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Carri armati in Laguna
12 Luglio 2006
MoSE
Il blocco d’interessi favorevole al MoSE è fortissimo: tra i suoi sponsor Di Pietro e Prodi, mentre il Sindaco di Venezia bacchetta Zapatero e agita la spada di legno contro i bulldozer. Vari testi da la Nuova Venezia del 12 luglio 2006

Mose, ruspe e draghe scavano al Lido

di Alberto Vitucci

Altro che verifica dei cantieri e analisi delle proposte alternative. A otto giorni dal Comitatone, convocato per il 20 luglio a Roma, Magistrato alle Acque e Consorzio Venezia Nuova accelerano. E hanno avviato una massiccia campagna di scavo dei fondali alla bocca di porto di Lido. Ieri tra Punta Sabbioni e San Nicolò erano in azione sette grandi navi con gru e benna e quattro pontoni a infiggere palancole. Una denuncia lanciata dall’Assembnlea permanente No Mose, che ha istituito una «commissione popolare di controllo» sui lavori e scritto a ministri e parlamentari.

Una sorta di grande offensiva che non ha precedenti, secondo i comitati. Con l’obiettivo di arrivare al più presto al «punto di non ritorno» per impedire il dibattito chiesto dal Comune. I nuovi grandi lavori sono cominciati intorno alla nuova isola artificiale del bacàn, in corrispondenza dell’area dove dovrebbero essere posizionati i cassoni in calcestruzzo e i portelloni del Mose. Sette le navi registrate dagli «osservatori». Tra il Lido e il bacàn un pontone che infigge palancole di ferro sul fondo, le navi «Guglielmo G» e «Destriero» che scavano il fondale. Tra il bacàn e Punta Sabbioni le navi «Cav. Sergio M.», «Nicola 2», «Conte Savoia», «Palmiro» e «Astra». Dietro l’isola artificiale altri pontoni con pompe aspiranti che scavano il nuovo canale (profondità 5 metri) gettando i fanghi dentro l’isola che aumenta a vista d’occhio. «Chiediamo di intervenire con urgenza per bloccare questo blitz», dice il portavoce Luciano Mazzolin, «che creerà danni irreversibili all’ambiente lagunare». L’Assemblea chiede anche «a tutti gli organi preposti di verificare se i lavori siano in regola con i permessi e le autorizzazioni e dove vanno scaricati i fanghi prelevati». E intanto ieri sulla vicenda hanno presentato un’interrogazione urgente al governo i deputati Paolo Cacciari (Rc), Luana Zanella (Verdi) e Fulvia Bandoli (Ds).

Aumenta la tensione, e aumentano le proteste dei tanti veneziani che in questi giorni d’estate hanno scoperto in barca e dalle dighe un paesaggio sconvolto dalle ruspe e dalle draghe. Ma intanto il tempo passa, e i lavori vanno avanti, utilizzando i finanziamenti già disponibili. Ieri da Roma è arrivata la conferma ufficiale. Il Comitatone si terrà a Palazzo Chigi giovedì 20 luglio. E avrà all’ordine del giorno i punti richiesti con forza in queste ultime settimane dal sindaco Cacciari. Cioè la verifrica dei cantieri del Mose e la costituzione di una commissione mista per la concertazione degli interventi con gli enti locali. I ministri dovranno anche esprimersi sulla richiesta votata al Consiglio comunale, cioè la verifica dei cantieri e l’esame delle alternative. Ma nel frattempo i lavori della seconda fase («quelli incompatibili con soluzioni alternative) dovrebbero secondo il sindaco Cacciari essere sospesi. Invece vanno avanti più veloci di prima. «Se nessuno ordina al Magistrato alle Acque di fermarsi», dice con realismo il suo Capo di Gabinetto Maurizio Calligaro, «è chiaro che i cantieri vanno avanti».

La prova della verità sarà dunque il 20 luglio, con il primo Comitatone del governo di centrosinistra. Ma fino ad allora, se non interverrà un ordine dall’alto, ruspe e draghe continueranno a scavare.

Bonzio (Rc): «Decisione scandalosa»

E’ polemica sulla discarica alle Trezze per scavare il canale dei Petroli

«Una cosa scandalosa. In questo modo ci si fa beffe della sovranità del Consiglio comunale, per costruire una grande discarica in mezzo alla laguna». Spara a zero contro la giunta il consigliere comunale di Rifondazione Sebastiano Bonzio, dopo l’approvazione in Conferenza dei servizi della deroga alla Variante urbanistica per la nuova isola dei fanghi vicino alle Trezze.

Nel mirino, la procedura adottata che ha visto votare l’assessore alla Pianificazione Laura Fincato prima che il Consiglio comunale, a norma di Statuto, si pronunciasse nel merito. «Non ho mai visto una cosa del genere», dice Bonzio. La Variante procede, e il 20 luglio la Conferenza dei Servizi dovrà dare il via libera definitivo al progetto, che prevede la creazione di una nuova isola di 55 ettari per accogliere almeno 3 milioni di metri cubi di fanghi provenienti dai canali Industriali e dal Canale dei Petroli. Sono state ignorate le proteste degli ambientalisti e delle associazioni per la difesa del territorio come Italia Nostra, che denunciavano una violazione della Legge Speciale che vieta espressamente gli interramenti in laguna. Ma stavolta la decisione è stata proposta dal commissario straordinario Roberto Casarin, dirigente dell’assessorato Ambiente della Regione, ma anche presidente della Salvaguardia su delega del presidente Galan. E, appunto, commissario per i fanghi, nominato dal governo Berlusconi. Sua la proposta di affidare a un trio di imprese (la Mantovani, capofila del Consorzio Venezia Nuova), la Veneto Acque società della Regione erede di Delta Po e Alles srl (Vesta) la costruzione di una nuova isola a fianco delle Trezze, in laguna centrale. Dovrebbe raccogliere i fanghi scavati dai canali del porto per recuperare una profondità di 12 metri. secondo gli ambientalisti si tratta di uno scempio, che provocherà gravi problemi di tipo ambientale e idraulico, aumentando la quantità d’acqua che entra in laguna.

Ma la deroga è stata approvata anche dal Comune, senza voto del Consiglio. «Succede sempre così, il Consiglio comunale non vota mai prima della Conferenza dei servizi», precisa il Capo di Gabinetto del sindaco Maurizio Calligaro, «se quella decisione non sarà ratificata, il parere espresso dall’assessore sarà tecnicamente nullo». Una giustificazione che non convince Bonzio, e nemmeno i Verdi veneziani, che si erano espressi qualche giorno fa contro la nuova isola.

«Ma si tratta del male minore», dice Calligaro, «c’era l’accordo per depositare quei fanghi vicino alle Trezze. Il modo più sicuro e più economico per dare il via allo scavo dei canali portuali». Una valutazione che gli ambientalisti e Rifondazione non condividono. (a.v.)

Il Mose è troppo caro per Venezia

Caro sindaco, mobiliti i cittadini

Lettera di Maurizio Adamo Venezia

Chi ha carezzato l’idea di votare per l’Italia dei Valori, con le dichiarazioni del ministro Di Pietro, il Mose a Venezia «si fa...»: due monosillabi e addio carezze, persa tutta la credibilità. Non è più l’Italia dei Valori, ma dei valori aggiunti. Eppure «Tonino» viene da famiglia contadina, da sempre gli è stato insegnato che non si compra, se non ci sono i soldi, il Mose è troppo caro per l’Italia, non se lo può permettere, e non si possono permettere le tartassate famiglie italiane di essere ulteriormente tassate per un’opera da troppi veneziani definita inutile, che può benissimo aspettare. Non può permettersela Venezia, che sta cadendo in pezzi, e non ha soldi per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Figurarsi per pagare i danni e la manutenzione di un’opera sui cui effetti nessuno sa nulla, neanche i progettisti, gli esecutori e neppure i contestatori.

Gli effetti ci saranno e parecchi, alterando un equilibrio delicatissimo (ricordo il Petrolchimico, le alghe, i chironomidi, l’acqua alta provocata principalmente dallo scavo delle bocche di porto, in particolare del canale dei petroli, come dimostrano palesemente e senza appello i grafici storici).

L’illustre Zacchello, presidente delle attività portuali, dice al contadino che tutto va bene. Vorrei sentire il parere dei cittadini di Urbino, di Perugia, di Firenze, se un immane Tir, o pullman da 100 mila tonnellate attraversasse i loro centri urbani, sette otto volte al giorno, sicuramente più solidi delle fondamenta veneziane, comunque altrettanto fragili. A Venezia bastano i taxi, macchine troppo grosse, non concepite per Venezia, a creare danni irreversibili, lo spostamento di massa d’acqua di questi mostri del mare, questo lo comprende anche un bambino. Zacchello no.

Sarebbe bene che il presidente del porto si preoccupasse delle numerosissime navi, sempre di più, in attesa di entrare in porto, a causa delle lungaggini di transito (grazie anche ai lavori del Mose) volgono la prua verso Trieste, o altri porti. Senza contare che pochi giorni fa tutte queste navi in attesa, a poca distanza una dall’altra, con carichi chimici, al largo del Lido, hanno porto le prue a un vento fortissimo che spirava da terra, la tromba d’aria che ha investito il Trevigiano.

Se si fosse abbattuta su quel gruppo di navi, quali sarebbero le responsabilità di Zacchello? E se avvenisse a San Nicoletto, nel canale di bocca di porto, ristretto a 150 metri dalle draghe numerosissime, e da pericolosissimi cavi sommersi segnalati da qualche boa gialla, 150 metri in cui transitano diportisti, motonavi, decine di imbarcazioni di trasporto turistico commerciale e giganti del mare.

Anche le migliaia di tonnellate di cemento che saranno scaricate alle bocche di porto non rappresentano un problema, in acque già rese torbide dal movimento delle draghe.

No, Zacchello, il limite dei grandi rischi è abbondantemente superato e ci vogliono dei responsabili che in caso di «annunciato» disastro ambientale ne rispondano penalmente, e di fronte alla città e alla nazione e all’Europa tutta. Non finirà come il Vajont.

Il Magistrato alle Acque punisce gli allevatori di vongole, mentre si autorizza la nuova isola dei fanghi. La città è sola, abbandonata a se stessa, i cittadini insultati, minacciati, vilipesi. Il sindaco è l’unica figura che si sta battendo, senza ma e senza se, contro questo scempio pericoloso che non darà nulla in cambio ai cittadini, se non miseria e distruzione dei luoghi più belli e millenni d’amore tra il mare e Venezia.

Chiami la cittadinanza alla mobilitazione pacifica, signor sindaco, che la gente ne ha piene le scatole di essere trattata in questo modo, e non è stupida, ha capito benissimo che ci stanno prendendo per i fondelli, in un’ubriacatura di potere, e di onnipotenza, da altri tempi. La credibilità della politica sarà compromessa, insieme al malessere sociale, questa palese superba strafottenza, dei sentimenti, delle opinioni, degli interessi dei cittadini, non tarderà a produrre un effetto. Lo capisca il premier, lo capisca il ministro Di Pietro, lo capisca la coalizione. I cittadini ormai hanno capito.

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