Ponte di Calatrava, si cambia. Più precisamente, saranno sostituiti ventiquattro gradini: via le pedate in vetro troppo scivolose, in arrivo le pedate di pietra più sicure. L’ha proposto l’architetto catalano il quale, evidentemente stufo di ricevere mail, lettere e fax circa le continue cadute sulla sua lucente creatura, ha optato per la soluzione più drastica.
«Un lavoro per niente complicato e costoso - spiegano i suoi tecnici - smontaggio e montaggio sono possibili in una sola notte, due al massimo se si vuole tenere il ponte sempre aperto. La decisione spetta unicamente alla direzione dei lavori, che supponiamo vorrà intervenire quanto prima».
Detta così sembra facile, ma a Ca’ Farsetti hanno fatto un balzo dalla sedia. Nessuno aveva mai sentito parlare di cambio di gradini, di altre spese, di ulteriori lavori, di viabilità interrotta ma solo di segnaletica. Strisce gialle per terra e cartelli informativi ai piedi del ponte.
«Ho appreso delle proposte dello studio Calatrava mentre i nostri uffici sono già al lavoro su una diversa ipotesi - dichiara l’assessore ai Lavori pubblici Mara Rumiz - Un’ipotesi legata alla segnaletica, per aumentare il livello di attenzione degli utenti e migliorare la percezione dei gradini nei cambi di passo conseguenti al cambio di larghezza della pedata attraverso puntuali elementi correttivi che non risultino invasivi. Ipotesi che ritengo meno complessa della sostituzione di parti del ponte, meno costosa e oltretutto modulabile, suscettibile cioè di eventuali e ulteriori aggiustamenti».
E intanto c’è chi, come il capogruppo di An in Municipalità, Pietro Bortoluzzi, punta il dito e spara: «Calatrava ammette di aver sbagliato a disegnare gli scalini del ponte».
A questo punto, però, le parti dovranno incontrarsi e decidere il da fare, e anche in tempi rapidi, visto che sul ponte - forse anche un po’ per l’effetto domino - si continua a cadere come peri.
«Il problema della caduta di persone resta - continua la Rumiz - meno di dieci, in venti giorni, sono ricorse alle cure del Pronto soccorso, come ha puntualizzato il primario che comunque ha ricordato che ogni settimana i casi di questo tipo sono “diversi”, visto che a Venezia le cadute sui ponti sono naturali».
E così, per non essere più subissato di mail su questo che si è fatto male di qua e quell’altro che si è fatto male di là, Calatrava propone una soluzione radicale.
«Com’è noto alcuni gradini hanno larghezza doppia rispetto a quelli che precedono e a quelli che seguono - scrive lo studio dell’architetto in un comunicato - I doppi gradini marcano appunto il cambio di larghezza delle pedate e, in questi punti, il pavimento del ponte è diviso in tre corsie: ai lati vetro antiscivolo e al centro pietra. Secondo il direttore dei lavori Salvatore Vento i più distratti o le persone con problemi alla vista possono non percepire immediatamente il cambio di ritmo della pedata e dunque rischiano di cadere. Si tratta evidentemente di una questione che appartiene al settore percettivo e che ha pertanto carattere del tutto soggettivo».
Visto che sul ponte bisogna mettere mano, si provvederà anche ad agevolare gli ipovedenti. Due le proposte dell’architetto da presentare per la scelta alle associazioni di non vedenti: alzare di tre centimetri il pavimento davanti ai parapetti per una superficie di sessanta centimetri quadrati e installare sul pavimento dei mercatori d’acciaio o di gomma del tipo utilizzato per i non vedenti, in modo che possano intercettarli con il piede o con il bastoncino».
Intanto, però, il ponte della Costituzione fa il pienone, segno che - oltre a essere bello - è anche utile e, dopo tante polemiche, non guasta.