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Caro architetto, sono il Ministro
11 Aprile 2011
1983, Monteruscello

Caro architetto, sono il Ministro

Napoli, novembre 1983. Come altre volte, ma con più rapidità di altre volte, dopo che il bradisismo ha sollevato e poi abbassato il lembo di terra su cui è costruita Pozzuoli, l'amministrazione comunale e qualcuno dei ministeri più direttamente coinvolti varano un provvedimento straordinario, dettato, si dice, dall'urgenza degli eventi. Si decide, nel volgere di poche settimane, la costruzione di 25 mila vani in una località a qualche chilometro dal centro cittadino che si chiama Monteruscello. Le obiezioni che vengono avanzate fin da quando l'iniziativa prende corpo sono molte, e fra queste figurano quelle di Italia nostra, che stila un documento durissimo, fa stampare un opuscolo intitolato Bradisismo e speculazione e lancia un appello sottoscritto da numerosi intellettuali.

In data 7 novembre 1983 il ministro per la Protezione civile Vincenzo Scotti invia a sei professionisti napoletani e ad un avvocato dello Stato di Roma una lettera di incarico per il collaudo in corso d'opera di uno dei lotti del nuovo insediamento, il n. 18, che comprende dai 150 ai 200 alloggi. Il compenso previsto, integralmente a carico del concessionario che eseguirà i lavori, è dell'1 per cento sul totale dell'importo, da dividersi fra i vari membri della commissione (il 15 per cento al presidente, il 13,3 per cento agli altri, il 5,2 per cento a un collaboratore del presidente).

Uno dei destinatari dell'incarico è Antonio Iannello. L'architetto napoletano ha cinquantatré anni. Dal 1976 è presidente regionale di Italia nostra. "Illustre Signor Ministro", risponde il 24 novembre Iannello, "nel ringraziarLa dell'incarico professionale (...), devo rappresentarLe l'impossibilità nella quale mi trovo ad accettare l'incarico affidatomi che sono quindi costretto a declinare". Seguono i motivi del rifiuto, che si possono sintetizzare in alcuni punti: aggiungere altri 25 mila vani ai 15 mila già previsti per quella zona è un grave errore urbanistico; l'amministrazione prevede un'espansione che invaderà 1.800.000 metri quadri, di fatto tutta l'area agricola non edificata del comune, inglobando un raccordo stradale e una ferrovia; la scelta manca di una pur sommaria analisi di quali conseguenze il nuovo insediamento può provocare sull'assetto urbanistico della città: la decisione è stata presa, si legge infatti nella relazione dell'ufficio tecnico del Comune, "salvo il giudizio tecnico-scientifico sulla idoneità dell'area a detti insediamenti abitativi" (che è come dire: la decisione l'abbiamo adottata, ma le ragioni che l'hanno indotta ancora non le conosciamo); si è strumentalmente sopravvalutato il rischio bradisismico ; non si conosce con esattezza il numero delle famiglie che eventualmente non potranno tornare nelle loro abitazioni, perché ancora sono in corso le perizie che devono stabilire se un palazzo è pericolante o meno; i 15 mila vani previsti, 10 mila dei quali non ancora costruiti, fanno parte di un piano regolatore approvato appena sette anni prima con l'intento di " decongestio nare" il centro storico: forse possono essere sufficienti, visto che la popolazione non è aumentata; non si capisce perché, oltre alle nuove case, siano previsti "insediamenti industriali, commerciali e turistici"; niente si è accertato sul rischio vulcanico e sismico della zona in cui dovrebbe sorgere la Pozzuoli bis e quali danni al patrimonio archeologico e paesaggistico di quell'area la colata di cemento potrà arrecare. In un altro documento Italia nostra denuncia che per Monteruscello si spendono circa 400 miliardi. Per ristrutturare il centro storico solo 40.

Nella sua lettera Iannello condensa la posizione che Italia nostra aveva già assunto pubblicamente. Ma la chiusa ha un profilo personale: " Gli inderogabili doveri che un professionista ha verso la collettività ", scrive l'architetto al ministro, "mi inducono però ad offrirLe la mia consulenza assolutamente disinteressata e a titolo gratuito per collaborare con Lei al fine di scongiurare un errore storico contro l'incomparabile patrimonio culturale dei Campi Flegrei".

Negli anni del dopoterremoto, in cui vigono la religione dell'emergenza e il culto delle procedure straordinarie, il collaudo è una delle cerimonie più frequentemente officiate per catturare schiere di professionisti, di tecnici e di magistrati all'idolatria del cemento. Iannello, con i suoi scrupoli di buon architetto e gli obblighi che gli derivano dalla carica in un'associazione che tutela interessi pubblici, sembra uno di quei piccoli pesci di fiume che scalano l'alveo dal basso verso l'alto, spintonati da una corrente che ogni cosa spinge a valle.

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