La lavatrice che si programma al mattino e parte appena trova disponibile elettricità verde al miglior prezzo. Il palazzo-robot che ascolta i bisogni dei suoi inquilini e offre l´energia just in time eliminando gli sprechi. La macchina con la spina, che scivola via senza rumore e senza emissioni. La discarica che mangia il metano, abbattendo i gas serra. Il mini pannello solare che basta a tenere acceso un frigorifero e una lampadina nei villaggi più sperduti. Non è la lista dei desideri degli ecologisti, è l´offerta del mercato. E se alla conferenza sul clima di Cancun la politica arranca, l´economia galoppa.
È stata la pressione delle eco industrie a cambiare le previsioni lasciando, ancora una volta, il timone in mano a Pechino: Cina, India, Giappone e Corea del Sud nel 2020 rappresenteranno il 40 per cento degli investimenti in energia pulita, davanti ad America e Europa. In ballo ci sono, secondo le previsioni del "Pew Charitable Trusts", 2.300 miliardi di dollari in dieci anni: tanto vale il mercato dell´energia pulita, un mercato che è stato già ipotecato da chi ha scommesso al momento giusto, quando gli altri esitavano. L´Italia tra il 2010 e il 2020 avrà a disposizione un business potenziale da 90 miliardi di dollari, ma per afferrare questa possibilità dovrà accelerare il passo.
«Le grandi industrie si sono presentate a Cancun con determinazione e visione di lungo periodo», racconta Monica Frassoni, presidente dei Verdi europei. «Qua e là ci potrà essere del greenwashing (aziende che si spacciano falsamente per eco-compatibili, ndr), ma nel complesso hanno scelto la strada dell´efficienza per un´ottima ragione: risparmiano. Ad esempio la 1E, una piccola impresa inglese di informatica, ha messo a punto un software che consente di programmare gli impianti elettronici delle grandi aziende: è riuscita a tagliare di 5 milioni di euro le bollette della Dell semplicemente ottimizzando la gestione dei computer. E la Whirpool si è presentata a Cancun con elettrodomestici che partono automaticamente nelle ore in cui il costo dell´elettricità è più basso».
Una parte dei 20 milioni di posti di lavoro green previsti dal Global Climate Network entro il 2020 nelle 9 maggiori economie del mondo verrà dai rifiuti e dalle biomasse. E anche l´Italia ha carte da giocare nel campo dell´innovazione e dei progetti. Per diminuire i danni da metano, un gas responsabile di quasi un quinto del riscaldamento globale, è stato brevettato il GeCO2, la macchina mangia metano prodotta da un testimonial di Greenpeace, Francesco Galanzino, il maratoneta che ha vinto la gara dei 4 deserti in un anno: elimina completamente le emissioni di questo gas che vengono dalle discariche.
E per recuperare i 7,5 milioni di tonnellate annue di biomassa disponibile si potrebbe, secondo i calcoli di Riccardo Valentini, docente di scienze forestali all´università della Tuscia, realizzare una rete di impianti capace di creare 40 mila posti di lavoro. Sono piccole centrali che utilizzano residui di lavorazione agricola, potature e scarti del ciclo agro-industriale prodotti nel raggio di poche decine di chilometri.