiormente confrontate ai problemi legati alla mondializzazione e sono rapidamente divenute i punti focali del processo di adeguamento dell’Europa alle nuove condizioni tecnologiche, ecologiche economiche e sociali che tale fenomeno ha imposto. Le nostre città sono quindi entrate, volenti o nolenti, nell’era globale e hanno dovuto raccoglierne le principali sfide.
4. Hanno acquisito una maggiore consapevolezza del loro nuovo ruolo e si sono configurate in quanto « attore collettivo», luogo di iniziative e di creatività. Sono diventate il luogo per eccellenza in cui emergono nuovi modi di vita, forme diverse di sociabilità e una nuova plasticità delle realtà sociali, spesso caratterizzate dall’instabilità familiare e professionale e dalla mobilità residenziale.
5. Hanno nel contempo assistito a grandi trasformazioni sociali ed economiche: progressiva diminuzione della classe operaia e disindustrializzazione dei territori, aggravazione delle disparità sociali e crisi dei quartieri popolari, crescente immigrazione e invecchiamento della popolazione, persistente espansione urbana e uso generalizzato dell’automobile. Hanno inoltre dovuto affrontare le sfide legate alle minacce che gravano sul nostro ambiente.
6. In questo periodo di evoluzione accelerata, sono stati adottati altri testi fondamentali relativi alla città. Alcuni sono stati elaborati dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa2. Altri dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa3, dall’Unione europea4, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite5 o dalla società civile e dalle associazioni di enti territoriali6.
7. Tutti questi testi di riferimento hanno segnato la progressiva presa in considerazione dei più importanti cambiamenti di questi ultimi quindici anni. Globalmente, costituiscono un seguito alla Carta urbana del Congresso e nella maggior parte dei casi sono stati approvati dagli Stati europei. Dimostrano un’acuta consapevolezza dell’importanza dei mutamenti in corso e una volontà collettiva di affrontarli. Redatti da organizzazioni molto diverse, con una grande varietà di stili, ribadiscono tutti il diritto alla città e pongono in risalto il ruolo imprescindibile del cittadino che, in quanto abitante della città, deve essere al centro delle politiche urbane.
8. Tuttavia, di fronte alla diversità di questi testi internazionali di riferimento sullo sviluppo urbano, il Congresso ha ritenuto necessario riformulare alcuni dei principi della Carta urbana europea e, pur conservandone nella sua versione originale il suo completo valore di testo di riferimento, gli è parso opportuno completarla e aggiornarla. È la finalità di questo manifesto, che in questo inizio di secolo intende attestare l’esigenza di una nuova forma di urbanità.
Competenze europee in materia di gestione delle città e prospettive di una nuova urbanità
9. Nell’adottare la presente Carta urbana europea II, che fa seguito a quella del 1992, il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa ha l’ambizione di delineare un insieme di principi e di concetti comuni, che consentano alle città di affrontare le sfide odierne poste dalle società urbane e di tracciare per i principali attori dello sviluppo urbano e per i cittadini europei delle città le prospettive di una nuova urbanità, ossia di un saper vivere insieme e di una nuova cultura della vita nelle città.
10. In tale spirito, noi, amministratori locali europei membri del Congresso, ribadiamo l’importanza delle competenze europee in materia di gestione delle città. Siamo convinti che tale patrimonio di competenze, derivante dalle esperienze condotte dai governi urbani e dalle riflessioni, dai rapporti e dalle dichiarazioni adottate dai principali attori dello sviluppo urbano, rappresenti un primo zoccolo duro di principi, sul quale basare il nostro manifesto. In particolare, consideriamo adeguati i seguenti principi:
11. Le città europee appartengono ai cittadini che vi abitano, sono un bene economico, sociale e culturale che deve essere trasmesso in eredità alle generazioni future.
12. Le città europee, vista l’importanza delle sfide globali che devono affrontare, sono il luogo in cui è auspicabile raggiungere un compromesso storico tra l’aspetto economico, sociale e ambientale.
13. Le città europee hanno la responsabilità di costruire un modello di governance urbana che prenda in considerazione le nuove esigenze della democrazia, in particolare nella sua dimensione partecipativa. Rappresentano un potenziale per la necessaria rivitalizzazione democratica delle nostre società.
14. Le città europee sono un terreno favorevole per la diversità creativa, racchiudono potenti forze innovative. Sono il luogo ideale per promuovere la realizzazione delle aspirazioni personali e l’accesso alle conoscenze e al sapere. Hanno la capacità di integrare e di arricchire reciprocamente le molteplici identità e culture che racchiudono.
15. Le città europee si propongono oggi come motori della prosperità e come importanti protagonisti della mondializzazione. Sono per eccellenza il luogo dello sviluppo ottimale dell’economia della conoscenza, che incarna il futuro della crescita economica dell’Europa.
16. Noi, amministratori locali europei membri del Congresso, siamo fermamente convinti che tali principi e le analisi che li sottendono costituiscono lo zoccolo duro che ispirerà i cambiamenti futuri e le politiche che dobbiamo mettere in atto.
17. La città che intendiamo porre al centro delle nostre priorità è anzitutto una città pensata per i propri abitanti, considerati veri cittadini della città.
18. La città che vogliamo è inoltre una città sostenibile, rispettosa dell’ambiente locale e mondiale.
19. È una città solidale, impegnata a sviluppare la massima solidarietà all’interno del proprio territorio e tra i territori che la compongono.
20. Infine, è una città di saperi e di culture, che ha bisogno dell’esperienza del proprio passato e del proprio presente, permeato di diversità, per proiettarsi nel futuro.
Una città composta di cittadini, oltre che di abitanti
21. Noi, amministratori locali europei, siamo convinti che i nostri concittadini non potranno appagare pienamente le proprie aspirazioni di vita nella città senza essere anche cittadini responsabili, attivi e informati.
22. Ribadiamo al riguardo la validità dei valori e dei principi contenuti nella nostra Carta europea dell’autonomia locale, elaborata nel 1985 e in particolare siamo convinti che il diritto dei cittadini di partecipare alla gestione degli affari pubblici si debba esercitare appieno a livello locale.
23. Pensiamo inoltre che è proprio a tale livello che questo diritto trova la sua dimensione più completa, più diretta e più efficace.
24. Ribadiamo ugualmente i principi dell’etica pubblica, definiti nel Codice di comportamento per gli eletti locali e regionali.
25. Pensiamo infine che la crisi della rappresentanza politica riscontrata in un certo numero dei nostri paesi, che si esprime segnatamente con il tasso elevato di assenteismo alle elezioni, l’aumento dell’estremismo e la diffidenza e il discredito nei confronti della cosa pubblica, possa e debba essere combattuta prioritariamente a livello locale.
26. Noi, amministratori locali europei, siamo convinti che la democrazia urbana, dopo essere stata a lungo una scuola di democrazia nazionale per numerosi responsabili politici, abbia la capacità di ridestare nei nostri concittadini lo spirito pubblico e la sete di democrazia.
27. La Carta europea dell’autonomia locale prevedeva fin dal 1985 la possibilità di ricorrere, accanto ai meccanismi tradizionali di una democrazia di rappresentanza, anche alle pratiche di una democrazia di partecipazione.
28. Incoraggiamo pertanto, come lo raccomanda la Carta dell’autonomia locale, il ricorso alle assemblee di cittadini, alla pratica dei referendum locali e a qualsiasi altra forma di partecipazione diretta dei cittadini.
29. Per favorire l’esercizio di una democrazia locale moderna, raccomandiamo per esempio la creazione di consigli eletti ai vari livelli decisionali urbani, senza peraltro trascurare di mettere a disposizione degli abitanti dei dispositivi per sviluppare l’informazione, il dibattito pubblico e la cooperazione in materia di pianificazione urbana.
30. Nello stesso spirito, al fine di promuovere la partecipazione di tutte le componenti della popolazione urbana, riteniamo che il diritto di voto e di eleggibilità alle assemblee locali urbane debba essere riconosciuto migranti, che in molteplici modi contribuiscono alla vita della comunità.
31. Per ottimizzare l’efficacia di questi vari dispositivi, incoraggiamo le nostre città a utilizzare pienamente le nuove tecnologie dell’informazione, al fine di migliorare la consultazione dei cittadini sui progetti urbani. Riteniamo che l’interattività e la rapidità dell’informazione possano arricchire i processi di partecipazione democratica e migliorare il dialogo tra eletti e cittadini.
32. Le nostre città devono adoperarsi per instaurare le modalità di un’ambiziosa democrazia elettronica locale. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), lungi dall’essere considerate semplici gadget tecnologici, devono rappresentare una reale capacità di mobilitazione democratica, che sarebbe un drammatico errore non utilizzare in questo periodo in cui l’opinione pubblica manifesta un evidente disinteresse per le questioni politiche.
33. Per quanto riguarda le competenze e le responsabilità territoriali, riteniamo che un’adeguata devoluzione sia essenziale per un buon funzionamento democratico delle nostre città; rinnoviamo al riguardo il nostro attaccamento al principio di sussidiarietà, che regola la buona articolazione dei poteri e delle competenze tra il livello europeo e quello nazionale e locale.
34. Il principio di sussidiarietà deve tuttavia essere perseguito fino in fondo e guidare ugualmente la ripartizione delle responsabilità non solo tra lo Stato e il livello locale, ma anche tra i vari livelli del territorio e all’interno dei territori stessi.
35. In tale spirito, crediamo che il principio generale di attribuzione delle responsabilità per la gestione pubblica nelle nostre città debba essere guidato dal costante impegno di ricercare la prossimità ottimale con il cittadino. È un principio che dovrebbe applicarsi, per esempio, tanto alle grandi aree urbane sovracomunali, che agli spazi infracomunali (quartieri, circoscrizioni, distretti), che devono potere disporre di assemblee elette, di un bilancio e di competenze per una gestione di prossimità.
36. Inoltre, la devoluzione delle competenze e delle responsabilità territoriali deve essere accompagnata a tutti i livelli pertinenti dal conferimento di mezzi, in particolare finanziari, necessari per un completo esercizio di tali responsabilità. Raccomandiamo, anche in questo caso, di riferirsi alla Carta europea dell’autonomia locale, nella quale si chiede che le città possano avere il controllo e la gestione delle proprie spese.
37. Siamo convinti che la complessità dell’esercizio di tali competenze per la gestione delle grandi aree urbane richieda oggi un governo delle città chiaramente individuato, eletto democraticamente, animato dal costante impegno di attuare una buona governance urbana.
38. Tale governance deve essere regolata da meccanismi di controllo efficaci e da valutazioni regolari. Deve potere essere oggetto di dibattiti politici e pubblici in occasione di elezioni locali, in modo da mobilitare i cittadini e ottenere l’adesione di una maggioranza di abitanti al progetto politico e collettivo urbano. L’esecutivo urbano eletto, il sindaco o il suo omologo, deve assumere in tale prospettiva la funzione di animatore del territorio, impegnandosi a mobilitare i cittadini e le reti che strutturano il territorio di una città intorno a un progetto politico e collettivo chiaro e leggibile per la maggioranza degli abitanti.
39. La qualità della governance urbana risiede inoltre nella sua capacità di organizzarsi all’interno di un territorio, affinché la dimensione delle istituzioni territoriali corrisponda alle esigenze delle aree urbane che hanno la responsabilità di sviluppare e di amministrare.
40. Riteniamo inoltre che certe questioni non possano dipendere esclusivamente da una gestione di prossimità (l’espansione urbana, le infrastrutture dei trasporti e delle informazioni, il diritto all’alloggio, la tutela ambientale, ecc) e che l’azione pubblica debba potersi inserire naturalmente in una pianificazione territoriale regionale, nazionale e europea, sulla base di un partenariato equilibrato e rispettoso.
41. Al riguardo, l’esigenza dell’equità territoriale raccomanda che le città contribuiscano a un dispositivo per la ridistribuzione delle risorse, destinato a permettere di ridurre le inevitabili disuguaglianze territoriali.
42. Noi, amministratori locali europei, consci dei profondi mutamenti che incidono sulla ricomposizione generale delle competenze tra l’Europa, lo Stato, il livello regionale e il livello locale, riteniamo che l’indebolimento della tutela statale e la conseguente emancipazione delle città non dovranno realizzarsi a scapito di una necessaria solidarietà tra i territori. La crescente espansione delle città non deve aprire la via a una concorrenza spietata e sregolata tra i territori.
43. Siamo convinti che lo Stato debba essere il garante di tale solidarietà, che deve inserirsi nella prospettiva di un assetto equilibrato a livello territoriale, regionale, nazionale ed europeo.
Una città sostenibile
44. Noi, amministratori locali europei, sosteniamo le azioni condotte dai nostri concittadini e in modo più generale da tutti gli attori dello sviluppo urbano, al fine di trasformare le nostre città, di renderle degli spazi urbani sostenibili.
45. Condividiamo le crescenti preoccupazioni dei nostri concittadini di fronte alle manifestazioni sempre più marcate e percepibili della crisi ecologica globale che stiamo attraversando. È una crisi che oggi ha ripercussioni negative sull’insieme della biosfera, e si manifesta con l’impoverimento della biodiversità, il degrado del suolo, la rarefazione delle risorse idriche, l’inquinamento dell’aria, dei bacini fluviali, l’aumento di altre forme di inquinamento e di perturbazioni ambientali e ben altri fenomeni che incidono tutti sulla qualità della nostra vita. Tale crisi è indubbiamente dovuta all’attività umana e si traduce concretamente nel moltiplicarsi di calamità naturali e di eventi climatici eccezionali, che hanno allarmato l’opinione pubblica e fortemente mobilitato i cittadini.
46. Pensiamo che questa crisi ecologica globale rivesta una dimensione specifica nello spazio urbano e che richieda di essere analizzata e trattata in modo specifico nel quadro di un’ecologia urbana.
47. A parte l’attenta protezione dell’ambiente locale che devono garantire per tutelare il loro territorio e i loro cittadini, siano convinti che le città, in un contesto di aggravamento dei rischi, abbiano un ruolo fondamentale da svolgere nel campo della protezione, del ripristino e della gestione del nostro ambiente globale.
48. In considerazione del loro livello di attività economica, della crescente importanza delle popolazioni urbane in Europa, della capacità di generare modelli di comportamento esemplari, le nostre città sono al primissimo posto sul fronte della lotta per un pianeta più abitabile. È nostro compito rafforzare le loro capacità, per aiutarle ad assumersi questa grave responsabilità, che è essenziale per il futuro delle nostre società.
49. In tale spirito, ci impegniamo a sviluppare l’ecologia urbana, per orientare risolutamente le nostre politiche verso uno sviluppo urbano sostenibile. Ci impegniamo altresì a ridurre l’impronta ecologica delle nostre città, a preservarne le risorse naturali, a mantenere e sviluppare la biodiversità, a facilitare un accesso ai beni pubblici e alle reti delle infrastrutture per tutti, a porre l’efficienza energetica al centro delle nostre politiche.
50. Per realizzare tale progetto, sappiamo che dobbiamo organizzare il nostro sviluppo attorno a una forma urbana e a un modello di mobilità diversi.
51. Per quanto concerne la forma urbana, rileviamo che desta serie preoccupazioni l’attuale espansione delle zone urbane. La città estesa e tentacolare, nella maggior parte dei casi è accompagnata da una specializzazione funzionale e settoriale degli spazi urbani, con nette separazioni tra gli insediamenti commerciali, le zone residenziali, le aree dedicate agli svaghi, le zone industriali e artigianali, ecc., che portano a dilapidare in maniera drammatica il capitale ecologico delle nostre città. Questo modello di settorizzazione urbana aumenta lo spreco energetico e aggrava i danni all’ambiente. È una politica che non ha un futuro.
52. Dobbiamo ripensare le nostre città intorno a forme urbane compatte e dense, che richiedano risorse minime per il loro funzionamento e consentano agli abitanti di avere accesso, in prossimità delle loro abitazioni, alle varie strutture di cui hanno bisogno, nonché ai servizi urbani e a spazi di svago, a zone preservate e a parchi naturali. Vogliamo una città che sappia risparmiare a livello delle sue risorse, del suo suolo, degli spostamenti al suo interno, dell’energia. Soltanto la coerenza e la compattezza delle nostre città permetteranno di rendere lo spazio urbano più facile, più accessibile, più vivo per tutti gli abitanti, indipendentemente dalle loro condizioni sociali, dalla loro età o dalle condizioni di salute.
53. Vogliamo una città in grado di controllare la propria crescita, mediante una migliore gestione del suo patrimonio fondiario.
54. La mobilità è l’altra variabile essenziale di un buon funzionamento della città e di uno sviluppo urbano rispettoso dell’ambiente. Gli spostamenti e la mobilità in genere rivestono un accresciuto valore nelle nostre società di intensa comunicazione; diventano un elemento fondamentale del buon uso della città, un fattore discriminante per preservare la qualità della vita urbana.
55. Per raccogliere le sfide di una mobilità controllata e sostenibile, siamo convinti che occorra sviluppare delle alternative credibili all’utilizzo dell’automobile. Sono ormai ben noti gli effetti negativi della priorità accordata all’auto. L’inquinamento dell’aria, l’inquinamento sonoro, l’insicurezza delle strade, la frammentazione degli spazi dovuta all’espansione delle aree e delle infrastrutture, il danno ai nostri paesaggi urbani, tutto questo insieme di fattori ci incoraggia a puntare risolutamente su uno sviluppo più favorevole ai cittadini della città, più attento alla dimensione umana delle nostre città. Dobbiamo liberarci al più presto dall’eccessiva dipendenza dall’uso dell’auto, tanto più che, oltre a provocare disturbi, impedisce a un grande numero di cittadini che non dispongono di questo mezzo di locomozione individuale di godere pienamente della loro città.
56. Spetta a noi, amministratori locali europei, promuovere politiche a favore di una mobilità sostenibile, per stimolare modi di spostamento urbano a basso impatto ambientale, quali la marcia a piedi e la bicicletta e tutti i modi di trasporto pubblici.
57. Al riguardo, dobbiamo orientare le nostre scelte verso una politica pubblica dei trasporti che non si limiti ai trasporti pubblici, ma organizzi una nuova condivisione della rete stradale e dello spazio pubblico, in cui troveranno naturalmente il loro posto tutti i mezzi di trasporto, lasciando all’auto e alle moto un ruolo più modesto, pur tenendo conto della loro utilità sociale.
58. In tale spirito, dobbiamo perseguire parallelamente i nostri obiettivi di sostenibilità, di convivialità e di miglioramento dei flussi di mobilità nelle nostre città, grazie in particolare alle possibilità offerte da una intermodalità generalizzata dei trasporti.
59. La nostra analisi ci porta ad affermare che la dimensione sostenibile del nostro sviluppo urbano (città compatta, mobilità debitamente selezionata e controllata, ambiente rispettato) non vuole essere semplicemente un’altra tappa verso il miglioramento della qualità della nostra vita, ma diventa la condizione imprescindibile per il buon sviluppo dei nostri territori: solo la garanzia della sostenibilità darà una vera coerenza ai nostri progetti di sviluppo urbano e una reale prospettiva di successo alle nostre politiche.
Una città solidale
60. Le nostre città sono inserite in vasti territori. Si sviluppano in uno spazio regionale, nazionale ed europeo. Politicamente ed economicamente, appartengono a tali spazi e cristallizzano le contraddizioni socioeconomiche, in particolare le profonde disuguaglianze sociali che permeano le nostre società.
61. Per noi, amministratori locali europei, appare evidente che lo sviluppo urbano sostenibile deve conciliare l’attività economica delle città con la tutela del nostro ambiente e non può concepirsi senza l’esigenza di equità sociale. Vogliamo che la dimensione sociale diventi una variabile essenziale delle nostre politiche di sviluppo sostenibile. È questo il senso del compromesso storico che vogliamo vedere realizzato dai nostri territori, tra la dimensione ecologica, quella economica e quella sociale. Devono imperativamente essere portate avanti nuove politiche urbane che racchiudano queste tre esigenze.
62. La città che vogliamo creare deve essere uno spazio di qualità di vita per tutti, che garantisca l’accessibilità di tutti alla città e ai suoi servizi, in particolare nel campo dell’istruzione, della sanità, della cultura e dell’alloggio. Deve essere inoltre uno spazio di autentico mix sociale, che rispecchi la nostra ambizione di costruire in Europa una società coesa, inclusiva e diversificata, dotata di norme di qualità di vita ambiziose.
63. La questione dell’habitat umano riveste una particolare importanza. I movimenti di popolazione, che in questi ultimi anni hanno contribuito a fare crescere incessantemente le nostre città, hanno provocato in molti dei nostri paesi e delle nostre città una crisi dell’alloggio, che ha determinato l’aumento dei prezzi immobiliari e fondiari. Malgrado l’aggravarsi della situazione, restiamo fedeli al principio del diritto all’alloggio. Dobbiamo accordare un’attenzione particolare alla messa in opera di un’offerta diversificata di alloggi, al fine di mantenere nei nostri quartieri un mix sociale indispensabile. Dobbiamo trovare il modo di offrire ai nostri concittadini, in tutte le aree della città, la possibilità di un habitat conforme alle loro esigenze e al loro reddito.
64. Tale ambizione richiede da parte nostra una forte volontà politica e una politica di solidarietà attiva, entrambe basate su un’etica democratica. Nostro scopo è promuovere la solidarietà tra le generazioni e nei confronti delle persone a basso reddito, delle persone diversamente abili e di quanti incontrano difficoltà finanziarie e sociali, per riuscire alla fine a combattere l’esclusione sociale e offrire a ciascuno la possibilità di avvalersi dell’immenso potenziale offerto dalla città.
65. Al riguardo, misuriamo il cammino che ci resta ancora da percorrere affinché tale ambizione di realizzare una città solidale diventi realtà. Delle frange importanti delle nostre popolazioni continuano a subire gravi disparità socio-territoriali. Le profonde fratture sociali che dividono i nostri quartieri sono ancora aggravate dalle disparità ecologiche, poiché le persone maggiormente vulnerabili si concentrano nelle aree la cui qualità ambientale è più degradata, provocando un cumulo drammatico di disuguaglianze. Siamo particolarmente allarmati da questi processi di disparità spaziali, che si traducono in fenomeni di “imborghesimento” di certe aree urbane, provocati dal forte rialzo dei prezzi fondiari nei nostri centri urbani, accompagnati dalla parallela ghettizzazione delle aree periurbane, o dalla comparsa in certi luoghi di aree residenziali protette da sofisticati sistemi privati di sicurezza, che favoriscono una segregazione territoriale e contribuiscono a disfare le nostre città.
66. Ribadiamo solennemente che l’obiettivo centrale delle politiche urbane deve essere la coesione sociale e territoriale. Le nostre città sono dei luoghi di vita e di lavoro, multigenerazionali, multiculturali e multireligiosi, in cui dei cittadini di ogni origine hanno tra di loro contatti quotidiani. La società urbana non potrà svilupparsi in modo equo se non promuoverà la reciproca assistenza tra i cittadini, il dialogo tra i gruppi, compreso quello interreligioso e l’associazionismo. Proseguiamo la nostra lotta contro la precarietà, l’esclusione e ogni forma di discriminazione fondata sulla situazione sociale, l’età, la cultura, la religione, il sesso e l’handicap.
67. Occorre inoltre allontanare dalle nostre città ogni forma di stigmatizzazione nei confronti di qualsiasi gruppo determinato, poiché nuocciono gravemente al senso di appartenenza alla collettività urbana e sono molto spesso causa di violenze urbane, di scene di inciviltà e provocano uno stato di insicurezza i cui effetti si fanno dolorosamente sentire sui nostri concittadini, in particolare quelli più vulnerabili (gli anziani, i bambini, le persone isolate, gli immigrati, i poveri).
68. Pensiamo infine che la solidarietà che deve esprimersi all’interno dello spazio urbano debba inoltre ispirare le nostre relazioni con i territori periurbani, con le città limitrofe e con l’insieme delle popolazioni degli altri territori, secondo criteri e meccanismi di ridistribuzione delle risorse definiti a livello nazionale.
69. Nello stesso spirito, constatiamo che l’assistenza reciproca tra le città si sta intensificando a livello internazionale, in particolare a favore dei paesi del Sud. Tale solidarietà si accresce parallelamente ai processi di mondializzazione e prende la forma di un’autentica "diplomazia delle città". Incoraggiamo vivamente queste altre forme di solidarietà con le città di paesi più svantaggiati, che favoriscono la realizzazione di un mondo più equilibrato e più solidale.
70. Se la concezione della nostra solidarietà comincia nei nostri quartieri, non può però fermarsi alle porte delle nostre città.
Una città della conoscenza
71. Le nostre città sono dei crocevia di civiltà, sono per eccellenza il luogo in cui si esprimono i saperi e le culture, sono degli spazi di incontri e di contatti. Noi, amministratori locali europei, concepiamo le nostre città come luogo di scambi, luogo cosmopolita, in cui possono liberamente incontrarsi le differenze ed esprimersi nel rispetto reciproco.
72. Non auspichiamo una città in cui le nostre diverse culture debbano fondersi in un unico modello, globalizzato e mondiale. Le nostre città sono differenti e diversificate sotto il profilo culturale e architettonico, e tali devono restare. Siamo attenti a evitare tutti i rischi di uniformizzazione delle costruzioni e dei servizi e le derive di una pianificazione urbanistica mondializzata, che segua unicamente le norme di un mercato globale e imponga ovunque il proprio identico marchio.
73. Apprezziamo inoltre le culture dei nostri territori, per le loro specifiche identità. Vogliamo promuovere e diffondere le nostre culture locali, le nostre memorie territoriali, in quanto punto di forza in un universo ogni giorno più globalizzato. Ci impegnamo a proseguire i nostri sforzi per sostenere la creazione delle strutture culturali delle nostre città e mantenerle a un livello elevato.
74. Le nostre città sono da sempre il quadro del cambiamento e dell’innovazione, costituiscono un’occasione di progresso e di adattamento alle evoluzioni. Siamo convinti che le nostre città siano i poli territoriali privilegiati dell’economia della conoscenza, che già sostiene ed è destinata a determinare ancora di più lo sviluppo futuro delle nostre comunità.
75. Pensiamo che le nostre città, in questo nuovo millennio, debbano svolgere, ora più che mai, un ruolo storico nella realizzazione in Europa di questa economia della conoscenza. Il declino industriale dei nostri territori, il ritmo e la portata delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, l’irruzione delle biotecnologie e più generalmente delle attività economiche immateriali segnano le nuove forme del nostro sviluppo; sappiamo che i territori possono svolgere un ruolo di primissimo piano in questa evoluzione. Per questo,vogliamo dare la massima priorità al sapere e all’innovazione, all’accesso all’istruzione, alle attività di ricerca e in modo più generale alle attività culturali e artistiche che sono l’humus in cui affonda le sue radici questa nuova economia.
76. Ci impegnamo in tale prospettiva a sviluppare le nostre infrastrutture delle comunicazioni e delle telecomunicazioni e a moltiplicare gli accessi a internet, a creare spazi ‘intelligenti’, a generalizzare le forme di amministrazione elettronica. Vogliamo che le nostre città diventino degli spazi in cui sono promosse delle reti di collaborazione a diffusione capillare, che possano agevolare la circolazione delle conoscenze tra i sistemi educativi e la ricerca e il sistema produttivo. Vogliamo costruire una città digitale, che costituisca un punto di forza per il nostro sviluppo.
77. Siamo consapevoli del fatto che la nostra ambizione di rendere le nostre città crogioli di conoscenze, di saperi, di cultura e di arti non sarebbe credibile se non assumessimo l’impegno di tutelare le loro bellezze architettoniche.
78. Siamo consci che i nostri paesaggi urbani si sono spesso costituiti nell’arco di questi ultimi cinquant’anni senza una reale prospettiva di elevata qualità architettonica, che abbiamo altresì trascurato numerosi paesaggi periurbani e che abbiamo lasciato prorompere alle porte delle nostre città un’urbanistica commerciale priva di anima e di creatività. Vogliamo d’ora innanzi prendere maggiormente in considerazione la dimensione architettonica dei nostri territori e favorire la ricerca, da parte dei decisori politici e dei cittadini, di una cultura architettonica vivace.
79. Vogliamo essere orgogliosi delle nostre città, della loro cultura, ma anche della loro architettura.
Conclusioni
80. Noi, amministratori locali europei, sappiamo che lo sviluppo delle nostre città nell’epoca attuale non è esente da minacce e che la portata delle sfide da affrontare non è mai stata tanto importante come ora: sfide ambientali, democratiche, culturali, sociali ed economiche.
81. Nel presente Manifesto, siamo animati da uno spirito di fiducia nelle nostre città; siamo fermamente convinti che esse rappresentano un punto di forza unico per le nostre società. In quanto motori dei territori e attori politici collettivi, esse devono, individualmente o all’interno di reti, affrontare le trasformazioni delle nostre società. Hanno la capacità di contribuire alla prosperità delle comunità che vi abitano e alla loro sostenibilità. Tale prospettiva non potrà essere esclusivamente locale. Le città devono, nel perseguire questo obiettivo di prosperità e di sostenibilità, restare solidali con gli altri territori.
82. Sappiamo che le nostre città hanno una lunghissima storia e che hanno nel corso dei secoli segnato le nostre culture. Riteniamo che questo loro radicamento nella storia, nella nostra memoria collettiva costituisca anch’esso un punto di forza per proiettarsi nel futuro, facendo leva su una forte identità. Non concepiamo un modello unico di sviluppo urbano, poiché le nostre città hanno la loro propria personalità e sono tutte diverse, e affermiamo che tale diversità è un’opportunità per l’Europa.
83. Affermiamo la diversità delle città, la diversità all’interno della città; pensiamo che la capacità di integrare la diversità culturale possa svilupparsi attraverso una visione più serena e pacata delle nostre identità. Siamo orgogliosi delle nostre identità, ma le concepiamo senza complessi, come un elemento di apertura verso gli altri.
84. Siamo persuasi che l’impulso che vogliamo imprimere alle nostre città per stimolarle a realizzare maggiore democrazia, maggiore sostenibilità, maggiore solidarietà all’interno dei loro territori e tra i territori, maggiore governance e migliori risultati sia una delle poste in gioco più importanti per lo sviluppo adeguato delle nostre società.
85. È questo il messaggio ottimistico di ambizione e di esigenza che vogliamo trasmettere ai nostri concittadini e a tutti gli attori dello sviluppo urbano. Proponiamo la presente Carta come un invito a costruire, nell’ambito di valori condivisi e di scambi di esperienze, un nuovo progetto urbano per le città europee, che consenta a ciascuna di loro di essere pienamente se stessa e permetta a tutte di sostenere insieme il progetto europeo sulla città, miscuglio indissociabile di valori umanistici, di libertà individuali, di prosperità economica, di solidarietà sociale, di rispetto della nostra Terra e di cultura viva.
1 Discussa e approvata dalla Camera dei poteri locali il 28 maggio 2008 e adottata dal Congresso il 29 maggio 2008, 3° seduta (vedi doc. CPL(15)4RES, progetto di risoluzione presentata da C.A. Pinto (Portogallo, L, PPE/DC), relatore, e W. Borsus (Belgio, L, GILD) e M. Constantin (Francia, L, SOC), co-relatori).
2 Convenzione europea sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale (1992) Carta europea riveduta della partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale (2003) Carta urbana europea riveduta (Relatore Carlos Alberto PINTO, adottata dal Congresso nel 2004, riveduta nel 2005) Raccomandazione 188 (2006) sulla buona governance nelle aree metropolitane europee
3 Raccomandazione (2001)19 sulla partecipazione dei cittadini alla vita pubblica a livello locale Dichiarazione di Valencia su "La buona governance locale e regionale– la sfida europea" (Conferenza dei Ministri europei responsabili delle collettività locali e regionali, 2007)
4 Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili (2007) Agenda territoriale dell’Unione europea (2007)
5 Risoluzione S-25/2 – Dichiarazione sulle città e altri insediamenti umani in questo nuovo millennio (2001), Nazioni Unite Risoluzione 21/3 sulle linee guida per il decentramento e il rafforzamento dei poteri locali (2007), UN-Habitat
6 Carta delle città europee per uno sviluppo sostenibile, detta Carta di Aalborg (1994) e Impegni di Aalborg (2004)