A proposito di un rimprovero inaspettato alla ministra per 'integrazione: «o si sta con Cecile Kienge e Giorgio Napolitano o si sta magari in nome di una prudenza governativa, con Mario Borghezio.
www.huffingtonpost.it, 7 maggio 2013
È davvero difficile che provi indignazione alla lettura dei giornali. Evidentemente, come gran parte dei giornalisti, ho raggiunto anch'io una certa dose di cinismo. Ma stamattina l'indignazione è inaspettatamente risorta di fronte all'editoriale di Gian Antonio Stella sul Corriere della sera. L'editorialista rimprovera alla ministra per l'integrazione Cecile Kienge una "euforica loquacità" che l'ha portata, senza il rispetto di alcuna cautela, a dichiarare il passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli, cioè ad una legge che sancisca il diritto di cittadinanza per tutti i nati in Italia.
Non l'ha fatto nel modo giusto, dice Stella, ma in modo spiccio, creando una situazione di inquietudine se non di ostilità. Invece bisogna andarci cauti, esaminare, discutere, vagliare, studiare... E qui l'editorialista snocciola dati, enumera posizioni, racconta come si sono comportati altri paesi. Certo, Stella non approva le "reazioni isteriche di razzisti del web o della politica come Mario Borghezio", ma il suo editoriale è dedicato alle "inutili forzature" di Cecile Kienge ponendosi di fatto su una illusoria linea di mezzo fra le posizioni razziste e quelle della "euforica" ministra.
Allora dove nasce l'indignazione? Dal fatto che non c'è alcuna linea di mezzo fra il razzismo e l'affermazione di un diritto. Che non c'è alcuna posizione di appoggio al governo (e il Corriere della sera e i suoi editorialisti degli equilibri di questo governo sono soprattutto preoccupati) che giustifichi questa equidistanza, perché - lo sappiamo - una volta affermato un principio poi le modalità applicative, si trovano. Che non si può citare Napolitano, che afferma le stesse cose della ministra, per usarlo in contrapposizione. La domanda è semplice: ha diritto un bambino che nasce da genitori stranieri in Italia e poi ci studia, e magari ci lavora ad avere gli stessi diritti di un suo coetaneo che è nato da genitori italiani?
Se la risposta è sì, questa è la battaglia da fare. Anche in fretta, bruciando i tempi della burocrazia. (Ma Stella non ha fatto molte battaglie contro la lentezza nell'approvazione delle leggi?). Magari con convinzione, con entusiasmo, con decisione e passione. Questi non sono peccati.Il peccato è la prudenza, l'ambiguità, l'equilibrismo. Tertium non datur, caro Stella, o si sta con Cecile Kienge e Giorgio Napolitano o si sta magari in nome di una prudenza governativa, con Mario Borghezio.