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Vezio De Lucia
Caro Veltroni, quest'opera a Roma non serve
5 Settembre 2008
Roma
Il vizio di dire cose non vere (una volta si chiamavano “bugie”) pervade tutti i settori dello schieramento parlamentare, sembra. Il Pincio offre un’occasione all’ex sindaco. Il manifesto, 5 settembre 2008

Sul Corriere della Sera di ieri, Walter Veltroni, difendendo, ovviamente, il parcheggio del Pincio, sostiene che Roma ha bisogno «di un coraggioso programma per i parcheggi». Benissimo. Saremmo tutti molto grati all'ex sindaco se ci dicesse qual è il coraggioso programma che prevede il parcheggio del Pincio. Se esiste, la discussione finora asfitticamente limitata a una sola opera, potrebbe estendersi vantaggiosamente a tutte le soluzioni previste per l'accessibilità al centro storico, e sarebbe questa la scala giusta per valutare compiutamente la necessità dello scempio del Pincio, e per verificare eventuali altre soluzioni.

Qui ricordo solo che Walter Tocci, quando era vicesindaco e assessore alla mobilità, escluse proprio le aree del centro storico dal piano urbano dei parcheggi. Se è stato fatto un nuovo programma, cambiando la meritoria decisione di Tocci, allora discutiamone. Non dimenticando le disponibilità residue del vecchio parcheggio sotto al galoppatoio di villa Borghese e quelle del nuovo parcheggio in costruzione all'angolo fra ponte Margherita e via Arnaldo da Brescia, a poche decine di metri da piazza del Popolo. Veltroni afferma poi che il 90 per cento dei posti macchina previsti sono destinati ai residenti.

Ma egli certamente sa quant'è difficile garantire il rispetto di questi obiettivi. E com'è facile che nella categoria dei residenti, oltre alle famiglie, siano compresi anche quanti nell'area del Tridente esercitano professione o attività economica, siano proprietari degli immobili o vantino altri titoli che legittimano la titolarità a un posto macchina al Pincio. Servirebbero una severità e una determinazione nella tutela del centro e nel contrastare le destinazioni a parcheggio che a Roma non hanno mai avuto cittadinanza. Cito, per esempio, la repellente sistemazione intorno al Palazzo di giustizia di piazza Cavour, dove i marciapiedi e una porzione di strada sono stati sottratti ai pedoni e difesi da catenelle e squallide recinzioni per essere trasformati in parcheggi riservati ai funzionari degli uffici giudiziari.

Allo stesso uso è stato destinato lo spazio verso il lungotevere davanti all'ex Casa del mutilato. Non si capisce perché alcuni lavoratori - i magistrati, i dipendenti di Camera e Senato e altre categorie del pubblico impiego - debbano beneficiare di così vistosi favoritismi a spese degli altri cittadini e del decoro urbano. Eliminando ingiustificati privilegi si potrebbero recuperare centinaia di posti macchina da destinare agli abitanti e al miglior uso dello spazio pubblico. Ancora un'osservazione all'articolo di Veltroni, là dove sostiene che è stata ed è «sacra» l'area del Pincio, così come tutta villa Borghese. E ricorda che negli ultimi anni tutti gli edifici sono stati ristrutturati e riportati alla loro antica meraviglia. Non è esattamente così. Nell'ultimo libro di Paolo Berdini, La città in vendita , c'è la fotografia della Casina Valadier al Pincio, dove si vede che sono state sopraelevate arbitrariamente le terrazze di copertura. Si legge inoltre che un ettaro della villa è stato privatizzato e destinato all'uso esclusivo dei clienti della Casina.

Poi, ci informa sempre Berdini, in villa Borghese è stato addirittura costruito un teatro, con relativo parcheggio: un'iniziativa degli eredi per onorare la memoria del probabilmente benemerito costruttore Silvano Toti. Non sono precedenti confortanti.

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